#Covid19 - intercettazioni choc, morti fantasma: "Vecchi dell'anno scorso"

Covid19, intercettazioni choc, morti fantasma: “Vecchi dell’anno scorso”

Un'intercettazione del 15 marzo scorso svela un retroscena inquietante

PALERMO – Un’intercettazione di pochi giorni fa svela un retroscena inquietante nell’inchiesta sui dati Covid che sarebbero stati falsificati.

Il 19 marzo scorso un funzionario chiede a Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dasoe (il dipartimento regionale che si occupa anche delle statistiche) cosa deve fare perché “siccome abbiamo pochi deceduti a domicilio, deceduti di oggi ne abbiamo 4, vuol dire che se diamo quelli che abbiamo a domicilio non ne abbiamo più da parte, siccome ne abbiamo una sfilza… ne abbiamo 27, che sono vecchi deceduti che non abbiamo mai comunicato… noi aspettiamo autorizzazione se li possiamo comunicarli o meno”

Il funzionario aggiunge che “però finendo questi, ci rimangono che abbiamo 27 deceduti che sono misti tra domicilio e Presidi ospedalieri”. “Cominciate a metterne qualche altro per arrivare a 15… e recuperiamo qualcuno dei vecchi”, spiega Di Liberti. E il dipendente del Dasoe precisa: “Ma sono vecchi nel senso che risalgono a marzo-aprile dell’anno scorso (marzo aprile 2020 ndr.)

Di Liberti, da ieri ai domiciliari, è sorpresa per la datazione: “Addirittura”. Quindi si lascia andare a un’ulteriore considerazione: “Ma scusa se sono 180 che mancano… non sono 10 o 25… dice che ne mancano 180.. 190…”.

E il collega di ufficio spiega che “i 180 sono a parte”. Poi dimostra di avere capito: “Sì ora quelli ora li sto vedendo, perché sto facendo il confronto tra tutti quelli della piattaforma ISS e tutti quelli che abbiamo noi, ma quello è un lavoro che richiede un po’ di tempo, io ho già iniziato con la Provincia di Palermo e devo controllarmi tutte le altre Province”.

La dirigente conclude: “Ok… oggi ne aggiungete un 10 e basta… no, i recenti… i recenti, mettici solo quelli recenti, i vecchi no“.

Sono frasi che si aggiungo a quelle intercettate dai carabinieri del Nas il 30 dicembre. Sempre Di Liberti diceva: “Ruggero ha voluto modificata una cosa, ora appena te lo giro… perché il problema lo sai qual è? Che abbiamo trovato 140 morti mai comunicati”.

Lo stesso assessore Ruggero Razza aveva capito che il sistema di raccolta dati non stava funzionando e aveva cercato di rimediare. Il 5 novembre 2020, all’indomani del passaggio della Sicilia in zona arancione, Razza diceva a Di Liberti: “… inutile Letizia… c’è stata una gravissima sottovalutazione e il dato finale di questa gravissima sottovalutazione è scritto in quegli indicatori, poi secondo me sono sbagliati perché mettono sullo stesso piano indicazioni diverse, però come avrai visto ci sono dei dati dove noi comunichiamo zero… E chissà da quanto”.

In assessorato, però, la situazione potrebbe essere sfuggita di mano a chi lavorava al Dasoe. Da qui la “spalmatura” su più giorni di dati che invece di arrivare giornalmente venivano comunicati aggregati dalle strutture sanitarie. Singoli decessi che sommati finivano per essere un numero difficile da comunicare in un’unica volta. Così per non creare allarme fra la gente potrebbero avere scelto di inserirli successivamente, poco alla volta e senza alcun criterio, nei giorni in cui il numero reale dei decessi lo avrebbe consentito. Giorno dopo giorno, però, i dati messi da parte nel limbo delle statistiche si sarebbero accumulati come dimostrerebbe l’intercettazione di pochi giorni fa.

Si tratta davvero di morti “fantasma” che sono sfuggiti alle statistiche o sono stati caricati successivamente perché comunicati in ritardo dalle strutture sanitarie delle varie città? C’era un registro di raccolta diverso rispetto a quello inviato al ministero della Sanità a Roma? Attorno a queste domande ruota l’indagine per svelare cosa ci sia dietro il riferimento a quei “morti mai comunicati”.


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