PALERMO – Un asse tra Bergamo e Palermo, un patto di ferro per chiedere spiegazioni sull’esclusione delle due città a capitale della cultura 2019 e su alcune anomalie segnalate alle istituzioni italiane ed europee. Non sembra essersi ancora chiuso il caso della composizione della short list delle città candidate al prestigioso titolo continentale che significa fama, ma soprattutto soldi e investimenti.
Una corsa che ha visto escludere grandi centri come Palermo e Venezia, ma anche Bergamo, in favore di sei prescelte: Cagliari, Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena. Una cerchia ristretta frutto della valutazione di una commissione mista, composta da sette membri stranieri e sei italiani, e che adesso verrà sottoposta al governo che dovrà avallarla e poi rimettere la decisione finale a una commissione internazionale. A metà novembre il verdetto, inaspettato, che ha bocciato le tante pretendenti, tra cui Taranto, L’Aquila e Palermo, e che aveva fatto storcere il naso all’amministrazione Orlando.
Una delusione fortissima, per Palazzo delle Aquile, ma per certi versi anche inspiegabile. A Palermo, infatti, qualcuno si era accorto di alcune anomalie, comportamenti e meccanismi poco chiari che potrebbero avere influito sulla decisione della commissione, così come il sospetto di qualche pressione politica troppo interessata alla vicenda. E così piazza Pretoria, tre giorni dopo il verdetto, ha preso carta e penna e scritto al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, al presidente del Parlamento di Bruxelles Martin Schulz e al presidente del Comitato per le Regioni Ramón Luis Valcárcel Siso, oltre che per conoscenza al ministro italiano per i Beni culturali Massimo Bray.
Un’iniziativa formale, dal fortissimo impatto politico, che non è rimasta però isolata. Anche Bergamo infatti ha protestato, presentando una richiesta di accesso agli atti e inviando una lettera al ministro. “Noi chiediamo che si faccia luce su alcune anomalie – dice a Livesicilia Claudia Sartirani, assessore alla Cultura di Bergamo – adesso vedremo le motivazioni che verranno pubblicate a breve e aspettiamo una risposta. Vedremo come ha lavorato la giuria e poi decideremo cosa fare in base ai riscontri che otterremo”. E nella lettera inviata a Bray, Bergamo punta il dito sia contro l’assenza al momento del voto di due componenti stranieri (Manfred Gaulhofer e Elisabeth Vitouch), che ha così fatto scendere il numero dei presenti a nove (di cui cinque italiani, quindi la maggioranza), sia per alcuni conflitti di interesse dei componenti della commissione. Nella sua lettera Bergamo fa nome e cognome del giurato in potenziale conflitto di interessi, ovvero Alessandro Hinna, docente dell’università di Tor Vergata, dal curriculum di tutto rispetto per i prestigiosi incarichi e le numerose pubblicazioni, che però secondo l’amministrazione lombarda sarebbe partner della società Struttura Consulting che avrebbe lavorato per il comune e la provincia di Cagliari e il comune di Matera. Sospetti rilanciati a più riprese anche dall’edizione locale del Corriere della Sera.
“Abbiamo espresso alcune considerazioni e perplessità che per correttezza istituzionale vogliamo che restino riservate – dice l’assessore alla Cultura di Palermo, Francesco Giambrone – auspichiamo che sia fatto tutto quanto possibile e necessario perché questo percorso di cultura così importante per l’Italia e l’Europa non sia inficiato da comportamenti inaccettabili. In attesa comunque di avere risposta e, a questo punto, che abbia risposta anche l’iniziativa del Comitato di Bergamo, per noi resta comunque l’impegno a portare avanti il progetto ed i progetti che avevamo inseriti nel dossier di candidatura. Quella di “Capitale Europea” era una pratica burocratica, ma i progetti che essa esprimeva restano un progetto per lo sviluppo di Palermo”.
Ad oggi non c’è ancora alcun atto amministrativo formale, e quindi non è pensabile nemmeno un ricorso, anche se l’annuncio del ministro Bray dell’istituzione del titolo di capitale nazionale della cultura potrebbe rappresentare una sorta di risarcimento per le città escluse, malgrado sia difficile immaginare di individuare una sola capitale della cultura in un Paese come l’Italia. Inoltre il sospetto è che ci siano state pressioni politiche per favorire alcune città a discapito di altre. A questo punto l’unica speranza è che il ministero riveda la scelte della giuria o che le autorità europee intervengano, anche se rimane una speranza assai flebile. Bergamo sarebbe pronta a far ricorso e cerca così la sponda di Palermo e Venezia per far montare il caso.
“L’asse con Palermo può essere utile – spiega la Sartirani – la cosa importante è aver messo in luce le anomalie e se saremo più d’una città avremo maggiore attenzione. Bergamo ha avuto contatti con Palermo, abbiamo presentato istanze differenti, ma so che anche loro si sono rivolti alla Commissione europea. Non dobbiamo mettere insieme le varie città perché non abbiamo raggiunto il titolo, ma perché abbiamo tutti fatto un lavoro in maniera seria e responsabile, dopo anni di organizzazione. Ci piace pensare di essere giudicati per il nostro dossier e non per altro. Vedremo le motivazioni e i rilievi, se risulteranno anomalie nella giuria e nella sua composizione è giusto, per rispetto del nostro territorio e dei nostri cittadini, portare avanti istanze di approfondimento. E poi faremo le nostre valutazioni”.