Mafia e scommesse on line: il 'doppio gioco' dei Placenti - Live Sicilia

Mafia e scommesse on line: il ‘doppio gioco’ dei Placenti

Le cimici dei finanzieri inchiodano i fratelli di Lineri.
CLAN SANTAPAOLA
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2 min di lettura

CATANIA – Non si sarebbero fatti trovare impreparati nemmeno quando il ‘re delle scommesse’ Fabio Lanzafame si è allontanato facendo affari con Massimo Salvo, u Carruzzeri. I fratelli Giuseppe e Carmelo Placenti, coinvolti nella poderosa operazione Doppio Gioco scattata ieri con oltre 300 indagati della Guardia di Finanza, sarebbero riusciti a creare una loro rete – di caratura internazionale – di piattaforme per le scommesse on line. I finanzieri piazzano cimici negli uffici dei bookmakers della mafia (prima in via Mario Rapisardi a Catania e poi a Gravina di Catania) dove si registrano tra i ‘conteggi’ di contanti le conversazioni che documenterebbero gli affari illeciti scoperchiati dalla lunga e articolata indagine.

Nell’ordinanza firmata dal gip Santino Mirabella sono inserite – nero su bianco – decine e decine di conversazioni captate dalle microspie dei finanzieri dalle quali emergono le ‘velleità’ imprenditoriali dei Placenti, ma anche quell’aspetto criminale nella risoluzione di alcune questioni. Come quanto insorge un problema con un subagente di un’agenzia di scommesse on line e si propone di ‘andare con la pistola’. Anche Riccardo Tamiro – tra i “soci” dei Placenti nella ‘fase Lanzafame’ del gioco d’azzardo – racconta ai magistrati che quando scopre della loro appartenenza al clan Santapaola e prova a farli allontanare con il malfunzionamento della piattaforma online riceve una telefonata con l’esplicita minaccia “ti scippo a testa”. Ancora una volta, sarebbe emersa la ‘caratura criminale’ degli indagati.

Il gip descrive con cura l’organigramma del gaming on line dei boss di Lineri. Dal febbraio 2015 “veniva autonomamente organizzata e gestita dai Placneti attraverso una vera e propria associazione parallela a quella mafiosa. Alla “nuova” associazione – annota il giudice –  partecipavano sia soggetti appartenenti al clan Santapaola, sia soggetti non organici al gruppo, anche se consapevoli dell’appartenenza mafiosa del gruppo”. Secondo gli inquirenti i Placenti avrebbero “veicolato il denaro (il moltissimo denaro….) verso un costante atto di riciclaggio.

Il flusso” sarebbe “gestito non solo da loro” ma “anche settimanalmente riscosso per la parte di competenza da Ignazio Russo, che sarebbe uomo di fiducio di Carmelo Rosario Raspante. Che insieme a Francesco  Catacchio sarebbe stato consapevole delle “intersezioni malavitose”. “Lo stesso può dirsi per il DI Cristian Di Mauro, genero di Carmelo Placenti”. Il gip non ha dubbi: “i gangli mafiosi su cui poggia il giro dei Placenti avrebbe favorito l’estensione sul territorio della rete illegale”. 

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