Fa caldo. L’estate incede in tutto il suo sfolgorante e assolato splendore. Oggi, domenica 20 luglio, Palermo – come è sacrosanto che sia – affollerà le spiagge e vivrà beatamente il caos balneare. Altri sceglieranno mete diverse. Quasi nessuno ripenserà al giorno precedente, a sabato 19 luglio, trentatreesimo anniversario della strage di via D’Amelio. Palermo – almeno in parte – ha già dimenticato.
Stamattina verranno deposti i ricordi che andavano bene fino a ieri. Quasi nessuno avrà aneddoti da raccontare con l’incipit: “Eravamo io e il Dottore Borsellino…”.
Quasi nessuno dirà più dov’era e cosa faceva il 19 luglio del 1992, alle 16.58, mentre un’esplosione deformava via D’Amelio, seppellendo sei vite. Il sorriso ironico, tanto celebrato, di Paolo Borsellino tornerà nella valigia dell’oblio. L’anno prossimo verrà recuperato e rimesso sullo scaffale della contemporaneità.
Le lacrime di Manfredi
Scrutando nei video della cronaca, non si può non rimanere toccati profondamente dalle lacrime di Manfredi Borsellino, dalle parti di via D’Amelio. Lui, così serio e riservato, così alieno, come le sue sorelle, rispetto alla retorica, ha pianto, mentre parlava, confermando la verità del dolore.
La sofferenza non passa per chi l’ha sperimentata sulla carne viva. Gli altri si concedono il lusso di rimembranze intermittenti, magari vere e partecipate. Chi abita nella parte dura della storia conosce l’eterno presente della separazione. Perdere un padre, una volta, è come perderlo sempre. L’addio si consuma ogni giorno.
Abbiamo pensato spesso con molto affetto, e continuiamo a farlo, a Fiammetta, Lucia e Manfredi. Deve essere stato tremendo crescere dentro quel lutto, tra i frammenti mischiati di una tragedia privata e pubblica. Hanno affrontato la loro missione con dignità, nella ricerca della verità. Questo, come l’amore inesausto della Signora Agnese, merita inesauribile gratitudine.
Palermo dimentica…
Oggi è il giorno in cui Palermo dimentica, salvo minoritarie eccezioni. Accade il 20 luglio, come il 24 maggio. E che i palermitani abbiano la memoria corta è dimostrato dalla condizione brutale della città, dai comportamenti violenti, dagli atteggiamenti prepotenti, dalla diffusa mancanza di senso civico, dalla condivisa incapacità di coltivare uno sforzo collettivo, mentre si preferisce premiare l’interesse personale. Basta soltanto osservare come guidiamo e come parcheggiamo, per rendersi conti del livello di prevaricazione, del ripudio delle regole.
Oggi Palermo dimentica, come è accaduto negli ultimi trentatré anni. Se avesse davvero onorato l’esempio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sarebbe un luogo incomparabilmente migliore.
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