Palermo, boss condannati: Borgo Vecchio, esempio e battaglia sociale

Palermo, mafia: Borgo Vecchio, ribellione e battaglia sociale

Dodici operatori parte civile nel processo chiuso con le condanne

PALERMO – La sentenza sulla mafia del Borgo Vecchio rappresenta un esempio. Esempio della capacità investigativa di controllare quasi in tempo reale le dinamiche mafiose, di celerità (il verdetto è stato emesso ad un anno e mezzo di distanza dal blitz), di risposta degli operatori commerciali.

In dodici, soprattutto imprenditori edili, hanno denunciato di essere stati vittima di richieste estorsive e hanno ottenuto un risarcimento danni. Lo Stato con loro (sono operatori non del Borgo Vecchio ma che nel territorio del rione palermitano stavano lavorando) ha dimostrato di essere capace di dare una risposta veloce dopo che le associazioni antiracket hanno supportato e accompagnato le denunce.

“Si è concluso un processo importante che ha visto la Fai e lo Sportello di Solidarietà coordinare un sistema di denuncia collettiva di sei imprenditori – spiegano gli avvocati Salvatore Forello e Valerio D’Antoni-. Quando il fenomeno del pizzo è contrastato da una risposta corale di imprenditori che lavorano nella stessa zona, la mafia non può che soccombere. Questa è la strada vincente che va perseguita senza se e senza ma”.

“La sentenza rappresenta un fatto senza precedenti: per la prima volta il fenomeno della denuncia collettiva vede coinvolto un cospicuo numero di commercianti e imprenditori nel quartiere Borgo Vecchio di Palermo”, aggiunge l’avvocato Salvatore Caradonna che assieme agli avvocati Maurizio Gemelli e Serena Romano ha seguito la vicenda per il comitato Addiopizzo.

“È stato grazie a un percorso di ascolto e sostegno portato avanti assieme alle vittime, in sinergia con magistrati e carabinieri – spiega – che è maturata la scelta di chi si è opposto e non si è piegato alle richieste di estorsione. Si è oramai consolidato un sistema di tutela e supporto in grado di assicurare le condizioni migliori nei confronti di chi denuncia. Oggi, come dimostrano le centinaia di storie di commercianti e imprenditori palermitani che hanno denunciato negli ultimi 17 anni grazie anche al nostro supporto – prosegue – ci si può opporre alle estorsioni persino in contesti difficili come Borgo Vecchio, senza esporsi e ricercare ribalte a cui invece fu costretto Libero Grassi”.

Resta il nodo irrisolto di fondo. Per avere definitivamente la meglio sulla mafia è la battaglia sociale che deve essere combattuta contemporaneamente alla repressione. “Se si vuole imprimere una svolta decisiva per superare fenomeni criminali ed estorsivi occorre che la politica investa su aree come Borgo Vecchio .- concludono dal comitato Addiopizzo – attraversate da profonde sacche di povertà e degrado e in cui diritti come quello alla casa, al lavoro, all’istruzione e alla salute restano un miraggio per molti. Non ci si può affidare soltanto al lavoro di magistrati e forze dell’ordine ma occorre che la politica crei un’alternativa sociale ed economica a Cosa nostra”.


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