PALERMO – “Siamo scoraggiati, nonostante tutte le misure di sicurezza adottate nel nostro locale e gli investimenti fatti, subiremo un’altra chiusura di dieci giorni. Sinceramente non sappiamo più cosa fare”. E’ amareggiato Andrea Avellino, titolare della discoteca Quetzal di Cinisi, chiusa con un provvedimento della questura per la seconda volta nel giro di due mesi.
“Abbiamo fatto tutto ciò che la legge ci chiede”
“Gli episodi contestati sono avvenuti all’esterno e sono stati provocati da persone che cercavano di accedere al locale senza controllo. Il loro scopo è, fondamentalmente, di entrare senza pagare ma da noi non è possibile. Noi abbiamo fatto e continuiamo a fare tutto ciò che la legge ci chiede. Abbiamo disposto quattro livelli di controllo con personale qualificato e in serate particolari abbiamo messo in campo più di trenta addetti alla sicurezza”.
“Viene utilizzato il metal detector su ogni cliente, che può accedere soltanto se precedentemente in lista e munito di Qr code all’ingresso – prosegue -. La sorveglianza all’interno del locale è inoltre costante in ogni area. Cos’altro dobbiamo fare? Il problema è la delinquenza diffusa a Palermo e in provincia, non sono le discoteche o i locali notturni. Viviamo un’emergenza difficile da contrastare”.
Il locale chiuso due volte. “Una stagione disastrosa”
Esasperazione e sconforto nelle parole di Avellino, che parla di una stagione disastrosa. “A pagare le conseguenze di chi non sa divertirsi ed esce di casa soltanto per provocare danni e caos, siamo noi. Il danno economico è notevole, visto che qui il personale è formato da circa cinquanta persone, oltre agli addetti alla sicurezza. Per non parlare dei fornitori e degli incassi persi per le serate annullate”.
I buttafuori feriti
Nel corso degli ultimi tafferugli all’esterno del locale, due buttafuori sono anche rimasti feriti. “Sono state lanciate delle pietre, abbiamo chiamato noi il 118 e sono arrivate due ambulanze. E’ stata danneggiata anche la mia auto”, precisa Avellino.
“A questo punto crediamo che, paradossalmente, il nostro tentativo di alzare il più possibile i livelli di sicurezza, sia motivo di rivalsa per un certo tipo di utenza. Ma non possiamo tornare indietro, il nostro locale è nato con l’obiettivo di diventare un ‘club’ e lanciamo quindi un grido d’aiuto per fare in modo che le cose possano cambiare”.
“Prevenzione, altrimenti la chiusura danneggia solo noi”
Avellino parla di una necessaria opera di prevenzione: “Se il locale viene chiuso per tutelare me e l’utenza – dice – mi aspetto che qualcosa venga nel frattempo fatto per evitare nuovi episodi del genere, altrimenti non ha senso: si tratta di una chiusura che danneggia solo noi. A pagare dovrebbe essere chi provoca i disordini, chi non sa vivere serenamente la vita notturna. Ma in tanti sanno che non c’è certezza della pena e che possono farla franca”.
E per la prossima stagione i dubbi sono tanti: “Non so ancora cosa faremo. Forse ci fermeremo per un po’, oppure cambieremo formula per attirare un altro tipo di utenza. Vogliamo che il nostro locale sia un luogo di divertimento e relax, obiettivi per i quali abbiamo sempre faticosamente lavorato”.

