PALERMO- Il male rosanero – ormai non si capisce come altrimenti dovremmo chiamarlo – è un materiale vischioso che si appiccica alle partite, alla classifica e dunque ai sogni. Per mandare il cuore dei tifosi in un limbo sportivo che annoia e deprime. C’era stato il lampo di Lucioni contro la derelitta Ternana? Ed ecco poi subentrare quell’inerzia ormai nota, con l’avvilimento che conduce a un inutile pareggino. Un copione già scritto e troppo spesso messo in scena da interpreti con poca fantasia.
Il male rosanero si riflette nelle parole del dopo partita di un sempre più stralunato Eugenio Corini. Gli vogliamo bene, lo incoraggiamo a fare meglio (peggio sarebbe dura), però la consueta ripetizione di concetti un po’ evasivi accresce il malessere. Il continuo richiamo ai valori, in sé sacrosanto, la descrizione di dinamiche calcistiche su cui molti sono in disaccordo, la stessa ammissione che “manca qualcosa” (ma dai!)… Potremmo sovrapporre queste dichiarazioni alle altre e trovarle perfettamente coincidenti. Il Palermo gioca male, non riesce a gestire nemmeno una gara che si presentava non impossibile e offre di sé una visione sconfortante. Mentre l’allenatore sembra uno studente un po’ refrattario al libro che giustifica la mancata preparazione, spiegando di essere stato rapito dai marziani… (negli anni Ottanta succedeva).
Il male rosanero è una patologia sportiva che chi ama il Palermo conosce bene e che ha avuto diverse edizioni. Ci sono stati momenti durissimi, catastrofi e abissi. Tuttavia, questo indolente ‘vorrei ma non posso’, alla lunga, sta rosicchiando una passione dai colori ormai opacizzati. Perché si ha quasi l’impressione che, in fondo, la quiete della mediocrità sia considerata un valore. Ora, il palermitano è tutto fuorché mediocre. Accetta l’inferno, sperando nel Paradiso. Il purgatorio non è adatto ai colori estremi che rappresentano, innanzitutto, la nostra anima, prima che la maglia.
Il male rosanero è sotto gli occhi di tutti. Con questi passettini incerti non si va da nessuna parte. Non eludiamo il punto cocente. Sappiamo che Corini, a Palermo, oggi, è popolare quanto l’arancinO. Gli appassionati ne invocano l’esonero. La società nicchia. Noi ci limitiamo a esprimere un concetto normalissimo: qualcuno faccia qualcosa, qualunque cosa, purché sia fatto. Il male rosanero sta uccidendo l’entusiasmo di un popolo. E non si può permetterlo.