PALERMO – Un vorticoso giro di affari. La memoria di un telefonino conserva i numeri dei clienti della droga di Andrea Giambanco, uno dei 17 arrestati nel blitz dei carabinieri della compagnia di Carini. Molti sono già stati identificati e hanno confermato le cessioni di droga.
I carabinieri hanno convocato decine di persone dopo averle fermate un attimo dopo avere comprato cocaina, marijuana e hashish.
Ci sono, però, ancora delle identità nascoste. Una lista di 500 clienti fidelizzati. Giambanco chiedeva informazioni: “… e l’avvocato ha chiamato?”. Giuseppe Anile, pure lui sotto inchiesta, rispondeva: “… no l’avvocato, l’avvocato se n’è preso mezzo tramite il ragioniere, il ragioniere si è preso il solito, la solita fattura… e mi ha detto dammene mezzo per l’avvocato e mi ha dato venti euro… gli ho detto oh che dobbiamo fare? Gli ho detto è trenta”.
Il controllo del territorio prevedeva delle vedette pronte ad avvisare dell’arrivo delle forze dell’ordine: “Torretta è piena di sbirri… scassano la m…”. Quando un pusher finiva in carcere bisognava affrontare subito due questioni: sostituirlo e recuperare i contatti con i clienti.
Il giorno che finì in carcere la prima volta Giuseppe Anile, Giambanco avvertì Valentina Mannino: “… forse hanno
arrestato a Semino”. Mannino: “… mamma… il dolore di stomaco mi hai fatto venire”. Giambanco: “… speriamo che glielo danno il telefono… sono consumato, devo andare a cercare per riprendere tutte le persone… vabbè che io i numeri li ho”. Quei numeri ora sono in mano agli investigatori.
Andrea Giambanco aveva costruito la sua clientela passo dopo passo. Anche con una moderna campagna promozionale. Via WhatsApp scriveva a tutti: “Questo è il mio numero”, “Ciao ragazzi, sono zu Andrea questo è il mio numero”.