PALERMO – Al quinto tentativo arriva il sì. Marcello Lo Iacono, ergastolano per omicidio, ottiene la semilibertà. È stato un killer, ma ora merita una nuova occasione. Di giorno uscirà dal carcere per andare a lavorare in una friggitoria.
È detenuto dal 2020 per avere ammazzato un anno prima Domenico Campora, personaggio in ascesa negli ambienti mafiosi che si occupava soprattutto di droga. Due killer – c’era anche Luigi Lo Iacono, cugino di Marcello – fecero fuoco tra i vicoli del Capo, il mercato dove ora il detenuto andrà a lavorare. Campora non ebbe scampo, mentre rimase ferito Emanuele Lipari.
Gli affari, lo sgarbo e l’omicidio
Lo Iacono sta scontando il carcere a vita per omicidio, ma è stato giudicato colpevole anche del tentato omicidio di Lipari (quest’ultimo ha scontato una condanna per mafia ed è il padre di Onofrio, sotto processo per l’omicidio di Giuseppe Di Giacomo), e di traffico di droga. Fu invece assolto dall’associazione mafiosa. Prima del 1992 nella sua fedina penale c’erano precedenti per furto, ricettazione, porto abusivo d’armi, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Gino Lo Iacono si pentì e raccontò che Campora aveva cercato di farsi largo ed aveva pagato con la vita uno sgarbo nei confronti del boss Vincenzo Buccafusca, accusandolo di un grosso ammanco di denaro.
Negli anni ha usufruito di tredici permessi, con scorta e piantonamento, per visitare la moglie che soffre di gravi problemi di salute e non ha potuto partecipare ai colloqui nel carcere di Tempio Pausania. Il suo legale, l’avvocato Giovanni La Bua, ha ritenuto che fossero maturi i tempi per la semilibertà e ha avanzato una nuova istanza.
Il killer e la rieducazione
Il percorso rieducativo, gli oltre 20 anni trascorsi in carcere, la mancanza dci contatti con il contesto criminale di Porta Nuova e la volontà di risarcire i parenti della vittima: sono elementi che hanno convinto il Tribunale di Sorveglianza di Sassari a concedergli un’occasione di riscatto.
Nel 2024 ha fatto sapere con una lettera di voler dare una cifra simbolica di mille euro alla famiglia della vittima e ora si impegna a versare una parte dei soldi che guadagnerà nella friggitoria Dainotti, gestita da alcuni parenti.
Parere contrario della Dna alla semilibertà
La Direzione nazionale antimafia aveva dato parere contrario alla semilibertà. Contestava la mancata prova dell’adempimento delle obbligazioni civili e di riparazione pecuniaria dopo la condanna per omicidio o la conferma dell’assoluta impossibilità di farsene carico (sia nelle forme risarcitorie, sia in quelle della giustizia riparativa); l’assenza di alcun contributo alle indagini dopo il suo arresto; la mancanza di elementi specifici che escludessero collegamenti con la mafia o il rischio che potesse riattivarli.
La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha sottolineato in una nota la pericolosità sociale di Lo Iacono, desumibile dall’omicidio commesso e dal contesto in cui avvenne. E cioè quello del mandamento di Porta Nuova, ancora oggi tra i più potenti della mafia palermitana. Perplessità nascevano anche dal fatto che nella friggitoria che gli offre un impiego lavorino dei pregiudicati. Il Tribunale sottolinea che sono gli unici parenti di Lo Iacono, da sempre si sono presi cura della moglie e non è facile per un uomo che oggi ha 65 anni trovare un lavoro.
Cosa dicono gli esperti
Sulla decisione favorevole per il detenuto ha pesato il parere di medici e osservatori: “Lo Iacono si dichiara innocente in riferimento all’omicidio che gli è stato contestato ma accetta la sentenza in quanto riconosce di aver sottovalutato le gravi conseguenze che potevano derivare dal all’operato che lo ha poi visto responsabile. A seguito di queste circostanze prova ancora un forte senso di colpa per quanto accaduto alla moglie (ha patito delle gravi sofferenze in seguito all’arresto del marito ndr). Il suo unico pensiero è il benessere della consorte e la possibilità di poterle stare accanto. Vivono l’uno per l’altro. Non si rilevano criticità che possono ostacolare il suo reinserimento in società. Potranno ristabilire un rapporto più ravvicinato che consenta loro di vivere fino ad ora non hanno potuto sperimentare”.
Un altro esperto ha scritto che Lo Iacono “ritiene di non aver voluto l’evento dannoso verificatosi, ma di aver agito con leggerezza e ingenuità. In più occasioni rimarca la necessità di abbreviare le distanze con la propria famiglia: è proiettato ad un futuro nuovo, incentrato sul lavoro e sulla cura degli affetti, elemento che è venuto a mancare in tutti questi anni di detenzione”.
Seppure il ravvedimento sia necessario per la concessione della libertà condizionale e non per la semilibertà tuttavia, concludono i magistrati, “si desume, oltre che l’impegno nel percorso di rieducazione, anche la sua volontà di prendere le distanze da ambienti devianti”. È colpevole di omicidio, ma secondo i giudici è un uomo cambiato. L’istanza dell’avvocato La Bua è stata accolta.

