PALERMO – “Da mesi denunciamo insieme con le organizzazioni sindacali la grave crisi che non è solo economica in cui versa la Sicilia. Stiamo rischiando seriamente l’implosione del sistema produttivo con gravi conseguenze anche sul piano della coesione sociale. Ciò va scongiurato con iniziative concrete sia a livello regionale che soprattutto da parte del Governo nazionale che conosce bene la situazione della Sicilia”. Lo dichiarano Salvo Ferlito, presidente di Ance Sicilia ed Antonello Montante (nella foto), presidente di Confindustria Sicilia. “Le imprese non possono essere stritolate dalla morsa dei crediti vantati nei confronti della Regione e degli enti locali – aggiunge Montante –, occorre mettere in atto concreti strumenti ed azioni per consentire alle aziende private che forniscono beni e servizi alla P.A. di pagare correntemente le retribuzioni ai propri dipendenti. Il problema investe molti settori, ma in particolare quello che sta pagando il prezzo maggiore è il settore edile che non riesce a riscuotere la massa di crediti che vanta nei confronti delle più svariate amministrazioni pubbliche per lavori realizzati o in corso d’opera che stanno letteralmente mettendo in ginocchio un intero comparto. Ed a mio avviso se non facciamo ripartire il settore edile che muove un insieme di altri comparti, cemento e manufatti, impiantistica, marmo e piastrelle, acciaio, trasporti, macchine operatrici, sarà difficile far ripartire l’economia”.
“I crediti vantati dalle imprese edili superano ormai 1,5 miliardi di euro – secondo Ferlito, che ha curato un analitico monitoraggio attraverso le sezioni edili provinciali ed il centro studi nazionale –. Non riusciamo più a mantenere i livelli occupazionali di quelle aziende che hanno lavori in corso d’opera o consegnati, ma non vengono pagate. Dal 2008 al primo semestre 2012 il settore ha perso qualcosa come 46.300 occupati (che corrispondono a -30% in termini percentuali) e circa 30.000 nell’indotto, ed ha registrato il fallimento, nello stesso periodo, di 475 imprese. Capisco che ci avviamo ad una campagna elettorale per il rinnovo dell’Assemblea regionale e che abbiamo un Governo regionale che fino al 28 ottobre si occuperà solo dell’ordinaria amministrazione. Certamente però le imprese non potranno attendere il 2013 per sapere quando potranno riscuotere i loro crediti, mentre in Europa le imprese vengono pagate a 60 giorni. Nel frattempo le nostre imprese dovranno pagare i propri dipendenti, pagare i contributi previdenziali, pagare le imposte e magari ricevere una cartella esattoriale per avere ritardato di qualche settimana un’imposta o qualche tassa e riscuotere i loro crediti dopo 400 giorni, se non di più come in alcuni casi che ci sono stati segnalati”.
“Ho l’impressione – conclude Montante – che ancora non ci si renda a pieno conto della gravità della situazione che il presidente Ferlito ha ben rappresentato o che non si abbia piena consapevolezza che siamo di fronte all’implosione di un sistema produttivo, considerato che il tema dei ritardi di pagamento investe anche altri settori. Bisogna assolutamente interrompere il corto circuito per dare nuova linfa al sistema delle imprese. È da lì che dobbiamo ripartire. Se non arrivano concreti segnali di fiducia alle imprese, che è l’antidoto principale per superare le crisi, come ci insegna la storia economica, sarà molto complicato uscirne. Mi auguro altresì che si smetta di strumentalizzare situazioni del tipo deroghe al patto di stabilità per stabilizzare i precari. Non è più tempo di illusioni né di demagogia”.