Rap-Comune ai ferri corti: Li Causi lascia, cda in bilico - Live Sicilia

Rap-Comune ai ferri corti: Li Causi lascia, cda in bilico

Il direttore rassegna le dimissioni e Orlando convoca i sindacati

PALERMO – La Rap piomba nella bufera. Dopo giorni ad alta tensione, il direttore generale Roberto Li Causi ha presentato le dimissioni al consiglio di amministrazione che è convocato per domani e dal quale potrebbe uscire anche un altro colpo di scena, ossia l’addio del presidente Giuseppe Norata. Un’eventualità, quest’ultima, contenuta in una lettera inviata al sindaco Leoluca Orlando che, in tutta risposta, ha convocato per questo pomeriggio i sindacati ma non la società, silurando di fatto Norata e il resto del cda.

Ma andiamo con ordine. Da settimane tra il Comune di Palermo e la Rap si respira un’aria pesantissima che ha indotto i sindacati a proclamare lo stato d’agitazione: sul tavolo ci sono la mancata ricapitalizzazione, la riduzione in bilancio di alcuni servizi, 50 milioni di fatture non pagate, i 7,5 milioni della Regione di cui non c’è ancora traccia, il Pef Tari non approvato e che Palazzo delle Aquile vorrebbe anzi limare, ma soprattutto la questione degli extra-costi che per il solo 2020 valgono 21 milioni di euro. La Rap ha emesso una fattura che il Comune non ha accettato visto che non ha i soldi in cassa, proponendo semmai di spalmarla su tre anni: offerta che la Rap ha rifiutato, presentando nuovamente la stessa fattura.

La tensione tra Norata e Li Causi da un lato e la burocrazia comunale dall’altro ha così raggiunto i livelli di guardia, esplodendo letteralmente quando il Direttore generale di piazza Pretoria con una nota ha chiesto un incontro per discutere di un’ulteriore sforbiciata ai servizi. Sale sulle ferite per la Rap che, negli ultimi mesi, ha già dovuto rinunciare alla manutenzione strade, al monitoraggio di strade e smog, presto dovrà lasciare la pulizia degli uffici giudiziari e ha subito anche il taglio nel previsionale 2020 delle derattizzazioni e sanificazioni.

Da qui la scelta di Li Causi di minacciare le dimissioni (che per essere effettive dovranno prima essere accettate dal cda), mossa che ha comunque sortito qualche effetto: il Comune avrebbe infatti pagato parte del corrispettivo mensile e ha convocato per domani un tavolo tecnico proprio sul Pef. Il piano economico e finanziario della Tari, che altro non è che un consuntivo delle spese già sostenute, è infatti schizzato a quasi 163 milioni, il che significa un aumento del 27%. Il sindaco in occasione dell’ultimo bilancio ha promesso di evitare l’aumento della tassa sui rifiuti, ma intanto il tempo passa e i nodi vengono al pettine: il Comune avrebbe chiesto alla Rap di rivedere il Pef per almeno 10 milioni, richiesta che è stata rispedita al mittente.

I sindacati hanno intanto proclamato lo stato d’agitazione e il sindaco li ha convocati, ma senza fare altrettanto con i vertici della Rap: una mossa che sa di siluramento in piena regola, specie dopo che Norata aveva a sua volta minacciato le dimissioni. “Ad oggi non vedo le condizioni per poter garantire la continuità aziendale – dice a Livesicilia Roberto Li Causi – Ecco perché ho presentato le mie dimissioni al consiglio di amministrazione, che però hanno avuto un primo risultato: finalmente è stato convocato il tavolo di confronto con l’amministrazione che chiedevamo da tre settimane. Il Pef rappresenta un documento indispensabile per assicurare i servizi, ma non è stato approvato e il socio unico ha addirittura manifestato l’intenzione di effettuare ulteriori tagli rispetto a quelli previsti e già non sostenibili. La Rap, che attende da oltre due anni la ricapitalizzazione, si è vista togliere in questi ultimi mesi numerosi compiti tra cui il monitoraggio ambientale, la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, il monitoraggio strade e con una nota del Direttore generale del Comune ci è stata annunciato il taglio di altri servizi, che si sommano a quelli già contenuti nel bilancio previsionale 2020 per circa 3 milioni”.

La situazione adesso è in bilico: domani il cda potrebbe scegliere la strada delle dimissioni, il che lascerebbe al sindaco una patata bollente fra le mani. Con 12 mila euro lordi all’anno, è complicato trovare qualcuno disposto a sedersi sulla poltrona più importante della Rap proprio nel momento in cui i conti sembrano non tornare. Anche perché Norata è stato indicato da Italia Viva, il che farebbe presagire uno scontro politico a un livello più alto.

Norata: “Da Orlando forzatura”

“Domani è in programma un cda per l’approvazione di importanti atti gestionali, ma se non arriveranno segnali chiari dal sindaco Orlando e dai dirigenti comunali rassegnerò le mie dimissioni”, dice Norata che sulla mancata convocazione aggiunge: “La considero una forzatura e una grave mancanza di rispetto, un atto che sinceramente non mi aspettavo dopo che ho dato tutto per quest’azienda e per questa città, accollandomi responsabilità importanti”.

Le reazioni

“La situazione della Rap è oggi più critica che mai – dice il capogruppo di FdI Francesco Scarpinato – i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione, l’azienda vanta crediti per 50 milioni e la situazione economica dell’azienda è sempre più in bilico, tanto che è stata rifiutata la fattura sugli extra-costi 2020 da 21 milioni a causa del mancato invio al consiglio comunale del Pef Tari 2020. Gli allarmi da me lanciati in questi mesi sono rimasti inascoltati e oggi la città si trova a dover fare i conti con l’ennesimo scontro tra i vertici dell’azienda e il Comune, a pagarne le conseguenze sono i palermitani e i lavoratori a cui non sono ancora stati pagati gli stipendi di gennaio. E’ indispensabile a questo punto che il consiglio comunale intervenga convocando immediatamente il sindaco in Aula: la città non merita di assistere a questo indecoroso scaricabarile”.

“E’ preoccupante e anomalo che il Cda e il Direttore Generale della Rap non siano stati convocati oggi pomeriggio all’incontro fra sindacati e il socio unico della Rap, il Comune di Palermo. In una situazione complessa e difficile per il Comune e la società partecipata di raccolta rifiuti, aggravata dalla emergenza covid e dalla carenza impiantistica regionale,  è fondamentale  per il bene della città  che tutti gli attori siedano al tavolo mettendo da parte eventuali ruggini. Un confronto fra tutte le parti per affrontare le criticità del breve e lungo periodo, al fine di rilanciare con maggior vigore la volontà politica di mantenere pubblico il servizio di gestione rifiuti”. Lo dice il capogruppo M5s Antonino Randazzo.

“Invito il cda della Rap a respingere le dimissioni del direttore generale Roberto Li Causi e chiedo al sindaco Orlando di convocare un tavolo tecnico e politico che superi i problemi che hanno provocato anche lo stato di agitazione dei sindacati: proprio nel momento in cui la Regione ha autorizzato il progetto sulla sesta vasca, dando ossigeno alla raccolta dei rifiuti, e l’iter della settima sembra viaggiare spedito, rischiamo di mandare tutto all’aria per uno scontro fra il Comune e la sua partecipata che è assolutamente incomprensibile agli occhi dei palermitani. Poi bisognerà anche capire come sia stato possibile arrivare a questo punto e di chi sia la responsabilità politica di questo fallimento”. Lo dice il consigliere di Avanti Insieme Toni Sala.

“E’ l’apoteosi dell’incapacità di un’amministrazione attiva ormai allo sbando, è la prova del fallimento del controllo analogo delle partecipate che ha causato danni di decine e decine di milioni di euro ai cittadini palermitani – dice Ugo Forello di Oso – La Rap è sempre stata una bomba ad orologeria e purtroppo questa è la “logica” conseguenza che si consuma ai danni dei cittadini e dei lavoratori dell’azienda. Un tutti contro tutti che cela una semplice verità: il Sindaco e i suoi Assessori hanno dimostrato di non essere in grado di mettere in campo un’azione di pianificazione e programmazione che anticipasse i problemi e le crisi, invece di subirle, se non di esserne la causa. L’assessore Catania, quando era il responsabile del settore ambiente e della Rap, ne è stato il primo responsabile, avendo ignorato la questione degli extra-costi che nel 2019 sono divenuti un debito fuori bilancio”.

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