La questione essenziale, nel titolo, l’abbiamo posta in forma naturale di domanda. Un interrogativo che riguarda la percezione di tutti. Per più di uno, la risposta potrebbe lampeggiare – e senza chiacchiere – in senso drammaticamente affermativo. Altri, invece, si concentrerebbero su qualche innegabile passo in avanti.
Al netto della vergogna dei Rotoli, finalmente risolta, considerando un po’ di asfalto in più per le strade, si potrebbe, tuttavia, dire che la città di Roberto Lagalla sindaco e la città di Leoluca Orlando sindaco, il famoso SinnacOllanno, restano, al momento, pressoché sovrapponibili, nel contatto brutalmente quotidiano che offrono.
Entrambe invivibili. Entrambe sgarrupate e carenti di servizi. Entrambe sporchissime. Entrambe ricolme di munnizza e ciaffico, senza ristoro (per una analisi dello stato delle sfide in atto, rimandiamo a un articolo del nostro Roberto Immesi, in copertina una foto d’archivio).
I passi in avanti, certo. C’erano le cataste di bare ai Rotoli e non ci sono più, l’abbiamo scritto ed è stato un successo superare l’emergenza. Tuttavia, quello scempio trascorso non rappresenta un parametro pienamente disponibile. Le catastrofi non si conteggiano nel giudizio della normalità.
Si sta procedendo con le strade e con i marciapiedi. L’assessore ai Lavori pubblici Totò Orlando, nel suo colloquio con LiveSicilia.it, ha raccontato un programma ambizioso che ha bisogno di tempo. Bene, verificheremo.
Ma quali saranno le conseguenze di lavori assolutamente necessari sulla circolazione stradale, in autunno? C’è o verrà un piano di contenimento dei disagi? Come essere fiduciosi se, già adesso, rimaniamo quotidianamente impigliati nel caos, con pochi vigili in giro?
L’impatto immediato di ogni mattina – ecco il succo del ragionamento – non è troppo diverso dallo shock qualche anno fa. Usciamo da casa, noi palermitani, e ci troviamo alle prese con un ambiente nemico, con un labirinto maleodorante e invalicabile. La rassegnazione non cambia. Il turbamento, per i più sensibili, è lo stesso di allora.
C’è il perenne bubbone munnizza, con le precarie condizioni della Rap, che sta trascinando velocemente verso il basso l’indice di gradimento dell’amministrazione. I turisti fotografano i cassonetti stracolmi: il nostro biglietto da visita.
C’è la violenza per le strade. Le statistiche affermano che non siamo messi peggio di altri? Conta di più il giudizio di chi respira un’aria insicura, tra risse e spaccate.
Il sindaco Roberto Lagalla ha vinto le elezioni anche perché si è accreditato come un personaggio opposto rispetto al suo predecessore, nel cono d’ombra di un brutto ultimo mandato. Un sindaco concreto e non retorico. Un politico ‘del fare’ – amministratore più che condottiero – in grado di capovolgere le condizioni disastrose di Palermo. Sul punto sarà valutato.
Non si risolve un dramma municipale in due anni, d’accordo. Ma, in diverse occasioni, chi vive la città ha l’impressione che troppo poco sia cambiato, nonostante tutto. E che la Palermo di Roberto sia (quasi) la stessa di Leoluca, per un beffardo inciampo del destino.