Una dipendente del Cefop “trasferita” negli uffici del Garante per i diritti fondamentali dei detenuti. La vicenda, sotto certi aspetti inspiegabile, coinvolge due “entità” che negli ultimi mesi sono finite, in un modo o nell’altro, nell’occhio del ciclone. Il Cefop, tra i più grossi enti di Formazione professionale, è in amministrazione straordinaria, dopo lo stato d’insolvenza riconosciuto dai giudici, e dopo la verifica dell’esistenza di un “buco” da 82 milioni di euro.
L’Ufficio del garante dei detenuti, invece, era tra gli organismi regionali che avrebbe dovuto essere soppresso. Da tempo, a dire il vero. La norma, presente inizialmente nelle bozze di Finanziaria, ha subito però l’ennesima modifica. E nel maxiemendamento in discussione in Aula in queste ore, il Garante dei detenuti è stato “graziato”, ma diventerà una carica onorifica.
Insomma, storie assolutamente diverse, che hanno finito per incontrarsi. Con un provvedimento (il numero 422 del 19 marzo 2012) a firma dei commissari straordinari del Cefop, in risposta ad una richiesta formulata con protocollo riservato dal Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti. Con quel provvedimento è stato disposto, con decorrenza 20 marzo 2012, ‘il distacco’ di una dipendente dell’ente di Formazione, in servizio nello sportello polifunzionale di Carini, presso la sede dell’ufficio del Garante di Via Magliocco, a Palermo.
Una decisione che ha fatto saltare sulla sedia il capogruppo del Pd Antonello Cracolici, che ha anche depositato un’interrogazione all’Ars chiedendo la revoca di quella disposizione, considerata illegittima: “Non si comprende – scrive Cracolici – la ragione della sinergia tra l’ente di formazione in oggetto, quale soggetto privato, e le precipue finalità dell’ufficio regionale del Garante. Il provvedimento – prosegue il capogruppo del Pd – si configurerebbe come vero atto di favoritismo, stante che i compiti che la predetta dipendente Cefop è chiamata a svolgere non hanno alcuna rilevanza per le attività del Garante, ma, ancor più, sono da classificare attività meramente ordinarie che possono essere svolte dai dipendenti della Regione in servizio presso l’ufficio del Garante medesimo”.
Un organismo, quello facente capo a Fleres, insomma, nel quale i dipendenti possono tranquillamente svolgere quei compiti, anche perché “l’organico dell’ufficio del Garante, nelle sedi di Palermo e di Catania, – aggiunge Cracolici – a detta dello stesso Garante, senatore Fleres, risulta essere sovradimensionato, non si comprendono pertanto – prosegue – le ragioni per cui se ne debba aumentare ulteriormente il numero avvalendosi, peraltro, di personale esterno all’amministrazione regionale”.
Insomma, non solo la presenza della dipendente del Cefop è inspiegabile, ma sarebbe anche contraria alla legge, visto che nella sua interrogazione, Cracolici chiede allo stesso Fleres se “per l’assegnazione della dipendente Cefop, si sia avvalso delle disposizioni di cui all’art. 33 della l.r. 5/2005, che fa obbligo al medesimo, per la richiesta di personale, di utilizzare il potere di proposta da formulare al Presidente della Regione”. Se serviva del personale, specifica quindi Cracolici, Fleres avrebbe dovuto chiederlo a Palazzo d’Orleans, che avrebbe eventualmente “distaccato” un dipendente regionale.
Per questo, il capogruppo Pd chiede “in base a quale norma di legge il Garante abbia ritenuto di doversi avvalere della dipendente Cefop che ‘espleta il suo incarico presso i locali della sede dell’ufficio del Garante di Palermo‘; quali disposizioni normative abbiano indotto gli amministratori straordinari del Cefop ad autorizzare la predetta dipendente ad espletare il suo incarico di lavoro, anziché presso le sedi dell’ente di formazione, all’interno dell’ufficio del Garante per attività di orientamento formativo propria del Cefop, attività assolutamente normali – conclude Cracolici – che possono essere assolte senza avvalersi di trasferimenti presso uffici diversi dal Cefop”.