MESSINA – Quella di Salvatore Carnevale, nato a Galati Mamertino, sui Nebrodi, il 23 settembre 1923 e freddato dalla mafia a Sciara (in provincia di Palermo) il 16 maggio 1955, è una tessera di un tragico mosaico di uccisioni e stragi mirate che, dal secondo dopoguerra, segnarono con quella del movimento contadino e sindacale siciliano la storia nazionale d’Italia.
L’eliminazione di tanti sindacalisti e attivisti della sinistra fu il segno di un potere mafioso che voleva stroncare alla radice le grandi organizzazioni sociali, le lotte bracciantili per l’ottenimento delle terre, ogni difesa dei diritti sul lavoro, schierandosi apertamente con uomini e parti politiche che puntavano a salvaguardare gli antichi privilegi del latifondo.
Salvatore Carnevale: il ricordo
Ricordare la nascita, più che la morte, di Salvatore Carnevale vuol essere un alto invito a non dimenticare, anzi a continuare la grande battaglia che, con l’amoroso sostegno della madre Francesca Serio, egli condusse per difendere i lavoratori come i diritti che, oggi più che mai, in una contemporaneità fatta di finzioni, distrazioni e virtualità, rischiano di essere cancellati.
Ricordare Salvatore Carnevale a cent’anni dalla nascita è anche un modo per rendere giustizia storica e morale a chi, come tantissime altre vittime della mafia (dai morti di Portella della Ginestra a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) giustizia ancora non ha avuto.
A dimostrare come quella di Salvatore Carnevale sia stata, più che un’utopia, un’eccezionale e ancora attualissima lezione di giustizia civile e libertà, saranno illustri intellettuali quali lo storico Antonio Baglio, il pedagogista, fotografo e scrittore Franco Blandi – autore dello straordinario romanzo La madre. Francesca Serio (2018) – come gli antropologi Ignazio E. Buttitta, Mario Bolognari, Mauro Geraci e Marcello Mollica, a vario titolo studiosi importanti di storia sociale e culturale siciliana.
La memoria
Memoria, quella di Salvatore Carnevale, sin dall’inizio fatta propria anche dal mondo letterario, cinematografico e poetico-musicale, dal Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali di Ignazio Buttitta a Le parole sono pietre di Carlo Levi, da La ballata di lupara del cantastorie Franco Trincale al primo film dei fratelli Taviani Un uomo da bruciare, fino a Turiddu del poeta di Aliminusa, Giuseppe Giovanni Battaglia e a La madre di Franco Blandi. Repertorio che, per l’occasione, sarà Mauro Geraci – studioso riconosciuto anche come attento interprete e continuatore dei cantastorie siciliani – a riproporre assieme a Francesca Busacca (Presidente dell’Associazione culturale Busacca di Paternò), alla folksinger Oriana Civile e all’attrice sciarese Liliana Sinagra, vicepresidente dell’Associazione culturale Nella valle dei racconti nell’area del Torto.
La pittrice Carmen Busacca presenterà al pubblico il cartellone, ricostruito sulla base dei pochi documenti esistenti, del Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali che il poeta Ignazio Buttitta, all’indomani dell’attentato, compose proprio per la voce del grande cantastorie di Paternò, Cicciu Busacca.