Massimo Russo chiude il reparto di Oncologia al Policlinico di Palermo. Stamane le corsie sono ancora aperte e affollate di medici e pazienti, in attesa che lunedì si insedi la commissione. Intorno alle undici, infatti, non è ancora arrivata nessuna notizia ufficiale della chiusura del reparto. Quello che i medici sanno lo hanno appreso dalla stampa, convocata da Massimo Russo nella sede del suo assessorato.
“Le irregolarità rinvenute dalla Commissione multidisciplinare ispettiva non avrebbero nessun riscontro nella realtà” secondo il primario Antonino Russo. “O almeno, secondo i sanitari, quanto contestato non riguarderebbe l’intera struttura, ma singoli casi”.
Dopo la bufera causata dalla morte di una paziente per un errore nella somministrazione della chemioterapia, il personale implicato è stato allontanato. Secondo il primario, le accuse sono state rovesciate sulla struttura quando, invece, le responsabilità sarebbero solo in capo ad alcune persone.
“La chiusura del reparto potrebbe mettere a rischio la salute dei pazienti, che hanno scadenze precise da rispettare per la somministrazione della chemioterapia” dice Antonio Russo, a capo del reparto che vede ricoverati tra i cinquanta e i sessanta pazienti al giorno.
Un’ombra, quella che si è abbattuta sul personale medico, che a sentire i pazienti andrebbe immediatamente spazzata via. “I medici sono molto vicini a noi”, dice Annamaria Brucato che dallo scorso dicembre si reca al Policlinico per la terapia. “Non ho mai sentito lamentarsi nessuno – dice la signora – in un altro posto non mi ci troverei: qua conosco tutti, non sarebbe la stessa cosa”.
“Non ci sarebbero problemi per un eventuale trasferimento” dice invece Vincenzo De Salvo, ma restano importanti i rapporti con i sanitari: “Sarebbe difficile cambiare le persone che mi seguono, col tempo nasce pure l’amicizia”.
Antonio Russo, divenuto primario il 9 febbraio, dice di aver richiesto immediatamente un processo di informatizzazione delle pratiche sanitarie e di allargare la sala d’attesa. Proprio quella che sarebbe al centro delle lamentele, secondo i pazienti e i loro parenti. Pochi posti a sedere e “l’assenza di qualche garza, che non credo che dipenda dagli infermieri” dice Maria Francesca, figlia di una delle pazienti. “Ma in Sicilia si sa, le strutture sono decadenti” afferma.