Ci sono le intercettazioni del boss Rosario Di Dio e quelle del boss Vincenzo Aiello al centro del processo a carico dei fratelli Lombardo, imputati di corruzione elettorale. Alla seconda udienza vengono al pettine i primi nodi per l’accusa sostenuta dai pm Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro: l’utilizzabilità delle intercettazioni in un processo stralciato rispetto a quello per cui erano state disposte.
Secondo l’avvocato del presidente della Regione, Guido Ziccone, le intercettazioni al centro del processo non sarebbero utilizzabili, ma per l’accusa dimostrerebbero “che gli imputati hanno chiesto il sostegno a più esponenti della criminalità organizzata”. E l’elenco di boss e reclusi al 41 bis è lungo: da Vincenzo Aiello, al boss di Palagonia Rosario Di Dio, a esponenti del clan Cappello. Nessuno di loro però è indagato per questi fatti, né viene contestata ai fratelli Lombardo l’aggravante di aver favorito la mafia. Ma i teste chiave dell’accusa sono proprio i mafiosi, compresi quelli al 41bis come Rosario Di Dio: l’accusa chiede che venga sentito in teleconferenza. Inutile dire che l’aula di via Crispi, nella quale di solito si svolgono processi per furtarelli e scippi, non è attrezzata per le videoconferenze, il perito trascrittore opera su una panca scassata di legno.
Il pm Patanè precisa che il processo è stato stralciato per evitare la prescrizione dei reati elettorali, ma in questo smembramento la principale fonte di prova rischia di finire nel cestino. Il pm Carmelo Zuccaro, coordinatore della DdA catanese, ha evidenziato come le le intercettazioni del 2009 dimostrano la possibile esistenza di un accordo tra i fratelli Lombardo e alcuni esponenti della criminalità organizzata e chiede che vengano respinte le richieste della difesa.
Latitante la cosiddetta società civile catanese con associazioni collegate, soprattutto riconducibili ai professionisti etnei dell’antimafia: nessuno, eccetto Primoconsumo, ha richiesto la costituzione come parte civile nel processo. E la richiesta di Primoconsumo è stata respinta. Dopo due ore di dibattito l’udienza è stata rinviata al 17 febbraio, nel frattempo l’attenzione è puntata alla prossima udienza del 1 marzo davanti al Gip Luigi Barone, che al momento non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata da Patanè e Zuccaro nei confronti di Raffaele e Angelo Lombardo per l’ipotesi di concorso in associazione mafiosa. I colpi di scena potrebbero non mancare.