Covid, quella morte a 29 anni: "Ecco il dono di Samuel" - Live Sicilia

Covid, quella morte a 29 anni: “Ecco il dono di Samuel”

Gli amici, quell'amore eterno e una raccolta fondi per il Policlinico.
DAL DOLORE ALLA SOLIDARIETA'
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CATANIA – Il cuore di Samuel Garozzo non ha mai smesso di battere. Continua a ritmare attraverso l’eredità meravigliosa che ha lasciato nell’anima dei suoi familiari e amici. La sua immensa bontà, la sua generosità, il suo sorriso contagioso, la sua infinita solarità.

Dal dolore la solidarietà

Aveva solo 29 anni quando il Covid, virus subdolo e mostruoso, lo ha strappato all’affetto dei suoi cari. Tutto è accaduto in pochi giorni. Un dolore immenso che però gli amici hanno voluto trasformare “in un dono per la lotta al coronavirus”, dice a LiveSicilia Edoardo Asero, amico del giovane e tra i promotori di una raccolta fondi da destinare al Policlinico di Catania che si è conclusa il giorno del compleanno di Samuel. Quando avrebbe spento 30 candeline.

La somma inviata al Policlinico

“Volevamo, attraverso un atto concreto, dare speranza a chi è stato colpito da questa terribile malattia. Soprattutto vorremmo che dietro questo dono ci sia il nome di Samuel, in modo che possa essere ricordato e mai dimenticato”, aggiunge ancora Edoardo. “Il 24 gennaio abbiamo fatto il bonifico di circa 5 mila euro al Policlinico”, spiega Matteo Di Mauro, il migliore amico di Samuel.

“Questi gesti ci aiutano ad affrontare con più determinazione il lavoro”

“Ringraziamo chi ha contribuito a questo gesto di solidarietà in memoria di Samuel Garozzo – commentano i vertici del Policlinico di Catania – siamo vicini al loro dolore e a quello della famiglia, purtroppo in un luogo di cura giornalmente si combattono battaglie dove capita che ad avere la meglio è la malattia e non ci si abitua mai a queste sconfitte. Questi gesti di vicinanza – affermano – ci permettono di affrontare con più determinazione il lavoro quotidiano permettendoci di aiutare altri pazienti rendendo loro cure sempre più sicure ed efficaci”. 

Il racconto del migliore amico di Samuel

Matteo Di Mauro ha condiviso con Samuel risate, traguardi, ostacoli. Dalle superiori sono diventati inseparabili. Dalla sua voce gli obiettivi di questo piccolo miracolo di solidarietà. Dalla sua voce il racconto di un grande e giovane uomo che – anche se in modo diverso – continua a vivere. A essere esempio. 

Quale è l’obiettivo della raccolta fondi in nome di Samael? 

L’obiettivo è quello di ricordare Samuel. Ed infatti abbiamo scelto di fare la raccolta fondi subito dopo il 23 novembre, che purtroppo è il giorno in cui Samuel se n’è andato. Abbiamo raccolto i soldi fino al 24 gennaio, giorno in cui avrebbe compiuto 30 anni. In quella data abbiamo fatto il bonifico al Policlinico. 

Avete già effettuato il bonifico al Policlinico, ora cosa sperate? 

Speriamo che con questa piccola somma, che ha sfiorato i 5 mila euro, l’ospedale Policlinico possa acquistare macchinari o comunque consentire a migliorare le condizioni dei pazienti malati di Covid. Speriamo che con questa somma si riesca a salvare qualche vita. 

Samael che giovane uomo era? 

Io ho conosciuto Samuel alle scuole superiori. Abbiamo quindi vissuto insieme il traguardo del diploma e anche della laurea. Samuel era un ragazzo molto semplice. Io lo ricordo come una persona che si accontentava di poco, era felice con poco: una passeggiata e una chiacchierata con gli amici gli bastavano. Non era una persona di grandi pretese. Era un ragazzo d’oro che si dava per gli altri. Lui per me c’è sempre stato. Ricordo con gioia ogni momento trascorso con lui. Non abbiamo mai litigato, cosa che può capitare tra amici. Ma con lui era impossibile. Facevi un colpo di telefono e lui c’era sempre. Quello che è successo ha distrutto la famiglia, la fidanzata e me come amico. 

Lei che ha perso un amico così giovane per colpa di questo mostruoso virus, cosa si sente di dire ai giovani che sembrano sottovalutare il Covid e in qualche modo mancano di rispetto al dolore di chi ha perso qualcuno in questa pandemia?

Io mi sento di estendere l’invito alla responsabilità non solo ai giovani ma a tutti. Non sono solo i ragazzi a sottovalutare il Covid, anzi osservando possiamo vedere comportamenti irresponsabili da parte di molti adulti. Che da quello che gli esperti dicono dovrebbero essere le persone più a rischio, anche se secondo me la storia di Samuel un po’ ci fa capire che non è proprio così. Mi sono reso conto in questo periodo in cui ho raccontato la tragedia che ha colpito Samuel che molti ascoltano la storia e si dispiacciono. Ma ho la sensazione che quasi non ci credano, quasi come un modo per allontanare questa brutta storia. E secondo me una delle cose che fa sottovalutare questo virus è la convinzione che non potrà mai colpire me. La verità è che il Covid esiste. Io invito tutti a rispettare le regole soprattutto per rispettare gli altri: perché indossare la mascherina e rispettare il distanziamento sono cose che servono per primo agli altri che a sé stessi. E se si fa da entrambe le parti ci si protegge a vicenda. Lei deve pensare che io e il mio gruppo di amici, di cui faceva parte anche Samuel, non ci vediamo dal primo novembre. Torneremo a vederci quando potremo abbracciarci in sicurezza. Adesso ci vediamo in video conferenza. Il 24 gennaio abbiamo fatto una video conferenza per festeggiare il compleanno di Samuel. 

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