“Cosa sta succedendo? Il caos totale e si vede…”.
L’onorevole Antonello Cracolici, presidente dell’Antimafia regionale, offre la sua analisi sulle cose della politica siciliana. Non manca un riferimento al ‘suo’ Pd: “Guardo questo film con molto dolore”.
Presidente, il senso politico, tra bocciature di riforme, vertici tesi e malumori nel centrodestra, qual è, mentre l’Ars si incammina verso le variazioni di bilancio?
“C’è una crisi profonda e si vede a occhio nudo. Riguarda il centrodestra, ma anche il presidente Renato Schifani che, in tutti i modi, tenta di distinguersi rispetto alla sua maggioranza. Un’operazione ardita e impossibile. Si cerca di nascondere l’ovvio, per tirare a campare. Invece, la situazione avrebbe bisogno di una scossa. Non credo che ci sia nessuno in grado di darla”.
Perché, secondo lei, questo è lo scenario?
“Perché c’è un governo sganciato dalla dimensione vera della politica, che non offre una visione complessiva e attrattiva nemmeno alla sua maggioranza. Se manca il contesto, tutto si frantuma in rivoli e poi ognuno pensa per sé: agli strapuntini, al risultato da portare a casa. Così il singolo deputato diventa il perno del sistema, se non c’è, ripeto, un tessuto comune. Faccio un esempio”.
Prego…
“Dove sono le grandi battaglie politiche del centrodestra? Dov’è il progetto ? Non facciamo altro che variazioni di bilancio e pochissimo altro. E poi è esplosa la crisi morale, svelata dall’inchiesta che coinvolge il presidente Galvagno e l’assessora Amata. Prevedo un’agonia progressiva, siamo già dentro una lunga campagna elettorale”.
Qual è il suo punto di vista su quella che lei ha chiamato ‘la crisi morale’? E quali dovrebbero essere le azioni conseguenti?
“Un avviso di garanzia, lo dico da sempre, non costituisce motivo di dimissioni. Ma c’è la sensibilità politica che dovrebbe portare a valutare i motivi di imbarazzo. Quando un uomo politico è costretto a disertare via D’Amelio siamo in presenza di un evidente cortocircuito”.
Si riferisce al presidente Galvagno?
“Sì. Ho visto anche io e sono rimasto esterrefatto per la sua foto social alla festa nuziale del figlio di Totò Cuffaro, il 19 luglio. Un gravissimo errore politico. Quello scatto è come la nota fotografia dei cannoli dello stesso Cuffaro. Ha un impatto devastante su chi la guarda”.
Lo stesso Cuffaro ci ha detto che non ha riflettuto sulla concomitanza.
“Io sono sempre portato a credere a tutti. Rammento, però, che per chi ha più di quarant’anni è impossibile dimenticare che cosa è accaduto il 23 maggio o il 19 luglio. Tutti ricordiamo dove eravamo e cosa stavamo facendo”.
Andiamo al Partito Democratico. Abbiamo visto altre foto, in via D’Amelio. La sua affettuosa stretta di mano con Elly Schlein.
“Ma io non ho mai litigato con lei. Ribadisco, però, che non condivido il suo disinteresse per la vicenda del Pd siciliano. Avevo dato la mia disponibilità alla segreteria proprio per evitare che il partito si lacerasse, come è accaduto. Non sono ottimista”.
Perché?
“Perché l’elemento più rischioso non è nemmeno lo scontro tutt’altro che sopito, ma l’indifferenza dei vertici nazionali che non hanno voluto svolgere un ruolo di ricomposizione. Qualcuno, forse, pensa che le prossime elezioni vissute in Sicilia, a livello regionale e nazionale, siano indifferenti sull’esito del Pd nazionale? Sarebbe una catastrofe solo immaginarlo”.
Dunque?
“Dunque sto guardando un film già previsto, con molto dolore. Sono davvero preoccupato”.

