PALERMO – Per contare i suoi anni non servono neppure le dita di entrambe le mani. Così piccolo si trova al centro di una “contesa” giudiziaria in un contesto di profondo degrado. È una storia nella storia che vede la Procura per i minorenni di Palermo avanzare una proposta numericamente senza precedenti. Dopo il blitz anti droga allo Sperone i magistrati chiedono che in sette, fra bambini e ragazzini, siano tolti ai genitori e affidati alle comunità per allontanarli dal contesto disarmante emerso dalle indagini.
E non sono gli unici casi su cui si sta concentrando il lavoro della Procura che da alcuni mesi è guidata da Claudia Caramanna. Sono una cinquantina in tutto i bambini che la magistratura vuole “salvare” e la stragrande maggioranza è indirettamente coinvolta nel blitz dello Sperone.
Dal rione palermitano arriva un caso limite. Qualche mese fa in carcere è finito un uomo e padre di un bimbo. Sarebbe uno dei promotori della rete di spacciatori scoperta dai carabinieri della compagnia di San Lorenzo e prima ancora coinvolto in altre indagini del commissariato di Brancaccio.
In assenza del padre a prendersi cura del bambino sono subentrati i nonni. Una situazione normale. Non lo è, normale, che anche i nonni vengano arrestati per lo stesso reato: spaccio di droga. A quel punto è toccato alla zia occuparsi del bambino, fino a quando non si è presentata la mamma che da tempo non vive più a Palermo. Ha rivendicato i suo diritti di madre. La zia non ci sta e ha contesta la lunga assenza della donna. Si rimette alla decisione del Tribunale per i minorenni, che ben presto dovrà occuparsi degli altri casi dello Sperone.
Funziona così: la Procura chiede l’affidamento dei bambini ad una comunità (nei casi più gravi il provvedimento può essere anticipato in via cautelare) e poi spetta al Tribunale decidere, convocando i genitori o i tutori dei minori. Procedimento che verrà seguito anche per i tanti, troppi casi emersi durante il blitz allo Sperone.
I bambini sono stati immortalati accanto ai genitori che contavano i soldi incassati con lo spaccio di hashish, marijuana, cocaina e crack. C’era addirittura chi confezionava le dosi nelle camerette dei piccoli, fra giochi e peluches. Ci sono anche esempi di ragazzini pusher. Ogni vicenda va valutata con attenzione e con le differenze che presenta dalle altre.
Il bene del minorenne è l’unico faro da seguire. Secondo la Procura per i minorenni, i bambini vanno allontanati dal contesto in cui finora hanno vissuto. Va loro offerta una soluzione alternativa per crescere in un ambiente sano. Una soluzione estrema ma, per chi indaga, necessaria.