Quel giorno l’autista Vullo diede un’ultima occhiata nello specchietto. Poi racconterà: “Il giudice Borsellino si stava accendendo una sigaretta, sorrideva, non ricordo altro”. Dopo in via D’Amelio fu solo una storia di corpi e di medicina legale. Fu una storia di brandelli sparpagliati dall’esplosione, tessere da raccogliere per ricostruire il mosaico delle identità.
Oggi, l’autista Vullo è un uomo dolce e spaesato. Se capita in una stanza con la luce troppo forte, gli gira la testa. Se sente le sirene, trema. Sono tutti così i reduci delle stragi di mafia del ’92. Hanno l’anima e il corpo piallati per sempre. Brancolano. E’ così Gaspare Cervello che stava con Falcone e, strazato dal bagliore di Capaci, guardò gli occhi del giudice nell’ultimo guizzo. Lo chiamava dottore. Ma il 23 maggio del ’92, Gaspare dimentico il protocollo e sussurrò due volte: “Giovanni, Giovanni”. Sono così i sopravvissuti, con l’esistenza tagliata a metà. E il pezzo che è rimasto di là è perso per sempre. E noi? Noi, cittadini di un mondo difficile, viviamo stagioni complesse. Abbiamo conosciuto l’onda di piena della grande emozione, dello sdegno. Infine, a poco a poco, il dolore si è staccato dalla pelle. Capaci e via D’Amelio si sono ricoperte di polvere. Certo, colpa anche di qualche politico. Colpa di troppi personaggi indigeribili presenti al rito del cordoglio e, francamente, fuori posto.
Ieri, in via D’Amelio, di gente ce n’era poca. Alcuni sono andati al mare. Uno sparuto drappello di tenaci cultori della verità si è dato appuntamento nel luogo della strage. Non è detto che sia un male. Le adunate oceaniche sono spesso frutto di retorica. E non servono. La Sicilia è un’isola in cui onestà, memoria e correttezza assolute appartengono a prassi minoritarie, perchè dovrebbero trionfare una volta all’anno? Ma, in fondo, non ci vogliono troppi semi per rinnovare la fertilità di un esempio. Basta una manciata di semina buona. Ecco perchè ci ostiniamo a pensare che il valore del sacrificio di Paolo Borsellino, nonostante tutto, non sia andato smarrito. I pochi di via D’Amelio sono il segno di una luce che, comunque, si tramanda e che, forse, un giorno, brillerà più forte. Ecco perchè la storia del 19 luglio somiglia a quella di una famosa canzone, secondo il registro della nostra fiduciosa speranza. Hanno ammazzato Paolo. Ma Paolo è ancora vivo.
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