PALERMO – Una rissa sfiorata, urla, penne che volano, grida da stadio, dotte discussioni sulla glicemia dei consiglieri, subemendamenti sul curriculum dei bisnonni o sul possesso di cavalli ed elefanti e una maratona notturna finita con un nulla di fatto. Ecco Sala delle Lapidi, un’Aula capace di dibattere per due giorni (senza peraltro concludere nulla) su un’anagrafe degli eletti che una legge nazionale dello scorso marzo ha per giunta superato e reso quasi superflua. E così mentre Palermo tutti i giorni fa i conti con l’immondizia e la crisi, i consiglieri comunali di Palermo sono stati protagonisti (a spese dei contribuenti) di uno spettacolo assai poco edificante trasmesso in diretta televisiva.
Ma partiamo dal principio. Mercoledì sera l’Aula stava discutendo della delibera sull’anagrafe degli eletti, presentata dalla presidenza del consiglio comunale in gennaio, che prevede la pubblicazione sul sito internet del Comune di tutta una serie di informazioni sui consiglieri comunali, in virtù della trasparenza, ed estesa poi anche a consiglieri e presidenti di circoscrizione (grazie a un emendamento di Grande Sud) mentre era ancora in discussione se estendere la cosa anche ad assessori, consulenti e partecipate. Provvedimento che, come detto, è già stato superato da una norma nazionale, applicabile in Sicilia, che addirittura prevede obblighi ancora più stringenti, ma su cui sembrava esserci un accordo trasversale per arrivare al voto finale (dal sapore tutto politico), nonostante alcune aspre polemiche tra cui quella di Andrea Mineo per lo stralcio di un suo emendamento diretta verso Totò Orlando.
Quando si è arrivati però a discutere un emendamento (presentato fra gli altri dal capogruppo del Mov139 Aurelio Scavone) che rendeva obbligatoria la pubblicazione del curriculum vitae, si è scatenato il putiferio con il capogruppo Giulio Tantillo, del Pdl, che ha fatto le barricate sostenendo che era necessario lasciare la discrezionalità ai consiglieri (“Anche se il mio è già pubblico sul sito del Comune”, ha poi precisato Tantillo). Le opposizioni sono uscite così dall’Aula, facendo cadere il numero legale.
Una performance, quella della maggioranza, che non è per niente piaciuta al sindaco Orlando che, dicono, la mattina dopo sia andato su tutte le furie, convocando i suoi consiglieri per il 3 settembre a villa Niscemi. Una mossa decisa per ricompattare le fila dentro un gruppo ormai profondamente diviso tra chi sostiene il capogruppo Scavone e chiede di forzare la mano con le opposizioni, e chi invece pretende un cambio alla guida del gruppo e una linea più dialogante. Intanto, però, la frittata era fatta e la capigruppo con il sindaco, convocata per ieri mattina, è stata annullata in fretta e furia. Si racconta di un Orlando letteralmente furioso, specie per il pericolo che lo scontro frontale con le opposizioni possa creare più di un ostacolo per le delibere di peso che da qui a breve Sala delle Lapidi affronterà: dalla Tares al Piano triennale delle opere pubbliche, passando per bilancio e Put.
E così ieri sera si è nuovamente riunita l’Aula, che dalle sei del pomeriggio alle tre del mattino ha vissuto un estenuante braccio di ferro tra il centrodestra e la maggioranza, che ha potuto comunque contare sul non ostruzionismo di Pd e Ora Palermo. Il tutto fra battibecchi, urla, liti, richieste di sospensione e la presentazione di centinaia di subemendamenti talmente fantasiosi da strappare anche un sorriso: chiedevano per esempio che i consiglieri dichiarassero il proprio tasso glicemico piuttosto che l’eventuale possesso di elefanti o cavalli, il livello di globuli rossi e bianchi e il curricuculm dei bisnonni. Subemendamenti evidentemente ostruzionistici, serviti a impantanare il consiglio su un atto che, è bene ricordarlo, aveva un valore più politico che pratico. Così la serata è andata avanti con dotte dissertazioni su trebisonda e glicemia, accuse reciproche, sulla presunta necessità che un consigliere comunale debba essere in salute buona per poter svolgere il proprio ruolo e tanto altro ancora.
Un braccio di ferro che, alla fine, si è concluso ai punti a favore del centrodestra. Il loro obiettivo, infatti, era quello di dimostrare l’incapacità della maggioranza orlandiana di poter fare da sé senza scendere a compromessi con le opposizioni, mentre il Mov139 intendeva dimostrare tutta la propria forza basata sui numeri schiaccianti. E in effetti gli orlandiani, fino all’ultimo, sono rimasti al loro posto, decisi a dimostrare la propria compattezza, finché le urla sono diventate troppo forti e hanno portato alla chiusura della seduta, tra le proteste della maggioranza e una rissa sfiorata tra Alberto Mangano e Giuseppe Milazzo con tanto di lancio di penna. Una prova di orgoglio, per la maggioranza, non andata a buon fine e di cui si discuterà il 3 settembre per evitare brutte sorprese in vista del bilancio.
LE REAZIONI
“L’atto presentato – dice Paolo Caracausi di Idv – portava la firma del presidente del consiglio e ci eravamo impegnati a votarlo in quanto ne condividiamo i contenuti. I cittadini hanno il diritto di sapere tutto di chi li amministra. Il Mov 139 ha voluto fare un ulteriore atto di forza che li ha portati alla debacle in quanto al proprio interno non sono uniti, noi di Idv li avevamo avvisati dei rischi a cui andavano incontro e abbiamo tentato invano di trovare una soluzione politica. Invitiamo le forze politiche in consiglio comunale a moderare i toni e al prossimo consiglio a procedere alla approvazione della delibera che ci vede di fatto tutti favorevoli”.
“Sul mio emendamento – dice Andrea Mineo di Civitas Palermo – si è scatenato il delirio di onnipotenza del presidente Orlando che non ha nemmeno considerato il parere favorevole degli uffici e lo ha cassato zittendo così le minoranze”.
“Seduta saltata e Movimento 139 che dimostra l’incapacità di approvare una delibera proposta direttamente dalla Presidenza del Consiglio – dice Fabrizio Ferrara di Ora Palermo – una sconfitta per la maggioranza che, dopo due giorni e una maratona di otto ore, dimostra tutta la sua di fragilità a dispetto del cospicuo numero di componenti. Una prova di forza persa che, alla luce degli atti importanti che si accingono ad arrivare in Aula, certamente non farà dormire sogni tranquilli ad un’amministrazione che non può più agire in maniera autoritaria”.
“E’ stato davvero triste ciò che è accaduto stanotte in Consiglio Comunale, come la quasi rissa scoppiata tra i consiglieri Mangano e Milazzo. Un episodio vergognoso, che offende il decoro del Consiglio, e soprattutto accaduto al termine della lunga seduta che serviva ad approvare il regolamento sulla cosiddetta ‘anagrafe degli eletti’, la pubblicazione on line di tutta l’attività politica e della situazione patrimoniale di sindaco, assessori, consiglieri e consulenti già in vigore con una legge nazionale dallo scorso aprile”. Lo afferma Angelo Figuccia, capogruppo del Partito dei Siciliani-MPA a Sala delle Lapidi, che prosegue: “Già da qualche minuto, avevo capito che la situazione stava per degenerare, e per protesta avevo abbandonato l’Aula. Quello tra Mangano e Milazzo è un episodio che non fa certo onore al buon nome del Consiglio, in un’occasione dove le parole cardini erano trasparenza e legalità. Probabilmente, la maggioranza, che in precedenza aveva cercato un accordo soltanto con una parte della minoranza, voleva nascondere le proprie inadempienze, considerato che finora la legge nazionale non è stata applicata, con un eccesso di zelo e di solerzia. Forse, il sindaco Orlando e la sua maggioranza volevano dimostrare che Palermo è diventata la città più legale d’Italia, ma in pratica si vuole scatenare una vera e propria caccia alle streghe: va benissimo che ci siano il massimo di trasparenza e che tutte le informazioni che riguardano chi amministra la cosa pubblica siano a disposizione di tutti i cittadini, ma da qui a creare un clima quasi forcaiolo ce ne corre. Dobbiamo trovare un equilibrio affinché i cittadini siano informati di tutto ciò che accade nelle stanze comunali e che gli amministratori possano lavorare con la massima serenità, senza per questi divulgare i dati sensibili, un dettaglio d’altronde già previsto dalla stessa legge nazionale”.
“Uno spettacolo penoso e deprimente, quello a cui ieri sera ho assistito in Consiglio comunale – scrive su Facebook Pippo Russo del Mov139 – uno spettacolo, se si volesse seguire l’istinto, poi messo a tacere dalla ragione, che indurrebbe a ritenere tale organismo collegiale non solo inutile ma addirittura dannoso per l’interesse collettivo; dove il singolo consigliere virtuoso, preoccupato solo del bene comune, e sono tanti ma impotenti, sente mortificati costantemente il proprio mandato e la propria dignità. Purtroppo, di tali spettacoli ne seguiranno ancora numerosi e vani sembrano i richiami al senso di responsabilità e ai doveri nei confronti di una città sofferente. Ieri si sarebbe dovuta registrare una veloce ed unanime approvazione dell’istituzione dell’anagrafe degli eletti. Un istituto, voluto peraltro da una norma nazionale, posto a presidio dei più elementari principi di trasparenza e di legalità nei rapporti tra rappresentanti istituzionali e cittadini. Invece non è stato così, un nulla di fatto: vuoti interventi fiume ostruzionistici, per alzare la posta per successive delibere di altra natura, come se sulla trasparenza si possa mercanteggiare, urla, insulti, sceneggiate di bassa confezione. Così non va! Occorre mettere mano al nuovo Regolamento dei lavori d’Aula per consentire ad una maggioranza di fare la maggioranza e ad una opposizione di fare l’opposizione, con i propri diritti tra i quali, però, non può figurare quello al ricatto (“senza il nostro accordo non potete fare nulla”). In questo momento, al contrario, si vive la necessità di estenuanti mediazioni che potrebbero sbordare dai confini della legittima dialettica tra chi governa e chi è minoranza e pregiudicare, in modo rilevante, il raggiungimento degli obiettivi primari di programma promessi agli elettori”.
“E’ stato il corollario di una seduta che doveva avere ben alto profilo etico e politico – dice Alberto Mangano – io faccio un richiamo al rispetto delle cariche che i consiglieri rivestono, e dovrebbe riguardare tutti”.
“E’ stata una serata da incubo che ha visto l’incapacità del centrosinistra che non è riuscito dopo sette ore ad approvare nemmeno un subemendamento – dice Giulio Tantillo del Pdl – è la giusta risposta alla prevaricazione e al voler far prevalere i muscoli e i numeri a quella che deve essere invece la mediazione e la ragionevolezza d’Aula. L’atto è inutile perché già in vigore per legge, ma nonostante ciò la maggioranza voleva approvarlo per fare forse prove d’Aula in vista di altri provvedimenti come Put o bilancio. Le opposizioni hanno diritto di fare ostruzionismo, è un metodo democratico, ma intravedo nelle parole di Pippo Russo una sfida al centrodestra che accolgo ben volentieri. Gli do un consiglio: in futuro si candidi e diventi consigliere comunale, se i cittadini gli daranno il giusto consenso, e poi giudichi dall’interno il lavoro d’aula oppure ha perduto un’occasione per stare zitto. Lasci parlare il sindaco, quel sindaco che, come ho detto ieri e dico ancora oggi, ritengo abbia lavorato per la città e i lavoratori come nei casi di Amia e Gesip. E questo lo si deve, come ha detto il sindaco, anche al buon lavoro dell’opposizione. L’armonia viene interrotta dalle parole di Pippo Russo e da una scellerata conduzione d’Aula”.
“Sulla bagarre scoppiata in consiglio comunale, voglio chiarire che non ci può essere dialogo con un sindaco che ha una maggioranza da strapazzo formata da uterini e incapaci – dice Giuseppe Milazzo del Pdl – e preannuncio battaglia sulle due prossime delibere, ovvero Tares e bilancio. Prendo atto con dispiacere di alcune dichiarazioni fatte da componenti di questa maggioranza. La consigliera La Colla non la commento neanche, riguardo a Figuccia gli ricordo che ci ha abituati a ben altre cose. Alla consigliera Spallitta devo ricordare con dispiacere la sua pessima conduzione dei lavori d’Aula che ha portato all’esasperazione i consiglieri comunali, mentre il sottoscritto, richiamato in consiglio comunale con spirito propositivo, e testimone ne è il capogruppo Aurelio Scavone, si è visto aggredito ricevendo dal consigliere Mangano accuse e perfino una penna senza che lo avessi minimamente offeso ma circa questo agirò per le vie legali. Ritornando al consiglio comunale, ritengo vergognoso che una maggioranza a delibera quasi approvata, mancavano infatti solo tre emendamenti, abbia deciso di agire con arroganza e spavalderia pregiudicando i buoni rapporti di collaborazione responsabile che si erano venuti a creare. Aspettiamo che il sindaco prenda una posizione ufficiale per ristabilire un dialogo istituzionale fra le forze politiche. Diversamente saremo alla paralisi”.
“Su una delibera che doveva passare senza problemi – dice Aurelio Scavone, capogruppo del Mov139 – che trattava del rispetto dei cittadini attraverso la trasparenza degli atti dei consiglieri, il comportamento della destra in Aula lascia completamente indignati. La verità è che proprio ieri si è consolidata una nuova maggioranza composta da 34 consiglieri che lotta per il bene comune. La destra fino ad oggi responsabile e attenta agli interessi della città ha voluto fare una prova di forza non sui numeri e sulla democrazia, ma solo sulla spavalderia. Per gli atti futuri che si affacciano prorompenti alle prossime sedute di consiglio, spero che i loro comportamenti non servano soltanto a dire che loro esistono ma servano a continuare a dire che tutti insieme lavoriamo per il bene di questa città che ha già subito troppe angherie negli anni passati e che con difficoltà stiamo tentando di recuperare per far risorgere una nuova e bella Palermo”.
“La delibera sull’anagrafe degli eletti, discussa nelle ultime due notti in consiglio comunale, trova una sua giustificazione rispetto alla trasparenza che un rappresentante pubblico deve avere nei confronti dei suoi elettori e dei cittadini tutti. Gli amministratori onesti pagano oggi lo scotto di coloro i quali hanno utilizzato la politica per scopi meramente personali, e che hanno fatto scattare una caccia alle streghe, ponendo sul loro stesso piano anche chi invece si è dedicato alla buona amministrazione. E’ giusto che i cittadini che hanno avuto fiducia nei nostri confronti vengano ripagati essendo messi a conoscenza di quanto e come operiamo per il bene della nostra città. Durante la discussione sull’approvazione dell’anagrafe degli eletti, alcuni consiglieri del centrodestra si sono trasformati come spesso accade da opposizione in saltimbanchi da circo, usando argomenti assolutamente pretestuosi per fare ostruzionismo fine a sé stesso. Atti di discriminazione nei confronti di chi può essere portatore di malattie invalidanti e non di trasparenza sono quelli prodotti con alcuni emendamenti delle opposizioni di centrodestra. E’ inammissibile richiedere cartelle ed esami clinici dei consiglieri comunali in quanto ciò viola la privacy degli individui sconfinando nella sfera privata”. Lo afferma la consigliera comunale del Mov 139 Luisa La Colla in merito alla discussione sulla delibera dell’anagrafe degli eletti.
“Il consiglio comunale è stato poco decoroso, si sono travalicati i limiti della dialettica politica – dice Nadia Spallitta del Mov139 – non dobbiamo mai dimenticare il rispetto delle persone e delle istituzioni, sono stata oggetto di continui attacchi ingiustificati e fuori luogo. Abbiamo perso l’occasione per lanciare un messaggio politico di trasparenza per futili motivi, con dispendio di personale e corrente elettrica. Era l’occasione per affermare questi principi di trasparenza, conoscendo meglio gli eletti e la loro situazione patrimoniale. Do atto al consigliere Milazzo di avermi chiesto scusa, ma ciò non toglie che non si può condurre un’azione politica all’insegna dell’aggressività”.
“I meriti di un consiglio comunale produttivo, tanto da aver prodotto in un anno più delibere della scorsa consiliatura – dice Giuseppe Federico di Grande Sud – é solo merito dell’opposizione, come in altre occasioni riconosciuto anche dal sindaco Orlando. Nessuno della maggioranza può permettersi e pensare di mostrare i muscoli nelle scelte che riguardano i palermitani, il risultato di ieri è la dimostrazione che la nuova maggioranza, 34 consiglieri, senza di noi non va da nessuna parte, il Sindaco deve insegnare alla sua maggioranza l’arte della mediazione”.
“Quanto accaduto ieri notte in Consiglio Comunale è indecoroso e inconcludente. Soprattutto se lo scontro tra la maggioranza e il centro-destra sfocia in rissa a proposito di una delibera sulla trasparenza che istituisce l’Anagrafe degli eletti. Ancora di più se lo scontro si accende attorno alla pubblicazione obbligatoria del curriculum professionale e politico di ciascun consigliere. Il Partito Democratico difende con forza il diritto dei cittadini di conoscere non solo lo stato patrimoniale di chi amministra ma anche la sua storia di competenze professionali e politiche. Perché la storia di una persona vale più del suo reddito e consente al cittadino /elettore una scelta libera e consapevole. La nostra linea politica si nutre della cultura della partecipazione ,condivisione e trasparenza , si riconosce e si delinea in un dialogo costruttivo tra maggioranza e minoranza nell’esclusivo interesse dei cittadini palermitani. Invitiamo il gruppo del Movimento 139 ad andare avanti su questo tema con l’appoggio del Partito Democratico e degli altri gruppi di centro-sinistra”. Lo dichiarano i Consiglieri PD Teresa Piccione, capogruppo, e Rosario Filoramo, vice-presidente Commissione Urbanistica al Comune di Palermo.
“Ho dato sin da subito la mia piena collaborazione – dice Pino Faraone, capogruppo del Megano-Centro democratico – ma quest’atto è inutile. Si è innescato un processo fuori luogo, una sorta di prova della maggioranza: del tutto inutile, visto che da sempre abbiamo dato la nostra massima collaborazione. Avevamo raggiunto l’accordo per l’accantonamento dell’atto, ma Scavone ha voluto a tutti i costi discutere l’atto per dimostrare di avere i numeri in Aula. Si innesca un processo politico che avrà delle refluenze sui prossimi atti, ne verrà fuori un elemento di contrasto politico serio”.
“Ci si è voluti fare assolutamente del male con una scelta scellerata – dice Mimmo Russo del Misto – quanto scritto nell’atto deliberativo era solo un duplicato della legge. Perché copiare la legge nazionale?”.
“Ieri sera si è scritta purtroppo una pagina poco piacevole di questa consiliatura – dice Francesco Scarpinato di Nuovi Orizzonti – in un momento delicato come quello che Palermo sta vivendo, dove ogni giorno tutti siamo chiamati per senso di responsabilità e amor proprio a cercare di porre fine alle innumerevoli emergenze che affliggono la nostra Palermo, a causa di un modus operandi poco responsabile da parte di chi non ha capito che oggi bisogna dare spazio alla politica con la P maiuscola e non alla politica becera e demagogica degli ultimi anni, si è sgretolato quanto di buono in termini di sinergia e cooperazione sia la maggioranza che la minoranza avevano creato in appena un anno di consiliatura. Questa delibera purtroppo arriva in aula senza essere stata concordata, come di solito avviene, dalla conferenza dei capigruppo. Una delibera che io e il mio gruppo eravamo pronti a votare ma che sostanzialmente ribadiva quello che previsto dalla normativa vigente e quindi un atto che sicuramente andava a rafforzare quello che è già consuetudine per molti politici e amministratori. La legge è chiara e inequivocabile: ormai la trasparenza è anche garanzia per chi amministra, quindi sarebbe stato opportuno dedicare tempo e forza per concentrarsi su tutti quegli atti programmatici che hanno un unico scopo il bene comune dei palermitani”.
“Noi eravamo a favore dell’atto – dice il capogruppo di Idv Filippo Occhipinti – i cittadini hanno il diritto di conoscere chi li amministra. L’atto è stato strumentalizzato, forse per paura di pubblicare qualcosa sul sito. Noi non abbiamo paura di pubblicare i nostri dati, Idv non ha nulla da temere facendo conoscere ai propri elettori il nostro curriculum politico e professionale”.