Saverio Romano, una sintesi?
“Stiamo facendo di tutto per perdere Palermo. Speriamo che tutti rinsaviscano e in fretta”.
Non è mai mancata l’efficacia espressiva a Saverio Romano, figura cardine di ‘Noi con l’Italia’, anche lui impegnato nell’estenuante trattativa interna al centrodestra. ‘La settanta ancora non appatta’, per usare un modo di dire nitido e sbrigativo. Sul candidato sindaco di Palermo l’intesa non c’è. E, se non si trova il famosissimo amalgama per Palazzo delle Aquile, sarà quasi impossibile ragionare serenamente su Palazzo d’Orleans e le regionali.
Sviluppiamo il concetto?
“Dovremmo lavorare per mettere insieme quello che ci unisce e mi pare che stiamo mettendo insieme, invece, le divisioni. Un peccato: a Palermo si vince facile con uno dei candidati in lizza. Ma rischiamo di perdere”.
Lei chi vorrebbe?
“Io stimo tutti, come ho chiarito. Ho un sincero apprezzamento per tutti. Ho mosso alcune obiezioni politiche al metodo con cui alcune di queste candidature si sono formate”.
Mi lasci indovinare, pensa all’ex rettore Lagalla. Indovinato?
“Non è un mistero che io sia critico nei confronti di chi trova la sponda in un partito nazionale per un progetto divisivo, con una evidente fuga in avanti. In altri tempi, un atteggiamento del genere si sarebbe definito politicamente immorale. Oggi è un bicchiere d’acqua fresca”.
Questioni di rancore personale?
“Assolutamente no. Roberto Lagalla resta una personalità importante che ha commesso un errore fondamentale. Non si corre da soli in questa maniera, picconando un valore come l’unità”.
Lei chi vedrebbe?
“Se devo proprio dire…”.
Dica.
“Francesco Cascio sarebbe un candidato convincente e lo sarebbe anche Carolina Varchi. Sempre nel quadro della condivisione nel centrodestra”.
Sì, ma come la mettiamo con Fratelli d’Italia che nemmeno partecipa al tavolo?
“Io lavoro, notte e giorno, perché questo accada, affinché ci sia l’occasione di incontrarsi tutti e di dare corso a una vittoria veramente a portata di mano, prima che si trasformi in sconfitta. Non è semplice, ma non mollo. A parte tutto, le amministrative, ognuno per sé, sarebbero il preambolo di regionali con scorie difficili da smaltire”.
Come si arriva alla concordia?
“Sarebbe un passo in avanti se i candidati fossero a disposizione, anche, per la in giunta. Noi riconosciamo a Forza Italia il ruolo di primo partito a Palermo, ma, davvero, rispettiamo tutti e devo fare un plauso a Francesco Scoma”.
Perché?
“Perché, riconfermando di essere in campo, ha detto che potrebbe rinunciare, se gli fosse chiesto dal suo partito, da Minardo o da Salvini. Un vero politico ragiona così, con uno sguardo collettivo”.
Ha sentito Dell’Utri su Lagalla e Cascio? Che ne pensa?
“Una voce stonata che, per carità, ha tutto il diritto di esprimere una valutazione sulle dinamiche politiche palermitane. Ma stonato mi sembra il suono. Milano è un po’ lontana da Palermo”.
L’area centrista ha un senso, come ipotesi, magari con Faraone e Ferrandelli?
“I margini ci sono. Fabrizio lo stimo, mi appare, però, costretto in un angolo da Calenda e da ‘Azione’. Davide e Matteo Renzi hanno più affinità con il centrodestra che con l’alleanza giallorossa. Faraone, oltretutto, ha intelligenza politica”.
Un consiglio finale?
“E’ necessario scendere dal piedistallo e lavorare per il bene comune. Noi non abbiamo chiesto niente, perché siamo corretti…”.
Ma?
“Se ci fossero le cosiddette primarie sul campo, saremmo costretti a mobilitarci per un nostro candidato sindaco. Tuttavia, se andremo in ordine sparso, sarà la sconfitta di tutti”.