PALERMO – La mega-inchiesta sulla comunicazione è già proiettata nel futuro. Nel Futuro Semplice, per la precisione. È questo il nuovo scenario verso il quale la Procura di Palermo e il pool guidato da Leonardo Agueci ha già puntato i riflettori. Come, del resto, evidente già in un passaggio dell’ordinanza che ha portato in carcere il manager Faustino Giacchetto e alcuni politici. “Tale aspetto – scrivono gli inquirenti – sarà oggetto di prossimo approfondimento di indagine”. Ed è proprio uno dei politici attualmente in custodia cautelare a indicare il progetto “Futuro semplice” come un altro dei luoghi in cui gli intrecci tra politica e burocrazia, formazione e comunicazione appaiono molto fitti. È Gianmaria Sparma a dichiarare agli inquirenti durante l’interrogatorio dei giorni scorsi: “Il progetto Futuro Semplice – ha detto l’ex assessore – interessava molto sia a Gentile che a Scalia ma anche a tutti i grossi enti della formazione, riconducibili ai partiti politici dell’area di governo e dell’opposizione. Fu bloccato dalla corte dei Conti”. E il riferimento di Sparma a questo progetto, in qualche modo, conferma l’interesse degli inquirenti. I pm, infatti, come si evince dall’ultima parte dell’ordinanza relativa all’arresto di Giacchetto, Riggio e Sparma, ad esempio, ascoltano il racconto di alcuni collaboratori del project manager. Da loro, – questa la curiosità – gli investigatori vogliono conoscere proprio la storia di “Futuro semplice”. Una storia che inizia a metà del 2009, con un bando che porta la firma del direttore dell’Agenzia regionale per l’impiego Rino Lo Nigro (arrestato nell’ambito dell’inchiesta) e dal dirigente del dipartimento della pubblica istruzione Patrizia Monterosso (oggi segretario generale della Regione) e poi approvato dall’assessore al Lavoro Luigi Gentile (anche lui agli arresti).
E il racconto allunga nuove ombre sulla gestione dei fondi che passavano (o in questo caso non riuscivano a passare) dal Ciapi. “Ho avuto modo di partecipare ad un pranzo, – racconta ad esempio Pietro Esposto – organizzato dal Giacchetto ed al quale parteciparono Riggio, Bellissimo, Compagno, alcune persone del Ciapi ed altri miei colleghi (es. Ingrisano Giovanna, Craparotta Daniela, etc.) al termine dei lavori per il progetto “Futuro Semplice” del Ciapi. Questo progetto, nell’estate del 2010, – prosegue Esposto – fu materialmente predisposto negli uffici del Giacchetto (in via Ruggero Settimo n. 73 per i contenuti e per la parte amministrativa ed in quelli di via Ruggero Settimo n. 55 per la parte grafica) e ci ha impegnato molto. Si trattava di un progetto decisamente importante che richiedeva un contributo complessivo di oltre 70 milioni di euro”.
Settatancinque milioni, per l’esattezza. Pianificati nelle stanze dello studio di Giacchetto. Che non verranno però mai trasferiti al Ciapi. La Corte dei conti, infatti, fermerà tutto. E i motivi di quello stop saranno essenzialmente due: i criteri scelti per l’individuazione dell’ente che avrebbe dovuto organizzare il progetto erano troppo ‘restrittivi’, e inoltre era esagerata la ‘fetta’ del finanziamento destinata alla comunicazione (20 milioni sui 75 complessivi). Inoltre, l’individuazione dei soggetti gestori, era avvenuta attraverso un semplice avviso pubblico, mentre sarebbe servito un bando pubblico. Intanto, già nel febbraio del 2010, nei locali del Ciapi, il presidente Francesco Riggio aveva incontrato tutti i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori della Formazione e le associazioni degli enti per perfezionare gli aspetti legati alle assunzioni: Futuro semplice avrebbe dovuto consentire infatti il riassorbimento di 500 “esuberi”.
“Il Giacchetto – prosegue Pamela Ingrisano nel suo racconto – incaricò me di collaborare con tale dottoressa Carrara Loredana e con tale Russo Alessandra del Dipartimento Istruzione per discutere di alcune questioni relative alla gara che doveva essere espletata per il progetto “Futuro Semplice”. Ricordo che, dopo avere chiesto al Giacchetto a che titolo dovevo recarmi negli uffici della Regione Siciliana, lui mi disse di non preoccuparmi in quanto faceva parte di un “tavolo tecnico” per la predisposizione del bando. Furono diversi gli incontri con le suddette funzionarie (Carrara e Russo) – prosegue la Ingrisano – e, al termine dei lavori, la dottoressa Russo mi inoltrò una mail con cui mi chiedeva di verificare se vi fossero degli errori nel bando che doveva essere pubblicato. Esaminai il documento, così come lo fece il Giacchetto con riguardo, principalmente, ai requisiti per potere partecipare alla gara”.
Il bando, insomma, viene dapprima pubblicato, poi dopo le riserve manifestate dalla Corte dei Conti, riscritto e pubblicato persino in Gazzetta ufficiale. Ma verrà ritirato dopo l’intervento della Regione. L’ex dirigente generale della Formazione Ludovico Albert, infatti, decide di revocarlo “poiché, – racconta sempre Pamela Ingrisano – da quanto a mia conoscenza, non lo riteneva più utile (lo riteneva una duplicazione di servizi esistenti, gli sportelli multifunzionali facenti capo ai Centri per l’Impiego)”. Ma perché, dopo il Coorap, la Procura starebbe puntando i riflettori su Futuro semplice? Gli inquirenti riprendono proprio la spiegazione della Ingrisano: “Futuro semplice – dice – doveva essere la prosecuzione ideale del Coorap ma in questo caso la Regione Siciliana non ritenne di affidarlo al Ciapi mediante procedura in house. Così fu emanato dall’Amministrazione regionale un avviso pubblico alla cui predisposizione, su indicazione del Giacchetto, ho partecipato personalmente unitamente al collega Esposto Pietro il quale si è occupato della parte della comunicazione”.
Gli inquirenti poi spiegano: “Ingrisano Giovanna, inoltre, ha precisato di essersi resa conto che i requisiti che Giacchetto le aveva fatto inserire nel suddetto bando pubblico erano molto restrittivi e conseguentemente avrebbero limitato la partecipazione alla gara da parte di altre imprese/enti”. “Rispetto alla bozza fornita al Giacchetto – racconta la collaboratrice – non ho notato sostanziali modifiche sull’avviso di gara successivamente pubblicato dalla Regione Siciliana e, in effetti, l’unica proposta fu presentata dal Ciapi in associazione temporanea di impresa con altri enti di formazione il cui ruolo, però era del tutto marginale”.
E in effetti succede proprio questo. Il progetto finisce nelle mani dell’unico ente in grado di richiederlo: il Ciapi appunto. Che funge da capofila di un gruppo di altri enti che, secondo Sparma, rispecchiavano un po’ tutte le forze politiche di quel momento. La cordata era composta, oltre che dal Ciapi, anche da Anfe, Enfap, Ciofis, Ecap Messina, Ecap Palermo, Anapia, Cipa At, Efal, Ciapi Priolo e Unici. Il Ciapi capofila di un bando fatto apposta nelle stanze di Giacchetto.
Quelle stesse stanze dalle quali – racconta un altro collaboratore del manager, Massimo Roccella – passavano quasi quotidianamente politici e burocrati. “Giacchetto Faustino frequenta/incontra molti esponenti politici/pubblici funzionari. Da qual che ho avuto modo di vedere, i rapporti più frequenti erano con il professor Lo Nigro, con Gentile Luigi, Scoma Francesco, Scalia Pippo, Cascio Francesco, Vitrano Gaspare, Cuffaro Silvio, Sparma Gianmaria, Monterosso Patrizia, Di Liberti Letizia”. Ma i contenuti dei “frequenti” colloqui con molti dei politici coinvolti nell’inchiesta e persino col capo dei burocrati siciliani Patrizia Monterosso, ovviamente, non sono noti. “Vedevo solo entrare dette persone nella stanza del Giacchetto – racconta Roccella – ma poi gli incontri avvenivano a ‘porte chiuse’”.