PALERMO – C’è un minorenne fermato per omicidio e c’è la sua confessione. Ma ci sono pure tante circostanze da chiarire. Il caso Aldo Naro è tutt’altro che chiuso.
Resta aperto, innanzitutto, il capitolo della rissa scoppiata in discoteca. Alcuni dei ragazzi coinvolti sarebbero già stati individuati. Altri, ancora no. Chiarire chi vi abbia preso parte e cosa l’abbia scatenata – sembrerebbe per la futile contesa di un cappello da cowboy – servirebbe a ricostruire una parte decisiva della vicenda culminata nell’uccisione, con un calcio alla tempia, del giovane laureato in Medicina. Servirebbe ad individuare altre possibili responsabilità, a chiarire del tutto il comportamento e verificare il racconto del diciassettenne che stamani sarà di nuovo interrogato.
Nella lunga notte della confessione aveva detto che lui, buttafuori abusivo, era intervenuto per sedare una rissa nel privè e, solo dopo avere ricevuto un pugno da Aldo Naro, mentre altri due buttafuori portavano via la vittima, lo ha colpito con un calcio. Ha descritto una scena caotica e popolata da ragazzi ubriachi. Chi ha preso parte alla rissa che prevede per sua natura l’esistenza di due fazioni? È decisivo scoprirlo perché altri giovani potrebbero rivestire il doppio ruolo di indagati e testimoni. Nel frattempo i carabinieri continuano ad incrociare le decine e decine di testimonianze già raccolte con le immagini delle telecamere del Goa che sono in larga parte poco nitide per via del buio e delle luci.
Intanto oggi il diciassettenne dello Zen sarà di nuovo interrogato prima di decidere se e quale misura cautelare applicargli. Al momento gli viene contestato l’omicidio doloso. Nonostante il giovane abbia confessato di avere sferrato il calcio, resta aperta la questione sulla qualificazione del reato.
Presto saranno ascoltate altre persone. A cominciare da Marcello Barbaro titolare della discoteca, che in passato ha denunciato il racket ed è iscritto ad Addiopizzo. La stessa associazione antiracket sentirà nei prossimi giorni l’imprenditore per avere chiarimenti sulla vicenda. Il minorenne e alcuni suoi amici hanno riferito di lavorare al Goa come buttafuori in nero. Barbaro si è detto all’oscuro della loro presenza, si è sempre affidato ad una società di professionisti. Qualcuno, però, stando alle indagini dei carabinieri del Reparto operativo, avrebbe assoldato alcuni giovani dello Zen per aiutare i buttafuori regolari e controllare che tutto andasse per il meglio durante la festa di carnevale. Fra addetti alla sicurezza e clienti le indagini si concentrano su una decina di persone.