Un anno fa chiedemmo al presidente della Regione Siciliana appena eletto, Renato Schifani, che idea avesse della Sanità pubblica in Sicilia. La risposta, indirettamente, arrivò il giorno delle sue dichiarazioni programmatiche all’Assemblea Regionale Siciliana. Una risposta che non ci piacque per niente.
Quel richiamo ai privati
Riporto un passaggio del discorso di Schifani dinanzi ai deputati di Sala d’Ercole: “La nuova sanità dovrà guardare senza riserve al privato convenzionato, sia ospedaliero che diagnostico, nella consapevolezza che l’assistenza sanitaria costituisce una pubblica funzione, al di là del soggetto che la eroga, sia pubblico che privato… Soltanto cosi potremo anche abbattere le inaccettabili liste di attesa cui sono sottoposti molti pazienti che chiedono ed hanno diritto ad una indagine strumentale e diagnostica immediata per la scelta della terapia”.
Ci sembrò singolare che l’incipit del suo intervento sulla Sanità fosse marcatamente rivolto ai privati convenzionati, quasi a condannare il pubblico a una condizione di eterna insufficienza nell’affermazione del diritto dei cittadini, costituzionalmente garantito, alla salute. In quell’occasione (vale ovviamente anche adesso) ribadimmo che non abbiamo nulla contro i privati che operano nel settore sanitario, anzi, però non accetteremo mai una sorta di resa rispetto alle gravi carenze nella sanità pubblica, dalla mancanza di personale alla progressiva riduzione dei posti letto.
La sanità di prossimità della Fiera
Durante l’emergenza Covid la struttura che operò alla Fiera del Mediterraneo per la somministrazione dei vaccini diede una dimostrazione pratica del concetto di sanità di prossimità, pronta a soddisfare le esigenze degli utenti. Ora, è un ritornello ricorrente chiunque sieda a Palazzo d’Orleans, si parla dell’ennesima riforma della Sanità sicula; circolano bozze, appunti e appuntini unitamente a smentite, precisazioni e polemiche. Non entro nel dettaglio, preferisco attendere un disegno di legge regolarmente esitato dalla Giunta regionale, piuttosto mi preme capire in quale direzione stiamo andando.
La principale polemica riguarda un paventato aumento delle poltrone, una riorganizzazione delle Asp e degli enti ospedalieri, definita la vera soluzione a numerose criticità presenti, senza che vi siano delle argomentazioni documentate, comprensibili pure ai non addetti ai lavori, almeno sulla carta. In realtà, il declino della Sanità pubblica (riguardante l’intera Italia), assai pesante soprattutto nel Sud, altro che autonomia differenziata, non ci pare essere la prima preoccupazione del governo e delle istituzioni regionali.
Spiegateci il pronto soccorso…
Per favore, non riempiteci la testa di parole altisonanti, voi dovete invece spiegarci, “terra terra”, come intendete eliminare l’inferno dei pronto soccorso, il dramma delle liste d’attesa, come intendete intervenire sulle semivuote piante organiche del personale medico e infermieristico, sull’accorpamento dei reparti con conseguente riduzione dei posti letto, sulla distribuzione dei servizi di cura e assistenza sul territorio (specialmente nelle zone disagiate). Di tutto il resto, perdonate la franchezza, non c’importa un fico secco. Ciò che importa alla gente, alle famiglie è non vivere l’angoscia che inevitabilmente ti assale al solo pensiero di dover varcare la soglia di un pronto soccorso siciliano, di dover sottoporti a un accertamento diagnostico o strumentale, a un ricovero.
Signori governanti e deputati regionali, al di là dell’attivismo compulsivo da voi mostrato nei momenti in cui bisogna nominare i vertici di aziende e nosocomi, siete finalmente in grado di spazzare via questa angoscia opprimente dal cuore dei cittadini? Ecco la domanda che chiunque vi porrebbe.