PALERMO – “Chi come me vive sulla propria pelle il dramma del precariato scolastico, ma è animato da estremo amore verso questo mestiere, sa quanto sia difficile muovere i primi passi nell’insegnamento in Sicilia, riuscire a fare esperienze dietro la cattedra senza dover emigrare al Nord. È il motivo per cui ho accettato le condizioni”.
È una delle tante, oltre cento, testimonianze di docenti e impiegati amministrativi raccolte dai carabinieri della compagnia di Cefalù. Sono divenute l’ossatura dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Patrizia Ficicchia, 60 anni, presidente del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale “La Rocca di Cefalù”. La coop gestiva gli istituti superiori paritari: Scicolone di Cefalù e Ariosto di Termini Imerese
Secondo la Procura di Termini Imerese, il personale sarebbe stato costretto a restituire “sotto banco” lo stipendio che aveva incassato e lavorare più ore del previsto. Sarebbe stato questo l’accordo preliminare per essere assunti. “Ho restituito tutta la mia retribuzione – ha aggiunto un altro docente – mi hanno detto che non mi pagavano, che avrei dovuto lavorare gratuitamente altrimenti sarei rimasto fuori dall’insegnamento”. A volte veniva fatta firmare una scrittura privata per evitare soprese, ma la traccia della richiesta di restituzione delle retribuzioni è rimasta nei messaggi di una chat.
“L’ho fatto e lo continuo a fare per poter avanzare nella graduatoria scolastica per acquisire punteggio – ha messo a verbale un impiegato del personale Ata -. L’istituto conosce bene questa nostra esigenza quindi fa leva sulla nostra situazione di disagio”.
Qualcosa è cambiata dopo che a scuola hanno saputo dell’inchiesta nata dallo sfogo raccolto da un carabiniere libero dal servizio. Nel corso di una perquisizione a casa degli indagati e a scuola sono state trovate le buste con i soldi che sarebbero stati restituiti dai dipendenti.