Morto per una buca a Palermo, la figlia: "Giustizia per mio padre"

La bici, il mare e la tragedia: “Giustizia per mio padre, morto per una buca”

Parla la figlia di Salvatore Cracolici, l'uomo che ha perso la vita in via Nicoletti

“Amava quella bicicletta, era la sua compagna di viaggio. La curava, la riparava, non se ne separava mai. Soprattutto in estate, quando per combattere il caldo andava a fare un tuffo al mare”. Sono le parole di Federica, la figlia minore di Salvatore Cracolici, il 65enne morto a Villa Sofia il 9 ottobre, dopo un’agonia di trentanove giorni.

L’incidente

Era un falegname che anche dopo la chiusura della sua attività non si tirava indietro di fronte a piccoli lavoretti che facevano riaccendere la sua passione per l’artigianato. Un uomo che a Tommaso Natale, la zona in cui è avvenuto l’incidente provocato da una buca, conoscevano tutti. Il giorno della tragedia, era il primo settembre, Cracolici era in sella alla sua due ruote.

Stava percorrendo la via Rosario Nicoletti, quando ha perso il controllo del mezzo sull’asfalto dissestato ed è finito violentemente per terra. “Era il compleanno di mia sorella, doveva essere un giorno di festa – dice Federica -. Di mattina papà stava andando a Barcarello, lo faceva spesso. Amava Sferracavallo, quel tratto di costa, faceva anche pesca subacquea. Da piccole ci portava sempre lì, dove abbiamo imparato a nuotare e a muoverci con disinvoltura sugli scogli”.

“Trentanove giorni di dolore”

La famiglia Cracolici abita a pochi metri dal luogo dell’incidente: “Quando ci hanno avvisato siamo subito uscite in strada con mia madre. Non dimenticherò mai quel momento terribile. La buca era lì, mio padre era caduto per colpa del manto stradale in pessime condizioni. In quel momento è iniziato il calvario della mia famiglia”.

L’uomo è infatti stato trasportato in codice rosso in ospedale, dove è rimasto ricoverato per oltre un mese. “Trentanove giorni di dolore – prosegue la figlia – ogni giorno andavamo via da lì piangendo, perché le condizioni di papà non sono mai migliorate”. E alla fine le speranze si sono spente del tutto.

“Siamo distrutte”

“Siamo distrutte. Abbiamo perso mio padre per colpa di una buca, per colpa dell’incuria, delle condizioni in cui si trovano le strade della nostra città. Ed era già successo pochi mesi fa (in viale Regione Siciliana, ndr). Io, mia madre e mia sorella vogliamo che sia fatta giustizia per papà, la merita su tutti i fronti. E’ stato un padre esemplare, un lavoratore instancabile”.

Lo sanno bene tutti coloro che abitano tra Tommaso Natale e Sferracavallo: “Qui lo conoscono tutti come ‘Salvatore il falegname’ – prosegue Federica – e gli volevano tutti davvero bene. Ce lo dimostrano ogni giorno. Stiamo ricevendo tanto affetto, tanta vicinanza dal quartiere. Ma purtroppo nessuno ci restituirà nostro padre”.


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