Covid, l'Oms: la terza dose non basta, servono nuovi vaccini - Live Sicilia

Covid, l’Oms: la terza dose non basta, servono nuovi vaccini

Gli scienziati verso una revisione del ciclo vaccinale attuale basato su più richiami dello stesso tipo di siero a distanza di pochi mesi
CORONAVIRUS
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ROMA – Covid, la terza dose non basta: servono nuovi vaccini. A sostenere questa tesi sono gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità che bocciano la strategia di nuovi richiami e dosi booster dopo la terza e chiedono al mondo scientifico lo sviluppo di nuovi vaccini specifici per contrastare l’avanzata delle ultime varianti del Covid come Omicron.

L’Oms ritiene, infatti, che per fronteggiare Omicron siano necessari vaccini aggiornati. “Sono necessari e andrebbero sviluppati vaccini contro il Covid-19 che abbiano un alto impatto sulla prevenzione dell’infezione e della trasmissione, oltre che sulla prevenzione di malattie severe e morte – dicono gli scienziati dell’Oms -. Contro l’emergere di nuove varianti non è utile continuare ad effettuare richiami con i vaccini già esistenti. Una strategia di vaccinazione basata su numerosi richiami dei vaccini attuali ha poche possibilità di successo e di sostenibilità”.

Intanto anche l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, sostiene che sia arrivato il momento di rivedere il ciclo vaccinale rispetto alla strategia attualmente in atto. In una conferenza stampa sul Covid a cui ha partecipato il capo della strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri, è emerso che è in atto un confronto sull’opportunità o meno di una seconda dose booster degli attuali vaccini che di fatto sarebbero una quarta dose nel complesso. “Se l’uso dei richiami potrebbe essere considerato parte di un piano di emergenza, con vaccinazioni ripetute a brevi intervalli non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine – ha detto Cavaleri -. Per questo l’Agenzia europea sta valutando l’approvazione di vaccini adattati per fare fronte alla variante Omicron che potrebbe arrivare tra “aprile e maggio – ha detto Cavaleri precisando che bisogna ancora analizzare se sia necessaria una discussione globale su nuove dosi e se inseguire il virus invece di anticiparlo sia la strategia giusta nell’interesse della salute pubblica -”.

Mentre anche nel Cts si dibatte sull’opportunità di trasformare da giornaliero a settimanale il report sul Covid per limitare gli effetti ansiogeni nella popolazione, ieri si è raggiunto il record assoluto di 220.532 contagi in 24 ore. Numeri emersi, è doveroso dirlo, da un altrettanto ragguardevole numero di tamponi effettuati che si sono attestati a 1.375.514. In aumento anche i decessi, a quota 294.

In Italia, in base ai dati Agenas, sono almeno cinque le regioni a rischio zona arancione. Il Friuli-Venezia Giulia ha il 23% dei posti letto occupati in terapia intensiva e il 28% in area medica. In bilico anche Liguria (20% e 39%), Valle d’Aosta (18% e 46%), Piemonte (22% e 32%) e Calabria (18% e 36%). Sotto osservazione la Campania che ieri ha fatto registrare il boom di casi, più di 30 mila in 24 ore, e ha il 25% dei posti letto in area medica già occupati.


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