Annunciando la riforma fiscale il governo ha attivato un processo di riforma che tutti gli italiani attendono ma i cui confini sono ancora tutti da definire. Non sono stabilite le nuove aliquote, anche se già iniziano a circolare ipotesi sui valori, ma ci sono già le linee guida che definiranno il nuovo assetto fiscale.
Tempi e procedimento
Occorre anzitutto dire che quello varato dall’esecutivo nazionale è un disegno di legge delega. È quindi una proposta legislativa che regola principi e indicazioni che va approvata dal Parlamento. L’organo legislativo a sua volta darà indicazioni definitive al governo su come deve essere il Fisco conferendo a Palazzo Chigi il potere di adottare i decreti legislativi che poi definiranno la materia. Questo processo durerà circa due anni. La legge infatti autorizza il governo ad adottare i decreti legislativi entro 24 mesi.
Irpef
La tassa che interessa tutti i contribuenti è l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che stando alle prime indiscrezioni dovrebbe passare da cinque scaglioni a tre.
Attualmente il primo scaglione è per il reddito fino a 15mila euro e l’aliquota è del 23 per cento. Fermo restando l’applicazione allo scaglione precedente dell’aliquota base, il secondo scaglione tassa il reddito da 15 a 28mila euro con il 27 per cento. Segue il terzo scaglione che tassa la parte incrementale del reddito da 28 a 55mila euro con l’aliquota del 38 per cento, il quarto scaglione che tassa i redditi da 55mila a 75mila euro con un’aliquota del 41 per cento e infine i redditi superiori a 75mila euro che vengono tassati al 43 per cento.
Da quanto affermato dalla premier Giorgia Meloni al congresso della Cgil una tra le idee è quella dell’ampliamento del primo scaglione con un aumento della platea tassata al 23 per cento. c’è quindi chi asserisce che il piano dovrebbe essere questo. Fino a 28mila euro di reddito, si paga il 23% con un’esclusione di una fascia più bassa di no tax area. Da 28mila a 50mila euro di reddito, si paga il 35%. Oltre i 50mila euro di reddito, si paga il 43%
Quali che saranno i numeri definitivi, i principi della riforma resi noti dal governo sono poi:
- l’individuazione di una unica fascia di esenzione fiscale e di un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto, privilegiando, in particolare, l’equiparazione tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione;
- il riconoscimento della deducibilità, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato;
- la possibilità per tutti i contribuenti di dedurre i contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito di categoria e, in caso di incapienza, di dedurre l’eccedenza dal reddito complessivo;
- l’applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e relative addizionali con aliquota agevolata su una base imponibile commisurata all’incremento del reddito del periodo d’imposta rispetto al reddito di periodo più elevato tra quelli relativi ai tre periodi d’imposta precedenti, con possibilità di prevedere limiti al reddito agevolabile e un regime particolare per i redditi di lavoro dipendente che agevoli l’incremento reddituale del periodo d’imposta rispetto a quello del precedente periodo d’imposta;
- la conseguente complessiva revisione delle tax expenditures (attualmente 600 voci e 125 miliardi di spesa).
L’imposta sulle società e le grandi imprese
Per quanto riguarda le imprese è prevista una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe e assume. Meloni ha spiegato che l’obiettivo è una tassa al 15 per cento così da evitare che le imprese italiane abbiano uno svantaggio competitivo se dovesse essere approvata la tassa minima globale per le imprese internazionali.
La riduzione dell’Ires, sarà sottoposta a condizioni. Devono essere rispettate, entro i due periodi d’imposta successivi a quello nel quale è stato prodotto il reddito, entrambe le seguenti condizioni:
- una somma corrispondente, in tutto o in parte, al detto reddito sia impiegata in investimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati, e in nuove assunzioni;
- gli utili non siano distribuiti o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’attività d’impresa.
Irap e riscossione
La riforma dispone poi una revisione organica dell’Irap volta all’abrogazione del tributo. Si immagina quindi la contestuale istituzione di una sovraimposta Ires così da assicurare un equivalente gettito fiscale, per garantire il finanziamento del fabbisogno sanitario e il finanziamento delle Regioni che presentano squilibri di bilancio sanitario o che sono sottoposte a piani di rientro.
Un capitolo a parte avrà la riscossione. Con l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva.