Centrodestra, scazzottate verbali tra Musumeci e Miccichè - Live Sicilia

Centrodestra, scazzottate verbali tra Musumeci e Miccichè

Accuse incrociate mentre a Roma si cerca la quadra.

PALERMO – Musumeci e Miccichè duellano senza esclusione di colpi. Nel centrodestra siciliano volano stracci. Ad aprire le danze è il presidente della Regione.

Musumeci non arretra

“Non mi farò delegittimare da chi ha già spaccato la coalizione due volte facendo vincere la sinistra, da chi oggi in Sicilia guida metà del suo partito e non si capisce cosa mi rimproveri”, dichiara Musumeci in un’intervista al Corriere della Sera. E rivendica il diritto a correre nuovamente. “Per me il centrodestra è un valore e un ideale. Se verrà diviso, ognuno si prenderà le proprie responsabilità”, dice Musumeci. “Questa situazione fa male al centrodestra” che “sta dando uno spettacolo indecoroso”, aggiunge. Secondo il governatore, “è innaturale mettere in discussione un presidente uscente se non ci sono fatti gravi. Se non dimostreranno che sono socio di Matteo Messina Denaro o che, a differenza di quanto mi risulta, esistono candidati più competitivi di me, no. Non ritirerò la mia candidatura”, ribadisce Musumeci. Di fronte a possibili dimissioni, il presidente siciliano dice che “se dovesse servire per ricompattare la coalizione” lo farebbe “domattina. In caso contrario non avrebbe senso. Almeno per ora”.

Miccichè e l’amarcord del 2012

Non si lascia attendere la risposta del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè che accusa Musumeci di non parlare con i partiti della propria maggioranza. E di ora in ora la tensione cresce. Un crescendo che porta a galla vecchie ruggini. Il nastro va riavvolto di una decina d’anni. Siamo nel 2012 e a spuntarla è il centrosinistra con Rosario Crocetta che gode delle spaccature degli avversari spaccati in due. Micciché sostiene ora che quella volta le forze autonomiste – Grande sud dello stesso Micciché, Mpa di Raffaele Lombardo e Alleanza siciliana – avevano individuato un candidato, lo stesso Musumeci, che aveva il gradimento di Berlusconi. L’intesa era stata trovata in casa di Micciché a Cefalù. Ma nel viaggio di ritorno Musumeci avrebbe ricevuto una chiamata da Angelino Alfano, allora coordinatore di Forza Italia, che aveva posto il veto sulla alleanza con Lombardo. A quel punto l’accordo saltava. “E non c’era – dice il presidente dell’Ars – un cretino disposto a candidarsi. Quella parte di cretino decisi di recitarla io. Mi sacrificai per salvare i nostri uomini. Senza la mia candidatura non si facevano le liste e i nostri non venivano quindi eletti. Musumeci racconta da dieci anni un film diverso. Ho sempre evitato di sbugiardarlo ma non può continuare a dire questa ‘minchiata’. È tutta colpa mia? No: non è colpa mia. Qualcuna magari l’ho avuta ma gravi colpe non sono riuscito a trovarne. Sono un uomo di principi che rispetta gli accordi”, ruggisce Miccichè che invita l’alleato-rivale a fare un bagno di umiltà. “Anche io avrei voluto candidarmi ma, quando ho capito che era una proposta divisiva, l’ho immediatamente ritirata – sottolinea -. Credo sia questo l’atteggiamento corretto per raggiungere una soluzione. Se tutti avessimo questo senso di umiltà, si troverebbe una soluzione in tempi brevissimi”. Parole come pietre nelle ore delicatissime nelle quali si cerca la quadra sulle amministrative di Palermo. Una partita che a cascata avrà inevitabili ripercussioni sul livello regionale e nazionale. 


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