PALERMO – “Non ha luce qua… e abbiamo controllato tutte cose… sono sceso giù ..sono salito qua…ma luce non ce n’è” diceva al telefono Antonio Pirrotta a Salvatore Vitale, entrambi arrestati nel del blitz allo Zen.Gli spiegava come manovrare il contatore manomesso “Eh…l’ha abbassato l’interruttore quello alzato…ed ha alzato quello abbassato”. Vitale, infatti, era l’addetto alla manutenzione dei contatori e degli autoclave. Era l’unico in grado di manovrare “i tracchiggi” in caso di problemi o guasti. E a lui si rivolgevano tutte le famiglie che pagavano la tassa mensile a Cosa nostra che garantiva loro servizi e “tranquillità”.
A parlare delle forniture di luce e acqua conrollate dal clan è anche Giuseppe Covello al quale l’anno scorso sequestrano il libro mastro dei condomini: “Fai una cosa Giò ci puoi andare all’autoclave”, diceva a Giovanni Di Girolamo che rispondeva: “Si e stacco tutte cose”.Ancora Covello: “No devi levare quel filo di là devi levare”.
Dalle intercettazioni emerge il controllo capillare di due interi padiglioi da parte di Cosa nostra. Un controllo smascherato anche dalel dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
ll businnes è lì dentro, allo Zen 2, a loro arriva una fonte che ci arriva una persona: sai, c’è una casa vuota da un mese, siccome loro hanno il potere che non si spaventano di nessuno… loro arrivano, scassano la casa e ci mettono i fili. Così il pentito Salvatore Giordano descriveva il ruolo dei fratelli Franco e Domenico Mazzè. Di quest’ultimo un altro pentito Sebastiano Arnone racconta le pressioni esercitate su una donna per farle lasciare la casa in cui viveva: “L’hanno pressata, le hanno dato qualche 5 mila euro, la casa era grandissima proprio, gli hanno dato 5 mila euro e si sono presi la casa, l’hanno ristrutturata e se la sono rivenduta”.