Etna, a Randazzo un patto per aree forestali tra il Fai e Regione

Etna, a Randazzo un patto per aree forestali tra il Fai e la Regione

Un investimento culturale, prima ancora che ambientale

RANDAZZO (CATANIA) – Far conoscere alle nuove generazioni e alle comunità le aree forestali e naturalistiche della Sicilia. È uno degli obiettivi più importanti delle politiche regionali di tutela e valorizzazione del territorio. Un investimento culturale prima ancora che ambientale, che punta a trasformare l’esperienza in consapevolezza.

È dentro questo quadro che si inserisce il meeting “La forza del Vulcano, la vita della terra”, svoltosi ieri – sabato 20 dicembre – nell’ex Cinema Moderno di Randazzo. Qui istituzioni e mondo accademico si sono confrontati su contenuti scientifici per riportare al centro dell’attenzione una delle aree più significative del versante etneo: il Parco Sciarone, bene comune da custodire, potenziare e rilanciare.

A sottolinearlo – durante l’evento organizzato da FAI delegazione di Catania, Gruppo FAI Etna Nord – Delegazione di Catania, Regione Siciliana, Comune di Randazzo e Unpli – è stato l’ing. Calogero Foti, capo di gabinetto dell’Assessore regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea.

“In ambienti naturali protetti, come nel Parco dell’Etna, si può creare una rete che non riguarda solo la natura – ha detto – ma anche le attività dell’uomo all’interno della natura. Promuovere gli aspetti naturalistici significa valorizzare anche quelli sociali. Ad esempio, in occasione della Festa dell’Albero, l’assessore regionale Luca Sammartino ha voluto promuovere un’iniziativa dall’alto valore simbolico. Piantare nuovi alberi negli istituti penitenziari giovanili, per dare una speranza, un germoglio di vita”.

Le iniziative rivolte alle scuole

A fare il punto sulle attività rivolte alle scuole è stato poi Agatino Sidoti, Dirigente del Servizio 11 – Servizio per il territorio di Catania.

“Da tre anni l’Assessorato bandisce una “Manifestazione di interesse finalizzata all’erogazione di contributi per lo svolgimento di visite didattico educative e divulgative nelle aree forestali e protette della Sicilia” riservata alle scuole – ha detto – per dare la possibilità agli studenti di conoscere le aree forestali della Regione Siciliana. Quest’anno il contributo è stato raddoppiato rispetto allo scorso anno: circa 110mila euro. Questo consente a 75 scuole della Regione Siciliana di far conoscere ai ragazzi il patrimonio naturalistico della nostra Isola, incluso il Parco Sciarone”.

Presenti al meeting anche Filippo Granato (Segretario Particolare dell’Assessore regionale dell’Agricoltura) e Alberto Pulizzi (Dirigente generale del Dipartimento dello Sviluppo rurale e territoriale della Regione Siciliana).

“Per il 2026 ci siamo prefissati nuovi obiettivi per questi luoghi meravigliosi – ha dichiarato Pulizzi -. Dai primi di gennaio inizieremo a progettare nuove aree di gestione e nuovi percorsi, per consentire ai cittadini di Randazzo e non solo di fruire di queste aree e di vivere questi luoghi”.

Un segnale di rinascita, dunque, come ha evidenziato Marilisa Spironello, Capo Delegazione FAI Catania: “Si può parlare di rinascita costruendo reti che partono dal territorio locale e arrivano a coinvolgere tutta la provincia. Vogliamo trasmettere alle comunità il senso di appartenenza grazie a una programmazione nutrita di eventi che, nei prossimi mesi, vedrà Randazzo – con il Parco Sciarone – protagonista di processi virtuosi”.

Un’impronta prettamente scientifica

“Abbiamo iniziato con questo appuntamento dall’impronta prettamente scientifica e proseguiremo con altri incontri, raccontando le eccellenze di questo territorio e ciò che è in grado di donare alla cittadinanza”, ha aggiunto Rosaria Milone (Gruppo FAI Etna Nord – Delegazione di Catania).

Da parte della Commissione straordinaria del Comune di Randazzo è emersa particolare attenzione al tema dei beni comuni. “Vanno restituiti alla fruizione della comunità – ha spiegato Isabella Giusto, componente della Commissione -. Abbiamo posto l’attenzione su questa location che oggi ci ospita e lo abbiamo fatto anche con altre sedi, brillantemente dignitose e portatrici di storia, come la “Chiesetta dell’Agonia”.

Inoltre, questa settimana si concluderà la gara per l’affidamento della “Casermetta di Monte Spagnolo”: un rifugio chiuso da tantissimo tempo, che abbiamo riaperto grazie a un finanziamento del GAL. Lo abbiamo arredato con tutti i servizi necessari per renderlo fruibile e, con la conclusione della gara, sarà restituito alla comunità”.

I focus al centro dibattito

Dopo i saluti istituzionali, la sessione tematica è entrata nel cuore dell’incontro con gli interventi scientifici di autorevoli relatori. La professoressa Teresa Magro (Archeologa) si è concentrata sul “Rapporto tra paesaggio e identità tra Alcantara e Randazzo”: “Il mio intervento è focalizzato sulla presenza antropica in questo territorio sin dai tempi più antichi: questo territorio è infatti caratterizzato, sin dalla preistoria, da gruppi umani, popolazioni indigene, che sfruttavano le risorse locali. Oggi Randazzo ne è testimone grazie alla presenza di un museo archeologico”.

Focus sulla “resilienza naturale” durante l’intervento del professore Gianpietro Giusso Del Galdo (Botanico, UniCT): “Le sciare dell’Etna rinascono grazie alla presenza di specie pioniere, specie molto primitive, che riescono a colonizzare gli ambienti lavici”.

Il professore Gianni Petino (Geografo economico-politico, UniCT) con “Una geopolitica del vulcano”, ha sottolineato la sua lettura “critica, che tende ad osservare le cose che spesso risultano scomode ad una comunità. Ho un approccio di questo tipo perché le criticità sono tante, spesso frutto di un’eredità, ma possono essere risolte”.

Il dottore Stefano Branca (Vulcanologo, INGV Catania) con il suo “Etna, un laboratorio geologico in continua trasformazione”, ha raccontato “la lunga storia eruttiva dell’Etna iniziata mezzo milione di anni fa”.

Il ricercatore Antonio Stroscio (Geologo, UniCT) con un focus su “cenere vulcanica: da rifiuto a risorsa a impatto zero”, ha spiegato che “al Dipartimento di Scienze Biologiche e Geologiche Ambientali Unict, abbiamo dato vita ad un progetto che trasforma un “problema”, la caduta di cenere vulcanica, in un’alternativa valida, uno “scarto” in risorsa. La cenere vulcanica con le soluzioni alcaline dà infatti origine ad una malta cementizia che è stata utilizzata per il  restauro dei beni culturali, come il Duomo di Monreale o la pavimentazione del Chiostro del Rettorato dell’Università di Catania”. Ha moderato la professoressa Antonella Nicosia.


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