Palermo, i bambini e la droga: allarme per ricoveri e spaccio

Palermo, i bambini e la droga: allarme per ricoveri e spaccio

Tre piccoli in ospedale per intossicazione in pochi giorni.

Cosa sta succedendo ai bambini di Palermo? Sono protagonisti di storie terribili e diverse, ma c’è la droga in quei piccoli (d’età) inferni quotidiani. Bambini che spacciano. Bambini che diventano assuntori occasionali, in storie misteriose in cui, nelle case dei genitori, il veleno non viene rintracciato, però è presente nei corpi. E fa male, tanto da provocare il ricovero in gravi condizioni.

Tre bambini ricoverati per la droga

In cinque giorni ci sono stati tre bimbi ricoverati a Palermo, da martedì a domenica, con una intossicazione da sostanze stupefacenti occasionalmente consumate, secondo quanto trapela. Il dramma si è consumato all’Ospedale dei Bambini di Palermo. Martedì scorso è stata ricoverata una bimba di poco più di un anno. Presentava alterazioni dello stato di coscienza, secondo il linguaggio freddo e preciso delle diagnosi. Si è ripresa ed è stata dimessa. Il giorno dopo è toccato a un bimbo di undici mesi con uno ‘stato soporoso’. Infine, domenica è stata la volta di un altro piccolo: anche lui aveva sonnolenza e disturbi, a quanto si apprende. Ci sono indagini in corso, dunque si dovrà attendere per definire il quadro. Ma quello che è accaduto basta e avanza per l’allarme. Bambini che ingeriscono droga. Bambini che finiscono in ospedale. Perché?

“Un mondo sommerso”

I pazienti sono stati affidati al direttore sanitario del Civico e dell’Ospedale dei Bambini, il dottore Salvatore Requirez. Che parla molto chiaramente nella sua dichiarazione virgolettata: “Questi episodi, la cui concentrazione nel giro di pochi giorni risulta allarmante, sono la spia di un degrado sociale inquietante. Ci dicono che la tensione endogena dei familiari orientata al privilegiato consumo di stupefacenti ha pericolosamente abbassato, se non addirittura annullato, il grado di consapevole percezione, da parte di chi quei nuclei forma, del bisogno di sorveglianza e protezione a cui tutti minori conviventi hanno diritto a tutela della loro salute. Un fenomeno ancor più preoccupante se si pensa che parliamo solo dei fenomeni che hanno superato un certa soglia clinica di sofferenza tanto da giungere ospedale e che rappresentano solo una parte del sommerso che quotidianamente sfugge all’attenzione sanitaria”. Sul punto, ecco Cinzia Mantegna, assessore alle Attività sociali del Comune: “Si tratta di episodi rari. Da assistente sociale so che cos’è una tossicodipendenza. Chi vive in quella condizione è ossessionato dal suo bisogno di droga e non guarda altro. Un rischio in più, se ci sono bambini in giro”.

I bambini che spacciano

E c’è, in parallelo, il mondo sommerso dei ragazzini e dei bambini che spacciano e che viene a galla per via delle retate, per poi sparire dai radar. Di recente la cronaca si è occupata dei baby-pusher dello Sperone. Le storie di adolescenti e ancora più giovani diventati adulti troppo in fretta, nel modo sbagliato, provocano il fremito di un giorno per inabissarsi subito dopo nell’indifferenza. Anche la preside dell’istituto comprensivo ‘Sperone-Pertini’, la professoressa Antonella Di Bartolo, era stata esplicita: “Viviamo in un supermercato dello spaccio sempre aperto. Anche davanti alla scuola. Basta girare in macchina per rendersene conto. Noi qui abbiamo un ruolo molto delicato, siamo in trincea”.

‘Dalle retate non è cambiato niente’

“Palermo non è una città per i bambini – dice ora la preside Di Bartolo -. Ma non da sola. I bambini non vengono tenuti in considerazione. I piccoli coinvolti in situazioni drammatiche soffrono ovviamente molto. Assistono allo spaccio, assistono al consumo. Lei mi chiede se è cambiato qualcosa dopo le ultime retate? I ragazzini sono in giro a tutte le ore del giorno. Purtroppo, non è cambiato niente”. E Mariangela Di Gangi, presidente del laboratorio Zen insieme, commenta: “Abbiamo un problema enorme di mancato investimento sull’infanzia che non è una priorità. Siamo indietro su tutto. Nei quartieri non ci sono centri aggregativi, non c’è niente”. Un nulla che crea una bolla mediatica, se sospinto dalle notizia. E che si sgonfia, lasciando i bambini fragili e indifesi, nella notte di una città. Ma chi è il maledetto pifferaio che li sta guidando verso il buio? Ma cosa sta succedendo ai bambini di Palermo?

(foto d’archivio)

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