PALERMO – La pena diventa più pesante. Piero Alberto Mulè è stato condannato a 23 anni, 6 mesi e 24 giorni contro i 16 del primo grado. In appello regge l’aggravante dei futili motivi al processo per l’omicidio di Paolo La Rosa, avvenuto nel 2020 a Terrasini al culmine di una rissa davanti a una discoteca.
Fu Mulè ad accoltellare La Rosa, nel febbraio 2020 all’uscita della discoteca “Millenium”, ma ha sempre detto di avere agito per difendersi. Una telecamera riprese gli ultimi istanti di vita del ragazzo.
I familiari di Paolo, che aveva soli 21 anni, erano parte civile con l’assistenza degli avvocati Massimo Motisi, Salvatore Palazzolo e Toni Palazzotto. Parte civile anche i Comune di Cinisi e Terrasini e, circostanza molto rara, gli amici di Paolo che tentarono invano di soccorrerlo, con l’assistenza degli avvocati Paolo Grillo e Gaspare Sassano.
A tutti la Corte ha riconosciuto una provvisionale per il risarcimento dei danni. La sentenza era stata appellata dalla Procura generale e dall’avvocato Massimo Motisi.
La contestazione dei futili motivi aveva impedito all’imputato di accedere al rito abbreviato. Un audio su Whatsapp ricostruì i fatti: “… arrivò sto Paolo La Rosa e andò ad acchiappare subito a Filippo… gli va a dare quattro pugni in faccia a Filippo… ha uscito quel coltello picciotti, gli ha tagliato la giugulare a giro a giro, due coltellate nella pancia”.
Secondo la parte civile, invece, Mulè era solito cercare lo scontro. Era già accaduto altre volte. Ed era armato, cosa che avrebbe dato forza alla tesi dell’azione deliberata e non della rissa finita in tragedia.