PALERMO – I finanzieri stanno eseguendo un decreto di sequestro d’urgenza. La cifra complessiva da raggiungere è di 2,5 milioni di euro. Sarebbero parte dei soldi accumulati con l’università fantasma “Jean Monnet”.
Il provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari Ermelinda Marfia su richiesta della Procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia colpisce colui che ha dato vita al dipartimento di studi, il professore Salvatore Messina, e i suoi due figli Dario e Giuliana.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno già sequestrato un super attico in via Giuseppe Sciuti a Palermo, ma anche una quindicina di terreni, conti correnti e macchine, ma la ricerca dei beni prosegue fino a raggiungere la cifra prevista dal decreto.
Ottocento studenti dal 2020 al 2023 hanno pagato rette da 3.500 a 26.000 euro annui, a secondo del corso (per lo più in professioni sanitarie), per una laurea non riconosciuta dal ministero italiano dell’Università. Il dipartimento con sede in Bosnia Erzegovina risultava operare in convenzione con l’ateneo di Gorazde per i corsi in italiano.
Le indagini avrebbe svelato un piano di cosiddetta “esterovestizione”. Seppur formalmente riconducibile a una fondazione di diritto croato, “Jean Monnet” operava in Italia con professionisti e docenti palermitani, alcuni molto noti. Medici accreditati, così Messina mostrava di avere le carte in regola.
Si parla di un giro di affari milionario. I soldi sarebbero transitati su conti correnti esteri gestiti attraverso società di comodo in Inghilterra, Svizzera e Bosnia Erzegovina. Messina è indagato per riciclaggio. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Massimo Palmeri e dal sostituto Vincenzo Amico.
I finanzieri guidati dal colonnello Carlo Pappalardo hanno lavorato con una squadra investigativa internazionale assieme alla polizia federale bosniaca. Jean Monnet avrebbe incassato 9 milioni di euro non dichiarati al fisco, evadendo Iva e Ires. Agli studenti è rimasta in tasca una laurea che vale carta straccia.