"Quei medici straordinari: grazie per aver curato il mio angelo"

“Quei medici straordinari: grazie per aver curato il mio angelo”

Una lettera ci ha condotti all'Hospice del Garibaldi Nesima, diretto dal primario Orazio D'Antoni.

“Miei cari amici”. Inizia così la lettera che una mamma invia al reparto Hospice “Giovanni Paolo II” dell’Ospedale Garibaldi Nesima di Catania. È indirizzata personalmente al Primario Orazio D’Antoni, ai Dirigenti Medici, al personale paramedico e sanitario di questo reparto molto particolare.

A scrivere è Rosalba Panvini, la mamma di Pierluca: “Sono stati giorni terribili per il mio “angelo” che ha sopportato dolori tremendi, senza quasi mai lamentarsi. “Voi” tutti nei suoi confronti siete stati pazienti e di una disponibilità che ha quasi dell’inverosimile e una umanità senza limiti”.

Ma cos’è un reparto Hospice? Un reparto dedicato alle Cure Palliative che vengono individuate in un insieme di interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali rivolti a un paziente e al suo nucleo familiare.

“Noi seguiamo i malati terminali. Il nostro è un ambiente/reparto dedicato ad alleviare il dolore, lo shock, le cure che una persona e la sua famiglia si trovano ad affrontare quando la diagnosi del malato segna il fine vita – racconta il Primario Orazio D’Antoni – un reparto, l’Hospice, che segue il malato e i suoi familiari 24 ore su 24 come abbiamo fatto per Pierluca. Abbiamo seguito lui e i suoi familiari in questo percorso di dolore dove sensibilità, desideri e stati d’animo si contrappongono a quella diagnosi che non lascia spazio ad alternative”.

Il ricovero nei reparti Hospice, in Sicilia sono circa 13 in tutte le Provincie, diventa necessario, quando, seguire il malato terminale richiede una presenza e una preparazione non indifferenti per gli stessi familiari. Le cure palliative sono state introdotte in Italia con la legge n.38 del 2010 con l’obiettivo di raggiungere per i pazienti e i loro familiari, grazie al supporto di equipe specializzate e multidisciplinari che operano in campo medico-infermieristico, un fine vita meno traumatico e senza accanimento terapeutico.

“In questo momento il nostro reparto soffre un po’ a causa della crisi pandemica dovuta al Covid-19 – sottolinea D’Antoni – i posti sono stati ridotti per fare spazio ai malati di Covid”.

Nessuno potrebbe descrivere la situazione che si vive nei reparti Hospice come quello del Garibaldi Nesima e la lettera di una mamma, in questo caso Rosalba Panvini, riesce a far capire il percorso che coinvolge il malato e la sua famiglia. “Sono stati giorni terribili per il mio “Angelo”, ha sopportato dolori tremendi senza mai lamentarsi, ma gli ultimi due giorni sono stati terribili – prosegue la lettera – il vostro atteggiamento ha alleviato le sofferenze fisiche e ha sostenuto me e sua sorella in questo difficile, ultimo, tratto della sua vita”.

Le cure palliative sono un insieme di interventi finalizzati ad alleviare le sofferenze fisiche, psicologiche e spirituali (nel rispetto della volontà e secondo il proprio credo) di un malato terminale.

Selene Bruccheri è una psicologa e opera nel reparto Hospice del Garibaldi Nesima: “Le fasi che si trova ad affrontare un malato terminale e i suoi familiari sono 5 – spiega Bruccheri – il momento di smarrimento quando riceve la diagnosi, la rabbia del “perché proprio a me”, poi il momento della negazione della diagnosi stessa, una fase di depressione e quella, infine, dell’accettazione che non è un vero e proprio accettare la diagnosi, ma un momento di rassegnazione dove le figure dello psicologo e di tutto il personale medico-infermieristico entrano in gioco per accompagnare il paziente e i suoi familiari in questo percorso finale”.

La lettera di Rosalba Panvini che in prima persona ha vissuto questa esperienza dolorosa è esplicativa. “Io mi auguro che Pierluca non abbia sofferto molto durante gli attimi di trapasso dalla vita terrena a un’altra dimensione, la stessa, che spero possa restituirgli la pace – continua mamma Rosalba – ma ciò che ho potuto apprezzare in quei, terribili giorni, è stata la vostra attenzione nei confronti di tutte le persone ricoverate in questo reparto. Dovete essere orgogliosi dell’attività che svolgete e del modo in cui riuscite a relazionarvi con le persone che soffrono. Siete un esempio da ammirare e apprezzare incondizionatamente e sono sicura che il mio “Angelo”, da lassù, vi guarda con amore e con il suo sorriso sornione e ironico che lo ha accompagnato per tutta la sua vita”.

L’Hospice del Garibaldi Nesima è diventato, dal 2006 a oggi, un punto di riferimento nella Città Metropolitana per accompagnare, il malato terminale e i suoi familiari, in quell’ultimo viaggio di cui non si parla mai. Nemmeno sottovoce.

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