Sicilia, Barbagallo: “Caltagirone modello vincente da replicare” - Live Sicilia

Sicilia, Barbagallo: “Caltagirone modello vincente da replicare”

Il segretario dem a tutto campo.
L'INTERVISTA
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PALERMO – I postumi della sbornia della vittoria di Caltagirone non sono stati ancora smaltiti. Anzi. Il Pd siciliano da qui riparte per tentare la “presa di Palazzo d’Orleans”. Il segretario Anthony Barbagallo punta sull’ormai rodata alleanza giallorossa. Ma non chiude la porta ai moderati. Risultati di lista alla mano, i dem si ritagliano il ruolo di baricentro della coalizione soprattutto nei comuni più popolosi al voto. In primis Caltagirone, qui il Pd è il primo partito (come avvenne lo scorso anno a Termini Imerese, incubatore dell’intesa giallorossa) e San Cataldo. Una volta archiviata la pratica dei ballottaggi, arriveranno i nodi da districare in vista delle partite di Palermo città e della Regione.

Caltagirone, simbolo della riscossa giallorossa. Modello replicabile a livello regionale o da contestualizzare a livello di specificità locale? 

E’ un modello assolutamente replicabile a livello regionale. L’anno scorso a Termini Imerese abbiamo parlato dell’”alba di un nuovo giorno”, il giorno sta arrivando e ormai il sole sorge e dopo avere illuminato Termini Imerese è arrivato anche a Caltagirone: è un’onda lunga. Un modello replicabile che abbiamo l’ambizione di esportare anche a Palermo città e alle elezioni regionali. Se due anni fa avessi pensato di fare l’alleanza con i Cinquestelle mi avrebbero preso per matto e invece abbiamo costruito un percorso vero. Non si tratta di notizie spot per la stampa, si respira un clima di squadra. Un’intesa vera, reale, fatta non soltanto di convergenze politiche ma umane. Siamo riusciti a fare squadra, a fare spogliatoio. Non è una cosa che riguarda i leader: nei circoli territoriali si respira uno spirito di squadra vero. La birra insieme dopo l’iniziativa elettorale, assistere insieme allo spoglio sono stati elementi importanti. Del resto, non esiste una grande squadra senza un grande spogliatoio. E noi abbiamo lavorato anche a quello. 

Le urne sembrano, invece, avere bocciato le alleanze anomale. Penso alle realtà in cui correvate con Forza Italia. Le tentazioni da coalizione minestrone sono definitivamente archiviate?

Il Pd è un partito vero. Per noi è un valore aggiunto il fatto che i circoli territoriali abbiano spazio e margine per costruire alleanze dentro una cornice comunque coerente. La tentazione per lavorare con la parte moderata, popolare e democratica ci sarà sempre perché una parte del nostro mondo condivide radici comuni con chi viene da quelle storie.

Comunali di Palermo. Carmelo Miceli apre all’alleanza con il campo largo di Ferrandelli e company. Che cosa ne pensa?

I rapporti con le forze riformiste sono all’ordine del giorno e alcune sponde che ci sono state in questa tornata elettorale è chiaro che andranno valutate per capire se sono compatibili in contesti diversi. Ma certamente siamo alternativi alla Democrazia Cristiana come lo siamo stati in questa tornata elettorale.

Capitolo Ballottaggi: Favara, Vittoria, San Cataldo. Un pronostico? 

Nei pronostici non sono bravo. Di certo possiamo dare continuità con percorsi coerenti che i siciliani hanno premiato.

Adesso dovrete affrontare l’affaire coalizione e candidato. Il centrosinistra non può più perdere tempo. E già qualche alleato scalpita. 

Siamo già al lavoro. L’analisi del voto è durata veramente poco, i festeggiamenti men che meno. Siamo di nuovo pancia a terra, pronti ad affrontare i prossimi appuntamenti. Ieri abbiamo tenuto una lunga segreteria regionale. Abbiamo snocciolato diversi temi come gli apparentamenti per le amministrative, ma soprattutto quelli relativi al metodo da seguire per individuare il candidato alla presidenza della Regione.

Tracciamo l’identikit del candidato ideale alla presidenza della Regione.

Serve un candidato che marchi la discontinuità rispetto al passato e che sia un comune denominatore vero. Immagino un candidato di spessore con una storia civile autentica. Il candidato deve essere il biglietto da visita della normalizzazione della Sicilia. Dobbiamo costruire una Regione credibile che non viva di annunci, ma di concretezza. Una Regione che sia in grado di risolvere i propri problemi, garantendo da subito praticità e concretezza. Serve un navigatore esperto che sia in grado di dare all’istituzione la credibilità che oggi ha perso nel rapporto con gli enti locali e con il governo nazionale. Credo che l’apporto decisivo può venire dalle nuove generazioni e da una freschezza che deve caratterizzare anche le liste. 


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