Palermo, "sedotta e truffata", noto imprenditore deve risarcirla

“Sedotta e truffata”, imprenditore “sparisce” con i soldi: deve risarcirla

La donna ha subito un danno da 50 mila euro

PALERMO – A fare appello contro l’assoluzione è stata solo la parte civile. Niente condanna alla reclusione dunque, ma l’imputato dovrà risarcire con 50 mila euro la donna che avrebbe sedotto, abbandonato e truffato. Lo ha deciso la Corte di appello di Palermo presieduta da Raffaele Malizia.

In primo grado l’imprenditore Gaspare “Gheri” Mancuso era stato assolto. La Procura non ha impugnato la sentenza. Lo ha fatto la presunta vittima, Laura Mancuso (tra di loro c’è solo un’omonimia), e dunque solo limitatamente agli effetti civili.

Era stata la donna nel 2015 a denunciarlo. Aveva iniziato a fiutare qualcosa ma raggelò di fronte all’ultimo di una lunga serie di messaggi: “Casini infiniti sarò denunciato dallo Stato per residenza fittizia all’estero”.

Fino all’ultimo non non voleva crederci ed invece il suo conto in banca era stato prosciugato. Sarebbero state simulate operazioni di investimenti finanziari.

In primo grado il giudice aveva assolto Mancuso dall’accusa di truffa ritenendo che non ci fosse la prova del raggiro. Ed è sopratutto su questo punto che i legali della donna, gli avvocati Claudio Gallina Montana e Valeria Minà, si sono battuti nell’atto di appello: ci sono le ricevute dei bonifici degli investimenti che però una banca svizzera ha disconosciuto. Sono dunque falsi. Ecco perché i legali hanno parlato di “macroscopica errata ricostruzione dei fatti”.

Mancuso, 54 anni, imprenditore del settore marittimo molto noto in città e più giovane di lei, avrebbe “premeditato l’inganno e alla fine letteralmente spariva”, tagliando fuori la vittima dalla sua vita e dai suoi soldi.

Si erano conosciuti alla piscina comunale. Lei è una grande appassionata di nuoto ed esclusivista di un marchio di costumi. Poi la frequentazione era diventata una relazione. Così era convinta la donna e così sosteneva pure l’uomo negli sms pieni di amore che i due si scambiavano.

Lui parlava di grandi progetti per un futuro insieme. Ben presto, però, il contenuto di alcune conversazioni sarebbe divenuto inquietante. Avrebbe sostenuto di avere amicizie che contano nell’ambito della mafia, addirittura con padrini storici di Cosa Nostra.

Laura Mancuso attendeva il risarcimento per un incidente avuto anni prima: venne morsa da un cane mentre si trovava a casa di amici. Non era un momento facile dal punto di vista economico. Lui le avrebbe garantito di essere in grado, attraverso una sua società con sede a Lugano, di potere raddoppiare il capitale.

Lei si è fidata, consegnandole una parte dei soldi e affidandogli la chiavetta per eseguire il bonifico della restante parte. “Sei diventata una piccola manager”, le scrisse una volta.

Mancuso in primo grado si era difeso: “Mai avuto alcuna relazione sentimentale con la signora”. Le amicizie con i mafiosi? “Mai detto nulla di simile. Truffa? “No, solo investimenti”. Sedotta e abbandonata? “No, eravamo amici”.

In Tribunale era passata la versione del’imputato. In appello le cose sono andate diversamente. Gheri Mancuso deve restituire i 50 mila alla donna, oltre a pagare le spese legali.

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