E così, anche per quest’anno, le Festività di fine anno sono passate. Abbiamo traversato il mare dei ricordi, dei rimpianti e dei rimorsi. Ci siamo inerpicati nei sentieri scoscesi della scelta dei regali e dei menù. Abbiamo riascoltato al telefono voci care, vicine e lontane, che probabilmente torneremo ad ascoltare tra un anno esatto. Tra i riti canonici della liturgia delle Feste da qualche anno se ne è infiltrato uno che, a mio parere, toglie agli auguri di “Buon Natale” e “Buon Anno” gran parte del loro significato più profondo. Che spesso riesce ad ottenere l’effetto opposto rispetto a quello per cui è stato concepito. Mi riferisco all’ormai radicata consuetudine di inondare le caselle di posta elettronica o i cellulari della “persona cara” con messaggi impersonali o anonimi.
È facilissimo, funziona come una catena di Sant’Antonio: ricevi insieme ad altri un messaggio di posta elettronica da qualcuno che magari conosci per caso e che ti ha incluso nella tua rubrica e con la funzione “rispondi a tutti” invii gli auguri Urbi et Orbi. Come il Papa. E poi il tormento degli SMS che ti giungono a decine grazie alle promozioni delle compagnie telefoniche e alla funzione di invio a tutti i nominativi della rubrica dei cellulari, cosicché il “problema” degli auguri è risolto rapidamente e a costo zero con il semplice movimento di un dito. Per non parlare di coloro che neppure si firmano ritenendo che tu debba per definizione aver salvato nella rubrica del tuo cellulare ciascuno dei loro due o tre numeri, dettaglio che ti consentirebbe di dare un nome e un volto a chi, volutamente o casualmente, ti ha pensato.
Pur sapendo che forse qualcuno dei mittenti si offenderà, dico subito che non mi piace questo consumismo dell’augurio a buon mercato. Di tempo e di denaro. Meglio non fare gli auguri che mandare il solito “Buon Natale a te e famiglia”, magari senza neppure la firma e, già che ci siamo, con l’aggiunta del “Buon anno” per evitare il fastidio di dover ripetere la stessa operazione a distanza di una sola settimana.
Preferisco essere dimenticato che essere ricordato solo perché il mio nome è in una mailing list ed il mio numero in una rubrica telefonica. E non mi scuso affatto per non aver risposto alla maggioranza di quei messaggi. Perché non ci vuole poi tanto, per chi è dotato di cervello e di cuore, ad elaborare un pensiero che sia solo per me e non uguale per tutti. E, se proprio non riesci a scriverlo solo per me, il tuo “Buon Natale e felice anno nuovo” dimmelo a voce in modo che io possa percepire tutto il tuo calore. O il tuo “Buon Natale” vuol dire davvero “Buon Natale”, oppure non vuol dire niente. E se davvero auspichi che il mio nuovo anno sia, come sempre, migliore di quello che è appena finito inizia tu stesso a contribuire al miglioramento. Evita di farmi, come l’anno scorso e l’anno prima, i soliti auguri di plastica.