Quei templi dello sport abbandonati| Viaggio fra gli impianti fantasma - Live Sicilia

Quei templi dello sport abbandonati| Viaggio fra gli impianti fantasma

Come si presenta all'interno il Palasport di Fondo Patti

Strutture fatiscenti, abbandonate, o semplicemente in rovina. L'elenco degli impianti sportivi del capoluogo assomiglia sempre più ad un bollettino di guerra. Dal Palasport di Fondo Patti, passando per il 'Diamante' e il Velodromo, sono tanti i monumenti allo spreco presenti sul territorio. Fra piani di salvataggio e ricerca di fondi intanto il Comune candida la città a capitale europea dello sport 2016.

PALERMO – C’erano una volta strutture della Palermo sportiva che si prestavano a testa alta alle grandi manifestazioni degli anni Novanta. Come dimenticare infatti la febbre per i Mondiali di calcio organizzati nel ’90 con il ‘Renzo Barbera’, allora chiamato ‘Favorita’, che si rifaceva il look per ospitare le nazionali di Olanda, Eire ed Egitto o quella per il ciclismo in linea nel ’94 ,con un Velodromo inaugurato per l’occasione, o infine le Olimpiadi universitarie del ’97 che portarono nel capoluogo tanti milardi di lire, investiti successivamente nel complesso di Fondo Patti (in cui vennero costruiti un campo da Baseball e il Palasport)?

Sono passati appena sedici anni da quegli eventi, entrati a pieno titolo nella storia dello sport cittadino, ma per l’attuale Palermo, maltrattata da anni di cattiva gestione, sembrano solo ricordi remoti di un periodo in cui la città, e in primis l’amministrazione comunale, investiva nello sport e nell’opportunità d’attrarre grandi manifestazioni d’interesse internazionale. Oggi quegli impianti sono solo l’emblema dello spreco e dell’incuria tutta nostrana. È il caso del Palasport di Fondo Patti, abbandonato a se stesso dopo un danno causato al tetto dal maltempo nel 2008, o del campo di baseball intitolato a Joe Di Maggio ad esso adiacente (il cosidetto ‘Diamante’) che può essere aperto solo la mattina, poichè i fili di rame dell’impianto elettrico sono stati rubati, oppure la Piscina olimpica di Viale del Fante, dove se manca un dipendente la struttura è costretta a chiudere, e il Velodromo in cui gran parte degli spalti sono inagibili perchè le scalinate sono troppo strette.

E questi sono solo alcuni dei problemi che emergono dagli impianti sportivi più importanti del Comune che, anno dopo anno, sono caduti sempre più in disgrazia. Nell’elenco vanno menzionati infatti anche il PalaOreto e il PalaUditore, inagibili anch’essi ma regolarmente in funzione sopratutto per le scuole. “Ovviamente in città sono più gli impianti inagibili che quelli funzionanti – commenta il consigliere comunale del movimento 139 Fausto Torta, presidente della commissione sport -, c’è da dire però che l’amministrazione Orlando ha trovato una situazione del tutto diversa dal ’99, anno in cui strutture come il Palasport o il Diamante si trovavano in ottime condizioni, al 2012 in cui ci siamo ritrovati un’eredità disatrosa. Parliamo di impiati fatiscenti e completamente abbandonati che grazie a semplici interventi di manutenzione nel corso degli anni, vedi la copertura del tetto al Palasport, sarebbero rimasti in vita”.

“Esempi di cattiva gestione degli impianti si trovano sparsi per tutto il territorio – prosegue Torta -, come la palestra di atletica pesante a Borgonuovo dove gli spogliatoi sono invasi dagli escrementi degli uccelli o al ‘Diamante’ dove per la mancanza di un impianto elettrico non si può fare nemmeno una doccia calda. Ci sono poi le annose questioni della piscina comunale, alla ribalta spesso per l’assenza di personale, e dello Stadio delle Palme dove assistiamo ad una guerra interna fra le associazioni sportive per l’utilizzo degli spazi condivisi. Il Comune però non sta a guardare”.

E in effetti da Palazzo delle Aquile l’argomento sport non è passato inosservato. Dopo lo stanziamento di piccole somme per gli interventi più urgenti (vedi 270 mila a fine 2012) e l’approvazione di un progetto milionario per la ristrutturazione del Palasport, l’amministrazione Orlando ha deciso di candidare Palermo a capitale europea dello sport nel 2016. Questa iniziativa vede l’appoggio del Coni Sicilia che attraverso il presidente Giovanni Caramazza afferma: “È inutile cospargersi il capo di cenere e dire che della nostra città non c’è nulla da salvare. Siamo consapevoli che Palermo se la vedrà con un’avversaria come Praga ma noi puntiamo a valorizzare i nostri parchi come luoghi in cui si può fare qualsiasi tipo di sport. Mi piacerebbe se da qui a quando arriverà la commissione europea potessimo presentare un’idea di questo tipo, tralasciando la mentalità dell’impianto sportivo a tutti i costi”.

“Nel recente Piano Triennale delle opere pubbliche – tiene a precisare invece Torta – gran parte dei fondi sono stati riservati al ripristino degli impianti sportivi. Tra questi c’è il Velodromo nel quartiere Zen. Quest’ultimo infatti necessita di una completa livellatura e rizollatura del manto erboso. Ci sono tante associazioni che potrebbero farne uso e invece sono costrette ad arrangiarsi in strutture di fortuna, penso alla scuola calcio dell’ex giocatore del Palermo Ciccio Galeoto che fa allenare i suoi giovani, residenti in quartieri degradati, presso un campo senza autorizzazione. Il nostro lavoro parte dal considerare queste piccole realtà disagiate”.

Ma tra le strutture, costruite sempre nei primi anni ’90, adatte ad ospitare eventi sportivi non c’è da dimenticare anche il cosidetto ‘Pallone’. Quest’ultimo, utilizzato come centro stampa per i mondiali di calcio, funse fino all’anno scorso come ufficio comunale. “Il ‘Pallone’ – prosegue Caramazza – adesso è sgombro dagli uffici ma, allo stesso tempo, abusivo. Al suo interno volevamo infatti spostare una palestra federale di ginnastica e scherma ma ci siamo accorti che al catasto non esiste traccia della struttura. L’assessore Bazzi si è dunque attivata per rendere nuovamente fruibile la struttura”.

A preoccupare il sindaco Orlando e l’assessore allo sport Cesare La Piana non è dunque tanto il come riuscire a riportare a norma queste strutture ma, piuttosto, quanto servirà in temini di euro. “Per il recupero ad esempio del Palasport – dice il vice di Torta, Giovanni Lo Cascio consigliere dell’Udc – il Comune stanzierà qualcosa come 3 milioni di euro anche se prende sempre più piede l’ipotesi di una completa demolizione della struttura”.

Secondo Caramazza invece “il palazzetto è un simbolo e, nell’ottica di una candidatura a capitale europea dello sport, Palermo non può lasciarlo in queste condizioni. Dovrà certamente essere ristrutturato, anche se le cifre stanziate dal Comune non mi sembrano sufficenti. Inoltre per la posizione in cui si trovano sia il Palasport che il Diamante c’è la concreta possibilità di togliere dalla strada tantissimi ragazzini che, altrimenti, sarebbero corrotti dalla malavita locale. Proprio su questo tema – conclude Caramazza – il presidente nazionale del Coni Malagò il prossimo 6 dicembre visiterà l’Istituto Falcone e devolverà parte del suo stipendio per l’istituzione di una polisportiva all’interno della stessa struttura scolastica”.

Fra i tanti impianti che necessitano di un intervento dunque proprio il Palasport rappresenta il paradosso più grande. Costruito esattamente tredici anni fa, grazie ai fondi delle Universiadi, fino al 2008, anno in cui venne chiuso a causa dei danni provocati dal maltempo che scoperchiò parte del tetto, poteva ospitare circa 6mila spettatori che, oltre ad incontri di basket, pugilato e pallavolo, assistevano anche a concerti di artisti di fama nazionale. Il danno alla struttura, stimato in quel momento nell’ordine di 100mila euro, però non fu mai riparato dall’amministrazione Cammarata, rea di non aver usufruito della copertura offerta dalla polizza assicurativa (circa 95mila euro), e dopo il sequestro disposto dalla Procura, quest’ultimo risalente al febbraio 2011, le responsabilità sul destino del palazzetto sono rimbalzate fra varie autorità comunali.

Questo il pensiero del Consigliere della Settima Circoscrizione Eduardo De Filippis (FareCittà).”E’ passato ormai un anno da quando, il 19 novembre 2012, l’Assessore allo Sport del Comune di Palermo, Cesare Lapiana, annunciava che erano stati presi tre milioni e 100 mila euro dal bilancio comunale, destinati al rifacimento del Palazzetto dello Sport di Fondo Patti. Di quella somma, secondo l’assessore, due milioni e mezzo erano destinati alla ristrutturazione dell’impianto (copertura, parquet e arredi), mentre 600 mila euro sarebbero serviti per rifare l’impiantistica. Sulle tempistiche l’assessore dichiarava: ‘Dopo il progetto bisognerà attendere i tempi della gara. Entro il 2013 speriamo di iniziare i lavori, non di finirli purtroppo’. Ormai invece siamo giunti alla fine del 2013 e, purtroppo, di iniziare i lavori non se ne parla nemmeno”.

“Credo che a questo punto – aggiunge – una soluzione intelligente sarebbe quella di affidare questi impianti ai privati, sulla falsariga di quanto a vviene in altre città. Il Palalottomatica a Roma, il PalaMalaguti a Bologna, il Forum di Assago a Milano, sono solo alcuni esempi di come, tramite un bando pubblico, quei comuni – conclude – abbiano puntato ad un’azione sinergica con i privati per riqualificare e mettere a disposizione dei cittadini impianti di ottima qualità”.

Accedere oggi all’impianto è divenuta un’impresa tutt’altro che semplice. Noi ci abbiamo provato. Dopo aver percorso un breve tratto in auto lungo una giugla di erbacce,  fra quelli che in passato erano i vialetti potati dagli ex operai Gesip, si giunge al cospetto dell’imponente colonnato che sorregge la struttura. Tutt’intorno un campo minato, rappresentato dai tombini in ferro scoperchiati dove i ladri negli anni hanno fatto piazza pulita dei cavi di rame, difronte le porte tagliafuoco, ormai senza maniglie e serrature, si aprono con facilità allo sfacelo interno. Tra le scalinate che portano alla tribuna è un susseguirsi di oggetti di vario tipo, si va dai tubi in ferro fino agli schedari senza documenti al proprio interno. Infine si giunge al campo, quello che almeno ne rimane. Il parquet, totalmente distrutto dalle continue infiltrazioni, presenta crateri in ogni punto mentre i mobili, ammassati un po’ alla rinfusa dagli sfollati dello Zen che hanno bivaccato per qualche mese, e i pannelli fono-assorbenti, che dal tetto penzolano pericolosamente, fanno da cornice ad un’opera desolante. Lì dove un tempo grandi artisti come Jovanotti, De Gregori, Giorgia e Ligabue facevano cantare e gioire il pubblico adesso regna un silenzio quasi spettrale.


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