ROMA – Parziale retromarcia di Giuliano Amato sulla strage di Ustica. “Io ho solo rimesso sul tavolo una ipotesi, già fortemente ritenuta credibile, non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità: non altro”, dice l’ex premier scrivendo al quotidiano ‘La Verità’ che gli ha posto una serie di domande dopo la sua intervista a ‘Repubblica’.
Amato: “Non ho detto nulla di nuovo”
“Io – ribadisce Amato – non ho raccontato nulla di nuovo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni. Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare. Gli anni passano, le famiglie sono lì convinte che la verità non sia ancora venuta fuori e i testimoni rimasti possono andarsene presto. Come può capitare a me, vista la mia età”.
Il nodo Gheddafi su Ustica
L’ex premier riconosce poi che “su chi informò Gheddafi è ben possibile che ci sita stata confusione di date, fra l’ ’86 (quando fu Craxi) e l’ ’80, quando, secondo Luigi Zanda (ex portavoce di Cossiga, ndr) oggi, furono i servizi. Onestamente non riesco a dire se la confusione l’ho fatta io o se l’ha fatta chi mi parlò di Craxi come informatore di Gheddafi”. Nega, infine, di aver avuto con le sue parole il fine di creare problemi all’Esecutivo Meloni nei rapporti con la Francia. “No, davvero, nessuna intenzione di creare difficoltà al Governo. Perchè mai?”, risponde.