PALERMO – La riforma dell’articolo 36 dello Statuto siciliano in materia di entrate tributarie sarà al centro di un incontro organizzato dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, con senatori e deputati eletti nell’Isola. L’appuntamento è per venerdì 5 dicembre, alle ore 11, nella sala gialla di palazzo dei Normanni. La riunione sarà anche l’occasione per un approfondimento dei rapporti finanziari tra lo Stato e la Regione e del tema relativo ai nuovi permessi per le trivellazioni di idrocarburi nel canale di Sicilia.
“Da quasi un anno – afferma il presidente Ardizzone – l’Assemblea regionale ha approvato, all’unanimità, lo schema di progetto di legge costituzionale per la riforma dell’articolo 36 per consentire alla Regione di incamerare il gettito delle imposte di produzione, attualmente riservate allo Stato, in applicazione del principio di territorialità dell’imposta e in attuazione dei principi ispiratori del federalismo fiscale. Ho già avuto modo di parlare di ciò con il presidente del Senato Pietro Grasso, e con il presidente della Commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama, Anna Finocchiaro, entrambi siciliani, chiedendo loro di incardinare il disegno di legge il prima possibile in Aula. Adesso mi sono fatto promotore di questo incontro con tutta la deputazione nazionale eletta in Sicilia perché ritengo che tutti noi, rappresentanti del popolo siciliano, dobbiamo assumerci la nostra responsabilità fino in fondo. L’Ars lo ha già fatto approvando il ddl proposto dal collega Michele Cimino, adesso è il momento che anche senatori e deputati intervengano in difesa delle istanze della nostra Regione, in vista della prossima trattazione in Parlamento del testo approvato all’Ars. Tutti i deputati hanno il dovere di impegnare i loro partiti di riferimento affinché il ddl venga approvato. Ci vuole capacità e coraggio”.
Altro tema trattato nell’incontro di venerdì prossimo sarà quello relativo ai permessi per le trivellazioni, dopo le polemiche degli ultimi giorni a seguito del via libera del Governo nazionale a nuovi impianti in Sicilia.
“Chi estrae e raffina il petrolio in Sicilia – riprende Ardizzone – deve pagare le imposte di produzione nell’Isola. Non siamo più disposti ad alimentare le casse del Nord. Si incardini immediatamente al Senato il disegno di legge-voto e si dia piena attuazione all’articolo 37 per assicurare alla Sicilia anche il gettito fiscale delle imprese che hanno sede legale altrove. Nell’Isola raffiniamo il 40% del petrolio, sopportiamo il costo del danno ambientale e di salute dei cittadini, ma le imposte vengono pagate altrove, a differenza di quanto avviene, per esempio, in altre regioni come il Trentino e la Sardegna. La classe dirigente siciliana non deve chiedere nulla a nessuno, deve solo pretendere quello che le spetta. E’ su questo che si misura la capacità politica: far valere il proprio peso a livello nazionale. E in tal senso mi auspico un appoggio compatto della deputazione siciliana presente in Parlamento”.
Secondo il presidente Ardizzone, la Regione siciliana, sulla base del proprio Statuto, se pienamente attuato, potrebbe essere autosufficiente dal punto di vista finanziario.
“In questi anni – continua – ci siamo cullati su quelli che erano i rapporti finanziari della Regione. Da un lato avevamo l’articolo 38 con il Fondo di solidarietà nazionale che permetteva alla Regione di attingere finanziamenti dallo Stato a compensazione del gap infrastrutturale: un continuo flusso di denaro che, purtroppo, è andato via via diminuendo, passando da circa 90 miliardi di lire degli anni Cinquanta ai 20 milioni di euro del 2010. Dall’altro c’è un handicap di base, lo Stato incamera il gettito derivante dalle imposte di produzione e la Regione alcune di quelle di consumo. E’ tutto fermo al 1965. La riforma successiva del sistema tributario non è stata adeguata nel corso degli anni e la Corte costituzionale, che è intervenuta più volte, ha sancito che la Regione può incassare solo il gettito delle imposte di consumo previste nel 1965. Dobbiamo esaltare l’Autonomia siciliana, che consentirebbe alla Regione di incamerare da subito circa 2 miliardi di euro l’anno. Se poi aggiungiamo anche le risorse dell’articolo 37, relativo al gettito fiscale delle imprese che hanno sede legale altrove, potremmo arrivare fino a 10 miliardi. Sono convinto che sia un risultato a portata di mano, ma solo se tutti insieme, classe politica, operatori dell’informazione e società civile, ci muoviamo all’unisono e soprattutto nella stessa direzione. O riusciamo a fare squadra su queste cose o altrimenti ci dovremmo piegare al potere di chi ha i soldi e vuole la Sicilia sempre succube del centralismo statale”.