Fucilate tra gli agrumeti: chiesta condanna all'ergastolo

Fucilate tra gli agrumeti: chiesta condanna all’ergastolo

Il pm Andrea Palmeri ha fatto due distinzioni nelle richieste di pena. Alla sbarra i guardiani Giuseppe Sallemi e Luciano Giammellaro.
CORTE D'ASSISE DI SIRACUSA
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CATANIA – Ergastolo per entrambi gli imputati. Ma con una netta differenza. È arrivata la requisitoria per il duplice omicidio della Piana di Catania, avvenuto il 9 febbraio 2020. Sono stati ammazzati a fucilate Massimo Casella e Agatino Saraniti. Ed è stato ferito Gregorio Signorelli, teste chiave del processo (ascoltato nella forma dell’incidente probatorio). I tre stavano rubando arance quando sono stati bloccati dal guardiano Giuseppe Sallemi, a cui si sarebbe aggiunto il settantenne Luciano Giammellaro. Il pm di Siracusa Andrea Palmeri ha chiesto la condanna nei confronti di Giuseppe Sallemi per i due omicidi e il tentato omicidio, mentre ha chiesto alla Corte d’Assise di Siracusa di condannare Giammellaro solo per l’omicidio del giovanissimo Agatino Saraniti (aveva solo 19 anni e stava per diventare padre) e di assolverlo dalle altre due accuse “per non aver commesso il fatto”.

Palmeri ha analizzato pezzo per pezzo le indagini della Squadra Mobile di Siracusa che hanno portato all’arresto dei due imputati. Ma è la testimonianza del catanese – unico superstite delle fucilate – Gregorio Signorelli a costituire il pilastro portante della ricostruire di quella notte di morte. I tre catanesi sono andati tra gli agrumeti di Lentini per rubare arance. Era notte. Giuseppe Sallemi si sarebbe accorto di quello che stava succedendo e li avrebbe prima inseguiti e poi bloccati. Sarebbe partita una discussione e sarebbe arrivato anche Luciano Giammellaro. Sallemi avrebbe fatto fuoco colpendo Casella e Signorelli. Quest’ultimo però è riuscito a scappare e nascondersi. Luciano Giammellaro avrebbe inforcato il fucile e ucciso il giovane Saraniti, che fuggendo lo avrebbe pregato di non farlo. Signorelli riesce a chiedere aiuto e farsi portare in ospedale a Catania. I cadaveri degli altri due, invece, sono stati trovati dai familiari l’indomani pomeriggio dopo ore e ore di ricerche.

L’autopsia, i test balistici, le testimonianze. Tanti i pezzi del puzzle che si sono composti nel corso del serrato dibattimento. Ma c’è stato anche l’esame di Giuseppe Sallemi, l’imputato ha raccontato la sua versione dei fatti che in alcuni punti non coincide con quanto raccontato dalla vittima catanese. Ma per il pm quella narrazione presenta molte ‘anomalie’.

Si torna in aula il 10 maggio per le parti civili. Ma entro maggio ci saranno anche le arringhe dei difensori.


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