Gli investigatori hanno una certezza: la cocaina sequestrata a Trapani serviva per produrre crack. Tenendo conto che nel corso dell’operazione i carabinieri hanno trovato 3 chili e mezzo di droga purissima significa che sul mercato stava per arrivare un’ondata di dosi.
Non sarebbe stata la prima e purtroppo potrebbe non essere l’ultima. Lo tsunami crack si è abbattuto anche sulla città di Trapani.
Danni irreversibili
Lo stupefacente a base di cocaina bicarbonato o ammoniaca, che si assume inalandolo, sta dilagando soprattutto tra gli adolescenti. Gli effetti irreversibili su corpo e mente sono devastanti. Il suo nome, crack, si deve al suono scricchiolante emesso quando i cristalli vengono fumati.
Con un grammo di cocaina si possono preparare fino a 15, 20 dosi di crack. A Trapani ognuna si vende 5-7 euro.
I carabinieri del reparto operativo hanno notato i sei arrestati davanti ad un locale nel rione Villa Rosina. Erano le 8:30. In pieno giorno sparavano di non dare nell’occhio. Tutti hanno dei precedenti penali tranne il più giovane, appena diciottenne, che ha cercato di disfarsi di tre sacchetti di cellophane pieni di droga.
Adesso bisogna ricostruire la filiera della droga. Cosa ci facevano tutti e sei gli arrestati, cinque trapanesi e un calabrese, insieme? È molto probabile che avessero qualcosa di importante da discutere.
Migliaia di euro in contanti
In una successiva perquisizione sono stati trovati 100.000 in banconote di diverso taglio che si aggiungono ai 22.000 trovati addosso ad uno degli arrestati. È ipotizzabile che fossero necessari per pagare la droga alla consegna.
Dove avveniva la lavorazione della cocaina per trasformarla in crack? In nessuno dei luoghi perquisiti finora. L’ultimo tassello investigativo riguarda la rete di la rete di spaccio che riempie le piazze della città.
Il consumo di crack è una piaga sociale. L’Assemblea regionale siciliana ha approvato all’unanimità una legge che punta all’adozione di misure ed iniziative per arginare il consumo della droga “a basso costo”.