“Europae” e periferie - Live Sicilia

“Europae” e periferie

La moltiplicazione dell’arte ne promuove una diffusione democratica e luoghi marginali diventano laboratori di riflessioni e modello di rinascita urbana

Forse c’è da chiedersi perché un “raccoglitore” d’arte come Gino Di Maggio, classe 1940, siciliano di nascita ma milanese d’adozione, creatore e presidente della Fondazione Mudima di Milano – la prima in Italia dedicata all’arte contemporanea e alla ricerca musicale – abbia pensato e voluto una mostra sul Novecento europeo in un luogo come Oliveri, stazione balneare del mar Tirreno, con acque pulite di colore turchese, spiaggia di ghiaia ai piedi della montagna del Tindari. Pesce fresco e granite al pistacchio con brioche di primissimo ordine per carità, ma non proprio il salotto buono di una città dove si respira abitualmente aria di cultura. 

Oppure, per meglio comprendere l’operazione  di risanamento culturale di Gino Di Maggio, ci si può chiedere quanto l’estetica e la potenza delle opere artistiche, del loro significato e messaggio, l’educazione al bello, la cultura e anche l’etica, possano essere d’aiuto alle anonime “periferie”, ai luoghi di frontiera urbana dove le cose non accadono mai, ma si raccontano quelle di altri luoghi più fortunati. Bene sa Di Maggio che nella mappatura dei luoghi d’arte è necessario non dimenticare queste aree marginali sperimentando nuovi linguaggi, visioni e progetti non solo di lavoro ma di godimento spirituale per le nuove generazioni. Oliveri come Favara, Librino, Gibellina, periferie del mondo impersonali che rigenerate da nuovi ideali diventano laboratori di riflessioni e modello di rinascita urbana in Sicilia e non solo. 

Oggi alle alle ore 18.00, s’inaugurerà a Oliveri la mostra “Europae” curata da Davide Di Maggio e da Nino Sottile Zumbo. Dal 20 giugno 2021 al maggio 2022, il nuovo spazio in via Amodeo 81, che si chiama Lyceum, la Scuola delle cose, termine coniato dal gruppo di artisti del gruppo MONO-HA nato in Giappone alla fine degli anni ‘70, ospiterà una mostra in progress con più di 200 opere, la prima di una serie di esposizioni sull’Arte moltiplicata: serigrafie, grafiche, foto, multipli, acqueforti,libri d’artista e sculture dei maggiori artisti europei.  

Tutte le opere provengono dall’Archivio della Fondazione Mudima di Milano, diretta da Irene Di Maggio e dalla collezione personale di Gino Di Maggio, scrittore ed editore di libri e riviste come Alphabeta 2, appassionato d’arte, che sin dagli anni Cinquanta ha animato la scena culturale italiana e internazionale con biennali e festival, e organizzato numerose personali oltre ai tanti progetti della fondazione.

La mostra è promossa dall’Associazione Lyceum-Scuola delle Cose, Ente Terzo Settore di Oliveri, patrocinata dall’Amministrazione comunale di Oliveri e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Siciliana. 

Il percorso espositivo ricostruisce l’immagine dell’arte europea nel corso del Novecento, un viaggio di ricerca che si interroga sul continente europeo nei suoi confini culturali. Ne risulta una storia singolare, parallela a quella tradizionale e tuttora in gran parte sconosciuta, che travolge e crea un nuovo gusto attraverso la moltiplicazione dell’arte. 

A Oliveri sarà possibile godere delle opere dei maestri novecentisti associati di per età anagrafica, l’uno accanto all’altro, prescindendo dalla loro patria d’origine; artisti che pur cullati da una balia comune, l’Europa, hanno sovente percorso sentieri diversi. Gli artisti provengono dasedici Nazioni della vecchia e nuova Europa politica, dal bacino del Mediterraneo alle terre del Nord. Tra questi: Antoni Tapies e Eduardo Arroyo (Spagna); Marcel Duchamp, Arman, François Morellet e Ben Vautier (Francia); Jan Dibbets (Olanda); Lucio Fontana, Mimmo Rotella e Antonio Paradiso (Italia); Joseph Beuys, Wolf Vostell e A. R. Penk (Germania); Hans Bellmer (Polonia). E anche: Victor Vasarely (Ungheria); Christo (Bulgaria); Daniel Spoerri (Romania); Asger Jorn (Danimarca); Richard Hamilton e Joe Tilson (Inghilterra); Francis Bacon (Irlanda);  Öyvind Fahlström (Svezia).

L’idea della moltiplicazione dell’oggetto artistico, è stata ripresa all’inizio del XX secolo con l’obiettivo di promuovere una diffusione democratica dell’arte, è stata trasmessa dalle avanguardie storiche fino a giungere agli artisti di oggi. 

I “multipli” non erano semplici riproduzioni ma piuttosto “originali moltiplicati”. Verso la metà degli anni Settanta-Ottanta, il significato si trasforma, non più il sogno di una diffusione intellettuale, bensì un bene di consumo in cui il multiplo è prezioso come l’originale e diventa raro. È proprio dal concetto fondante di “piccola utopia”, ovvero da quel sogno di trasformazione dell’idea dell’unicità nell’arte e della sua percezione, che questa mostra intende ripartire.

La mostra “Europae” ci porta a condividere la “riscoperta” di un genere artistico che è riuscito a rispondere alle esigenze di partecipazione e coesione dei tempi moderni a riflettere sul futuro dell’arte e della Unione, un futuro che risiede nella volontà di vedere e non di guardare. La visione ci salverà. 

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