PALERMO – Quattro anni d’inferno, terminati con un’assoluzione che conferma la sua completa estraneità ai fatti. Sono quelli che riguardano la vicenda sui falsi esami sostenuti all’Università di Palermo, che tra due condanne, sei patteggiamenti e quindici rinvii a giudizio all’udienza preliminare, vede un’unica assoluzione, quella di Claudia Vitello, studentessa di Economia.
“Ho passato quattro anni con la paura che il mio nome potesse ancora comparire sui giornali, una condanna immeritata infatti l’ho gia ricevuta ed è quella di colleghi universitari e conoscenti che non ricambiano più il mio saluto da quando il mio nome è comparso sulla stampa”. Un enorme sospiro di sollievo che arriva all’indomani dall’assoluzione: l’accusa le contestava il caricamento di una materia che in realtà non aveva sostenuto.
“Ma era stato un errore – spiega il suo legale, Giuliana Vitello -. La Procura ha sostenuto la propria accusa in giudizio solo sulla base dell’erroneo, presunto illecito, il caricamento della materia Statistica 1 non sostenuta dalla studentessa se non in data successiva a quella contestata. In pratica – prosegue l’avvocato – risultava caricata nel 2010 come se fosse stata sostenuta nel 2008, cosa impossibile per una serie di ragioni: propedeutica a statistica1 vi era matematica non ancora all’epoca sostenuta dalla studentessa, che ha sempre sostenuto la propria estraneità ai fatti e poi non risultava alcun collegamento né alcun inidizio che facesse presumere un sodalizio criminoso con la Rosalba Volpicelli (ex dipendente dell’Ateneo rinviata a giudizio, ndr), quindi nessuno scambio di soldi, né intercettazione”.
“Tra l’altro – sottolinea – l’Università non ha mai avviato alcun procedimento amministrativo a carico della Vitello, a conferma dell’errore commesso nel caricamento della materia, risultavano alla studentessa non caricate ben tre materie invece regolarmente sostenute”. E la studentessa conclude: “Sono contenta che finalmente sia tutto finito. Ringrazio il mio avvocato per avermi dato la forza di affrontare questa situazione più grande di me e per aver lottato insieme a me nel fare emergere la verità”.
L’inchiesta fu aperta dalla Procura dopo la denuncia della Volpicelli, licenziata a seguito dell’indagine, che raccontò ai poliziotti di essere stata avvicinata e minacciata da alcuni universitari. Davanti ai pubblici ministeri Sergio Demontis e Amelia Luise, coordinati dall’aggiunto Leonardo Agueci, poi arrivarono le ammissioni di alcuni studenti e la verifica degli accessi pirata al sistema elettronico dell’Ateneo dei quali rimane una traccia indelebile visto che vengono effettuati con una password. L’Università, parte offesa, si è costituita parte civile tramite il rettore Roberto Lagalla.