"Delusi dal nuovo governo, la Sicilia non perda centralità" - Live Sicilia

“Delusi dal nuovo governo, la Sicilia non perda centralità”

Il segretario dem Barbagallo: "Costruiamo un campo largo e giovane di alternativa a Musumeci"
L'INTERVISTA
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4 min di lettura

Al Pd siciliano la genesi del governo Draghi non è piaciuta troppo. Niente Sicilia dem nella squadra del nuovo premier, Peppe Provenzano congedato, insomma, come inizio non c’è bene per come la si vede dalle parti di via Bentivegna. Il segretario regionale Anthony Barbagallo aveva riunito la segreteria allargata all’inizio della crisi con la richiesta della conferma di Provenzano. Che non è arrivata (nuovo ministro del Sud è Mara Carfagna). La settimana scorsa c’è stata una direzione regionale con una relazione del segretario molto critica approvata all’unanimità.

Onorevole Barbagallo, come avete vissuto la nascita del governo Draghi?

“Come ho detto nella relazione siamo delusi e preoccupati. Provenzano per il lavoro straordinario che ha fatto meritava una riconferma. Ha adottato misure epocali, dalla fiscalità di vantaggio alle misure per il mondo del lavoro. Saltando Provenzano, la preoccupazione è che ci sia meno attenzione per la Sicilia. Noi chiediamo continuità agli impegni relativi alle infrastrutture avviati dal Conte bis, sia con De Micheli sia con Cancelleri. Bisogna accelerare i tempi delle incompiute siciliane. E serve un’azione politica per garantire centralità alla Sicilia”.

C’è il rischio che l’asse del governo si sposti molto verso il Nord?

”Il rischio c’è. Il compito del Pd è evitarlo: il nostro è un partito che ha in cima alla sua azione politica la lotta alle disuguaglianze e la prima in Italia è quella tra Nord e Sud. Lenire queste disuguaglianze è il nostro obiettivo naturale. La presenza della Lega al governo in questo senso ci preoccupa ma siamo consapevoli del ruolo che avranno i nostri ministri”.

Ha visto i sondaggi che prevedono per un Movimento 5 Stelle a guida Conte un’impennata di consensi e un contestuale vostro calo?

“I sondaggi non sono voti. Certamente la presenza di Conte nei sondaggi è un valore aggiunto per la coalizione. Ci possono essere ripercussioni sui singoli partiti ma mi sembra presto per valutazioni precise”.

Posso chiederle cosa vi distingue oggi dal Movimento 5 Stelle? Perché per un anno il Pd ha parlato di Conte e poi gli elettori a un certo punto non ti seguono più e seguono Conte, mi pare poco sorprendente.

“Ci distingue l’identità tradizionale del Partito democratico, la tradizione socialista, il rapporto con il mondo dei Comuni. E siamo garantisti. E certamente abbiamo un rapporto importante con i nostri amministratori, la nostra presenza sul territorio è un valore aggiunto, un modello identitario tipico del Partito democratico. Poi col Movimento 5 Stelle abbiamo punti in comune come quelo della sostenibilità ambientale che abbiamo esaltato durante la permanenza al governo”.

Sui territori però questo rapporto non è mai decollato.

“Bisognerà vedere alle prossime amministrative. Ma il tema vero in Sicilia è la costruzione dell’alternativa al governo Musumeci. Francamente non sono tante le forze parlamentari che fanno opposizione al governo regionale. Pd e 5 Stelle stanno facendo opposizione e bisognerà capire quali saranno le forze che vorranno schierarsi contro il governatore”.

Con Italia viva i rapporti sono abbastanza compromessi, no?

“I rumours della politica dicono che dietro l’operazione dell’assessorato all’Energia ci siano autorevolissimi esponenti di Italia viva. In zona centro credo che ci siano rimescolamenti di carte evidentissimi”.

E allora a chi guardate?

“Alle forze alternative alla destra, alternative a un governo che continua a fare solo disastri. E che vogliono una Sicilia diversa. Che guardi a un nuovo modello anche generazionale. Ci sono amministratori che da 40 anni fanno politica, noi dobbiamo pensare a un’altra politica, che guardi ai giovani, alle donne. Oggi al governo in Sicilia sono rimescolati gli stessi soggetti di 15 anni fa, una minestra riscaldata, anzi ribollita”.

Il ricambio generazionale quindi come priorità. Lei ha messo su una segreteria giovane al Pd…

“Sì, io sono il più anziano. Il tema del ricambio generazionale è il comune denominatore forte che dobbiamo dare alla coalizione. I nostri amministratori sono un patrimonio: ho visto forze parlamentari esultare per essere arrivate a 700 amministratori. Il Pd non è mai sceso sotto i mille”.

C’è però un problema di modalità della costruzione del consenso in Sicilia che affiora da indagini e processi. Come contrastarlo?

“Continuando con questa opposizione forte, vera, tenace. E dall’altro lato costruendo una coalizione quanto più larga possibile. Bisogna parlare alla società civile, alle forze sindacali e sociali, le associazioni di categoria, le nuove generazioni. Per disegnare una Sicilia diversa occorre certamente un campo largo che coinvolga quanti più soggetti possibili”.


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