CATANIA – Non solo la revoca della segretaria generale Rossana Manno, ma soprattutto la volontà di nominare come consulenti i dieci ex assessori della giunta guidata da Salvo Pogliese e perfino il tentativo di farsi annullare una multa a seguito di una sosta impropria in piazza Stesicoro, proprio sotto agli uffici delle Politiche comunitarie. Se il commissario straordinario Federico Portoghese fosse stato in aula consiliare, ieri sera, a partecipare al Consiglio comunale convocato per parlare dell’ipotesi della sua rimozione dall’incarico per l’assenza dei requisiti, si sarebbe trovato di fronte non un senato cittadino ma un plotone di esecuzione. Lo affronta, flemmatico, il vicecommissario Bernardo Campo, con la pacatezza di chi non c’entra nulla.
L’avvio del procedimento di revoca dell’incarico commissariale è solo l’ultimo strappo in una guerra che è cominciata con la decisione, da parte di Portoghese, di non volere più Rossana Manno come segretaria generale del Comune di Catania. Una scelta incomprensibile, per il senato cittadino che la apprende dalla stampa. Soprattutto a poche settimane dalla festa di Sant’Agata e a qualche mese appena dalle prossime elezioni amministrative. Come se non bastasse, il commissario Portoghese vieta poi ai dirigenti comunali di rilasciare dichiarazioni alla stampa senza autorizzazione. “Un bavaglio“, lo aveva chiamato il presidente del Consiglio comunale Sebastiano Anastasi, in un’intervista rilasciata a LiveSicilia.
Mentre queste tensioni crescevano e i malumori diventavano insopportabili, la scure del provvedimento dell’assessorato regionale agli Enti locali: essere stato direttore generale dell’università di Catania non è un titolo sufficiente per diventare il commissario di un Comune. Parere richiesto ad agosto e depositato all’inizio di gennaio. Portoghese ha tempo fino al 21 gennaio per presentare delle memorie per difendere la sua posizione, mentre decorrono i trenta giorni che porteranno alla revoca dell’incarico. Palazzo degli elefanti, se le cose rimarranno così, si appresta a essere senza sindaco e, pure, senza commissario.
L’ennesima “disgrazia”, la definisce qualcuno, in un quinquennio complicatissimo per sedere sugli scranni del municipio. Portoghese, però, in aula non ha nessuno che lo difenda. “Se una parte politica nomina un commissario – attacca Graziano Bonaccorsi del Movimento 5 stelle, primo firmatario della richiesta di una seduta straordinaria sulla difficile situazione amministrativa di Catania – allora quella parte non può permettersi di creare questo cortocircuito”. L’ex presidente della Regione Nello Musumeci, in soldoni, avrebbe dovuto essere certo che la sua nomina non venisse poi sconfessata dagli stessi uffici regionali.
“Fosse successo ai 5 stelle, ne avrebbe parlato perfino il New York Times. Invece sembra che questa notizia non interessi nemmeno a Roma“, prosegue il pentastellato. “La sensazione – aggiunge – è che ci sia qualcosa che non va. Anche la questione della dottoressa Manno… Io per primo ho avuto qualche conflitto con lei. Ma non ne capisco la sostituzione. Le cose sono due: o è stato commesso un gravissimo errore dal punto di vista amministrativo oppure c’è dietro qualche operazione politica. In entrambi i casi, noi non ne conosciamo i contorni”.
Le questioni politiche, però, sono in molti a respingerle. Invocando un’aula che non conti più maggioranza e opposizione: senza una giunta da sostenere o alla quale contrapporsi, che senso hanno le distinzioni nette? Da comprendere, però, ci sono faccende molto concrete: “Che fine fanno tutti gli atti deliberati dal commissario? Anche su temi delicati”, ricorda Luca Sangiorgio, capogruppo dei pogliesiani. Portoghese, da commissario anche della Città metropolitana, si è occupato del crac Pubbliservizi. E, in Comune, “anche in virtù di un suo certo dinamismo, ha portato avanti provvedimenti anche importanti. Decade tutto? Questo vogliamo sapere”, prosegue Sangiorgio.
Bisogna attendere Salvo Di Salvo, del Movimento per l’autonomia, però, perché vengano tirati fuori dai cassetti gli stracci da lanciare. Per prima, la pazza idea che avrebbe avuto Portoghese di nominare come consulenti in municipio gli ex assessori della giunta Pogliese. “Non sto inventando niente, ho i testimoni“, grida Di Salvo all’indirizzo di uno sbigottito Enzo Bianco, seduto poco distante. E poi la questione della multa che il commissario avrebbe preso in pieno centro storico. “Ha chiamato il presidente di Amts Giacomo Bellavia, gli ha detto il classico «Lei non sa chi sono io» – aggiunge Di Salvo – Chiaramente ha assunto un ruolo, che non gli compete”. Il ruolo del politico, intende il consigliere autonomista.
“È diventata una farsa”, chiosa Santi Bosco, presidente della commissione Bilancio, ribadendo una mancanza di stima nei confronti di Federico Portoghese già più volte enunciata. “Non è stato all’altezza del suo ruolo”, è il più diplomatico commento di Giuseppe Gelsomino, di Prima l’Italia. Due ore di interventi e varie dichiarazioni di altrui inadeguatezza dopo, l’aula vota due mozioni e un ordine del giorno. La prima, proposta da Orazio Grasso e da tutto l’Mpa, diffida il commissario a compiere attività diverse dagli atti strettamente necessari all’ordinaria amministrazione del municipio, “al fine di evitare vizi di legittimità”. Approvata con venti voti favorevoli su venti presenti. La seconda mozione è simile alla precedente, e in più chiede a prefettura e Regione di impegnarsi per trovare nel più breve tempo possibile un nuovo commissario, al fine di “garantire la continuità amministrativa e tutelare gli interessi dell’ente comunale”.
L’ordine del giorno, invece, è lo strumento scelto dal Movimento 5 stelle e da altri consiglieri per chiedere alla prefettura l’istituzione di un tavolo per il monitoraggio “delle fasi più delicate dell’attuale crisi”. Con 14 voti favorevoli su 21 presenti, e sette astenuti, il Consiglio comunale approva. Resta nell’aria, tra il serio e il faceto, una domanda alla quale nessuno sa ancora dare risposta: “Chi dovrà salire, il 3 febbraio, sulla Carrozza del Senato?“.