PALERMO – Il governo nazionale non chiude la porta alla Sicilia. E decide di apire un tavolo tecnico per provare a sciogliere alcuni nodi relativi all’applicazione nell’Isola del decreto sul precariato del ministro alla Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia. Quest’ultimo, oggi, ha incontrato a Roma il presidente della Regione Rosario Crocetta, proprio per verificare la possibilità di allentare alcuni tra i più stringenti vincoli del provvedimento. I due hanno deciso di aprire un “tavolo tecnico” sulla questione. Ma il tempo stringe. I contratti di migliaia di precari scadranno tra quattro mesi.
“Nel corso del confronto – si legge in una nota del ministero alla Funzione pubblica – sono stati esaminati i provvedimenti sul pubblico impiego approvati in Consiglio dei Ministri, con particolare attenzione alle norme presenti nel decreto che introducono importanti novità per il superamento del fenomeno del precariato in Sicilia, come nel resto d’Italia. D’Alia e Crocetta – continua il comunicato – hanno istituito un tavolo tecnico al quale prenderanno parte tecnici del ministero della Funzione Pubblica e della Regione Sicilia, con l’obiettivo di approfondire gli effetti delle norme per la Regione e studiare la possibilità di intervenire, in sede di conversione del decreto, con misure specifiche che vadano nell’ottica di valorizzare l’Autonomia siciliana”.
La norma, di fatto, riapre, dopo decenni ai concorsi negli enti locali. Anzi, ribadisce che il concorso è l’unico strumento che consenta l’assunzione nella pubblica amministrazione. Ma gli enti che dovranno indire questi concorsi, al fine di assorbire i precari “storici”, dovranno passare attraverso alcuni paletti. Intanto, l’approvazione di una piana organica, quindi la verifica dei posti liberi. Quei ruoli quindi potrebbero essere oggetto del concorso. Il 50% dei posti, però, verrà riservatoa ppunto ai precari che abbiano contratti a tempo determinato da almeno tre anni. In Sicilia, i contrattisti sono oltre 22 mila. E i sindacati hanno già lanciato l’allarme: “Se il decreto verrà applicato così com’è, circa la metà dei precari rischia, alla scandenza del contratto prevista per il 31 dicembre, di restare senza lavoro”.
Anche la politica è intervenuta, attraverso ad esempio le parole degli esponenti del Pd. “Bisogna riconoscere – hanno detto il capogruppo all’Ars Baldo Gucciardi e il vicepresidente della commissione Lavoro Mariella Maggio – la specificità della Sicilia”. “Non è pensabile chiedere deroghe – ha precisato l’assessore regionale Patrizia Valenti – ma si può lavorare a una sorta di ‘modello Sicilia’, magari iniziando dalla predisposizone di un bacino unico dei precari, utile a ‘ripescare’ in un altro ente il lavoratore che ha i requisiti per l’assunzione ma che non può essere assunto per le difficoltà economiche dell’ente in cui lavora”.