CATANIA – Se lo meritavano i produttori, se lo meritavano le aziende, se lo meritava il vulcano, ce lo meritavamo noi: il ritorno in grande spolvero di Contrade dell’Etna, la tradizionale manifestazione dedicata ai vini del territorio. Dopo due anni di pausa dovuti alla pandemia, l’evento etneo, giunto alla XIII edizione, è andato in scena dal 2 al 4 aprile presso il Picciolo Etna Golf Resort di Castiglione di Sicilia.
3 giorni, 90 cantine, 7000 visitatori, circa 70 giornalisti da tutta Italia, 4000 bottiglie stappate per celebrare l’unicità del nettare dionisiaco etneo. L’edizione di quest’anno è stata aperta con il commosso ricordo di Andrea Franchetti, fondatore di “Contrade” nel 2008, scomparso prematuramente lo scorso dicembre.
La prima giornata, riservata a giornalisti e critici, è stata interamente dedicata a un approfondimento sull’Etna, con un’interessante intervento tenuto dal professor Attilio Scienza, uno dei massimi esperti di viticultura e miglioramento genetico della vite, nonché presidente del Comitato Nazionale Vini. Durante il suo discorso, il professore ha descritto l’Etna dei vini come «un grande mosaico» ma con «le tessere da ordinare». Scienza ha, infatti, sottolineato la necessità di creare uno storytelling condiviso, per raccontare al meglio l’eccezionalità di suolo, clima e vitigni di un territorio multiforme come quello dell’Etna.
Negli ultimi venti anni, il vulcano ha certamente visto una crescita esponenziale «con tanti imprenditori arrivati qui, attratti non solo da paesaggi straordinari, ma anche dall’alto potenziale di investimento», spiega Scienza. Una vitalità che ha generato «risposte del mercato molto favorevoli».
E i numeri lo confermano. «La produzione dell’ultima vendemmia – ha dichiarato Francesco Cambria, neo presidente del Consorzio Doc Etna – ha raggiunto i 34 mila ettolitri, superando i 32 mila ettolitri del 2019. Questo vuol dire che si torna a un imbottigliamento regolare: in crescita soprattutto i bianchi, oltre al Nerello Mascalese, il vitigno che ci ha resi famosi in tutto il mondo».
Sempre nel corso della prima giornata hanno avuto luogo quattro masterclass dedicate ai vini bianchi, rosé e rossi condotte da Federico Latteri, curatore della Guida dei Vini dell’Etna.
Le due giornate successive aperte non sono ai giornalisti ma anche al pubblico (giorno 3) e agli operatori del settore Ho.re.ca. (giorno 4), hanno registrato il tutto esaurito. I due appuntamenti sono stati dedicati, soprattutto, alla presentazione delle nuove annate en primeur e hanno segnato anche il debutto di nuove realtà vitivinicole.
Una tre giorni che ha confermato la costante crescita dell’Etna e del livello dei suoi vini: bianchi tesi, verticali e vibranti; rosé freschi, agrumati e sapidi; rossi eleganti e raffinati. Se, da un lato, alcuni mutamenti in ambito organizzativo – gestionale hanno fornito ai più amanti critici dell’ultima ora qualcosa di cui (s)parlare, Contrade dell’Etna si conferma, col suo clima di festa, condivisione e collaborazione un evento iconico non solo per il vulcano ma per la Sicilia intera.